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SIAMO CHIAMATI A CREDERE CON LA MENTE, IL CUORE E LA VITA
Siamo il corpo di Cristo, Cristo è capo e Corpo. Noi dobbiamo coscientizzare questa realtà apparteniamo al Capo e siamo uniti agli altri per mezzo di Lui. Siamo quindi corpo di Cristo e membra tra noi. Crediamo in Cristo ma dobbiamo passare da un Cristo creduto a un Cristo vissuto, questo passaggio è opera dello Spirito Santo. Il Cristo creduto non è uguale in tutte le persone: tanti hanno una fede labile come contenuto; altri hanno maturato una crescita nella fede in Cristo come Figlio del Padre, Incarnato, che ha dato la sua dottrina, morto e risorto e asceso al cielo. Ma siamo chiamati a credere non solo con la mente, ma col cuore e con la vita. Il Cristo della vita deve diventare il Cristo amato e il Cristo vissuto. Già lo Spirito è operante in noi quando crediamo, ma Cristo è fuori di noi, come oggetto della nostra fede. Lo Spirito ci dà la consapevolezza che questo Cristo nel quale crediamo è dentro di noi. Allora scoppia l'amore personale e si ha la scoperta di Cristo. L'incontro personale comporta una conoscenza più profonda di Lui e quindi un amore ancora più profondo e più maturo. Non si ha più una conoscenza nozionale ma esperienziale di Cristo. Se viviamo con Cristo, lo Spirito Santo ci colloca in Lui. ("Se qualcuno mi ama io e il Padre verremo in lui e faremo abitazione in lui"). Cresce la nostra appartenenza a Cristo, lo sentiamo ed amiamo come nostro a livello personale e, labilmente, a livello comunitario. Noi coscientizziamo che siamo membra di Cristo, Egli vive in noi, abbiamo coscienza che Cristo e noi siamo la stessa cosa. Ciò produce in noi il senso della dignità divina (pur nella condizione della fragilità umana, io sono Cristo), del comportamento divino, dell'operosità divina: ci porta ad essere il Cristo operante (Romani V, 5). Noi siamo radicati nell'amore di Cristo e lo Spirito Santo. ci dà la consapevolezza di essere amati da Lui, suscitando in noi una risposta. E' lo Spirito Santo Amore che crea l'amore. Il Cristo è vissuto in tre dimensioni: verticale (verso il Padre), orizzontale (verso gli uomini), basale (verso me stesso). Siamo un solo corpo con molte membra. La moltitudine e la molteplicità delle membra non nuoce al corpo, anzi lo rende vivo ed operante. Il corpo è ad immagine della Trinità. Le tre Persone sono uguali e distinte, ma sono una cosa sola. La divinità sussiste in queste tre Persone. Quanto più le membra hanno il senso della appartenenza, più sviluppano il senso dell'unità. Più il corpo è uno, più è vitale. In misura che coscientizziamo di essere un solo corpo e il corpo di Cristo, siamo altamente vitali, gioiosi e felici. Quando si spezza o si atrofizza il senso della appartenenza, si perde il senso dell'unità. Bisogna invece maturare il senso della appartenenza e riconoscere i fratelli come cellule componenti il gruppo. C'è una appartenenza verticale a Cristo e una orizzontale verso gli altri. Occorre riconoscere le altre cellule, che hanno identità propria in una appartenenza reciproca. Siamo "membra gli uni degli altri" come dice Paolo. Ciò comporta il rispetto delle funzioni che ogni membro esercita. Si deve desiderare che le altre membra esercitino le loro funzioni, e collaborare e favorire perché ciò avvenga. Quando un membro soffre, tutto il corpo soffre. Bisogna procurare il bene ed evitare il male, essere solidali gli uni verso gli altri, allora vivremo nella gioia. Infatti se tutte le membra stanno bene, tutto il corpo sta bene, e ciò non può che dare gioia. Cresce il senso della comunione fraterna. Si passa dal senso dell'aggregazione, al senso del-l'associazione, a quello della comunione. Aggregazione è solo stare insieme; l'associazione è già una unione vitale, il che comporta compiere insieme alcune attività: radunarsi, ritrovarsi insieme, uniti, in momenti associativi. La comunione è un'associazione permanente, dove ci sono momenti associativi, si è permanentemente legati gli uni agli altri e il gruppo così diventa comunità. Sono passaggi di crescita che vengono operati dallo Spirito, la cui azione dobbiamo sempre favorire con la nostra affabilità e il nostro amore. Dobbiamo tutti essere ordinati e subordinati. La nostra dignità proviene dallo stare subordinati al capo. I servizi sono migliori nella misura in cui li espletiamo bene. Dobbiamo avere lo spirito di servizio. L'energia che emana dal Capo si può ricevere tra le membra, compaginate mediante strutture. Le giunture sono i ministeri, che offrono l'opportunità di essere coordinati gli uni agli altri. Ognuno eserciti il proprio ministero, secondo il carisma ricevuto. C'è un ordinamento interno (suggerito dallo Spirito), con ordine e spirito di umiltà voluto da Gesù; e ci sono (ministeri). Padre Matteo La Grua
NELLA PREGHIERA E NELLA VITA UN SOLO CORPO ED UN SOLO SPIRITO
E' tempo di rivedere la nostra fede, di capire se viviamo per amore di Cristo e quindi dei fratelli, oppure per amore del mondo e quindi di noi stessi. Dobbiamo vigilare per difenderci da ogni inganno. Chi vuole vivere secondo le leggi dello Spirito e fuggire le opere della carne, chi vuole costruire un accampamento di valori contro la cultura della morte, chi vuole lavorare nella vigna del Signore perché sia sempre più rigogliosa e bella, chi vuole percorrere un cammino di salvezza, deve ogni giorno sperimentare la presenza di Gesù nella propria vita. E' necessario perciò abbandonarsi senza riserve a Lui, spogliarsi del proprio egoismo, dell'orgoglio e della vanagloria, liberarsi da ogni attaccamento morboso ai beni mondani ed avere un'anima candida e un cuore puro. Nessuno può dire di amare veramente Cristo se non ama il fratello per il quale Cristo stesso è morto. Nessuno potrà mai salire sul Monte Santo se non porterà con sé i frutti di quei doni che lo Spirito Santo ha dato all'inizio di ogni cammino. Se vogliamo sentire nell'anima la tenerezza e la pace di Cristo, se vogliamo ancora una volta essere riempiti della potenza dello Spirito Santo, dobbiamo formare un solo corpo e un solo spirito, non con le parole ma con la vita. Dobbiamo riprendere il cammino senza più esitare; Dobbiamo liberarci da tutti quegli idoli che ottenebrano i nostri occhi sino a renderci del tutto ciechi. Se rimandiamo a domani la nostra vera conversione rischiamo di perdere forse l'ultima occasione propizia per poterci redimere. Noi del Rinnovamento nello Spirito che abbiamo conosciuto la gioia dello Spirito Santo, che siamo stati spesso illuminati dalla Sua Grazia e toccati dalla Sua potenza, dobbiamo schierarci con Lui senza riserve ed essere umili, docili e puri. Se abbiamo interrotto il cammino è perché non siamo stati sinceri, ci siamo lasciati prendere dall'egoismo, dall'invidia e dall'amore proprio. Dobbiamo tornare a far festa come una volta per buttare via le angosce, le paure, i tormenti che non ci danno respiro perché "eravamo perduti e siamo stati ritrovati, eravamo prigionieri e siamo stati liberati". Lo Spirito Santo è l'unica nostra vera guida, ci fa gustare le meraviglie del cielo quando sappiamo guardare tutto con occhi puri; ci libera dalle angustie di ogni giorno, mette in noi un cuore nuovo, destinato a battere per l'eternità quando chiediamo di toglierci il cuore ormai vecchio e stanco; ci fa indossare l'abito nuovo e bianco e ci scrolla di dosso la veste sudicia per prepararci alle nozze con l'Agnello. Se amassimo veramente Gesù, se la nostra fede fosse davvero autentica, se credessimo fortemente nell'opera trasformatrice e salvifica dello Spirito Santo, durante la preghiera il nostro cuore dovrebbe quasi scoppiare di gioia ed ogni volto dovrebbe portare i segni dello splendore di Cristo e gli occhi dovrebbero essere felici di vedere in ogni fratello la meraviglia di Dio. Ed invece non sappiamo ancora ringraziare questo Padre buono che ci ama, ci. consola, ci accarezza, ci aspetta con pazienza, ci protegge, ci salva, ci dona Suo figlio; e ciò perché spesso mettiamo noi stessi al centro della preghiera e non il nostro Dio. Dobbiamo stare attenti perché il Signore è geloso e fa sul serio. Il maligno a volte agisce in noi in maniera sottile, ogni giorno costruiamo senza volerlo il vitello d'oro. Quando iniziamo un cammino di fede, ci inoltriamo nel mistero di Dio, Lui ci allarga le braccia ed è fedele verso di noi. Noi non possiamo ingannarLo, dobbiamo andare verso la sua sorgente, con le braccia aperte per attingere l'acqua che disseta per sempre, troveremo Cristo pronto ad accoglierci con la ciotola piena. Dobbiamo comprendere che qualunque azione prodigiosa lo Spirito Santo compie in noi è un'opera salvifica, noi dobbiamo solo aprire il cuore e renderci disponibili per poi metterci da parte con grande umiltà, farci piccoli piccoli sino a scomparire. Torniamo a servire nella verità il Signore finché siamo in tempo e diventeremo apostoli fedeli. Se vogliamo lodare e glorificare l'azione redentrice del Salvatore, batterei per un mondo più umano, più giusto e spirituale, camminare sulla strada che Cristo ha tracciato per noi, lavorare per la nostra santità, dobbiamo amare i nostri fratelli con la stessa forza con cui Cristo ha amato noi. Se vogliamo che la preghiera sia veramente forte per vincere tutte le seduzioni del tentatore, dobbiamo pregare con cuore sincero gli uni per gli altri. Ogni momento di preghiera deve trasformarsi in una lunga, interminabile catena d'amore. Nessuna preghiera potrà essere efficace e festosa, nessuna preghiera toccherà il cuore di Dio se non faremo comunione col fratello che ci sta accanto, se non sentiremo il bisogno e la gioia di prenderlo per mano e di guardarlo negli occhi col cuore di Gesù. Se durante la preghiera non ci spogliamo completamente di noi stessi, se non lodiamo e glorifichiamo il Signore con la parola che lo Spirito ci suggerisce, la preghiera morirà sul nascere e noi torneremo a casa ancora più soli, stanchi ed infelici. Se il cuore non batte per il fratello che prega, loda, benedice ed ama il Signore invano spereremo che la preghiera possa toccare il cielo. Essa si fermerà dentro di noi perchè non sarà mai uscita dal nostro cuore. Ma se sapremo pregare l'uno per l'altro ogni volta sarà una nuova Pentecoste e lo Spirito Santo scenderà potente su di noi col suo soffio di amore e di fortezza ed elargirà doni in abbondanza. Allora tutti torneremo ad essere figli della luce e sale della terra. Le lacrime scenderanno di nuovo copiose dai nostri occhi ma saranno lacrime di gioia sgorgate dal costato di Cristo che ci riempiranno di grazia. Che cos'è la nostra preghiera allora? Perché veniamo in preghiera? Che cosa cerchiamo? La guarigione del corpo e dello spirito? Lodiamo e benediciamo il Signore per tutte le volte che ci guarisce e non Lo lodiamo invece quando ci permette di svegliarci ad un nuovo giorno? Non lo ringraziamo per il dono della vita, per gli occhi, le mani, le gambe, l'intelligenza, la buona salute? Davvero veniamo alla sorgente di Cristo per attingere forza nella sincerità del cuore e per fare comunione con i fratelli? Oppure non appena si scioglie l'assemblea non siamo più nulla come se non ci fossimo mai incontrati? Amiamo i nostri fratelli, allontaniamo l'invidia, la gelosia, la menzogna, la calunnia, il rancore, allora ogni incontro sarà una festa grande non perché si sono battute le mani, si è cantato, danzato e pregato, ma perché lo Spirito Santo avrà operato potentemente in ognuno di noi lasciando frutti preziosi e compiendo meraviglie. Certamente anche gli Angeli e i Santi saranno presenti quando è un cuore solo e un solo spirito che prega, canta e loda perché allora anche la terra sarà diventata cielo.
Salvatore Li Bassi
A PROPOSITO DI CARISMI
Il noto biblista Gianfranco Ravasi in un pregiato articolo apparso nel mensile di cultura e attività religiosa JESUS del settembre scorso, parlando dei carismi come manifestazioni dell'unico Spirito, si rifà al testo fondamentale di Cor. 12, elencando i carismi, e dà tra parentesi la spiegazione per ogni carisma. Scrive: "Paolo elenca nove carismi differenti: il linguaggio delta sapienza (il dono di penetrare le più alte verità della fede, 1' " insegnamento perfetto", secondo Ebr. 6,1), il linguaggio delta scienza (forse 1' "insegnamento elementare di Cristo", di cui parla ancora Ebr. 6,1), la fede (nel senso di una particolare intensità nel credere), fare guarigioni (l'opera di carità verso il prossimo), i miracoli (nella stessa linea del precedente ma anche con la sottolineatura della testimonianza per la fede) la profezia (capacità di comprendere i segni della storia, il distinguere gli spiriti (il discernimento delle genuine esperienze mistiche e il consiglio per la vita morale della coscienza); la varietà delle lingue (è la capacità di esperienze mistiche straordinarie), e infine l'interpretazione delle lingue, cioè delle stesse esperienze sì da coglierne il valore profondo" (pag. 78). Pur apprezzando l'interpretazione che l'esimio biblista fa dei carismi, resto perplesso nell'accettarla perché per un verso è vaga e imprecisa, e per altro verso è riduttiva, nel senso che è sfrondata da ogni straordinarietà e ricondotta quasi quasi coattivamente nell'alveo della ordinarietà. E' vero che la multiforme attività dell'unico Spirito che edifica la chiesa anche attraverso i carismi va oltre la lettera e che nei termini lessicali indicati è intesa una più estesa e misteriosa realtà: ma è pur vero che non possiamo svuotare dei propri contenuti specifici i carismi elencati e ignorare la realtà fenomenca degli stessi, quale è documentata dagli Atti degli Apostoli, dalle lettere Paoline e dallo stesso S. Marco, e quale è sperimentata nei gruppi carismatici dei nostri tempi. Le guarigioni non sono semplicemente opere di carità verso il prossimo, ma sono vere guarigioni prodigiose, fisiche o spirituali, che manifestano la potenza e la misericordia di Dio; i miracoli non sono semplicemente insigni opere di carità che testimoniano la fede, ma sono interventi straordinari di Dio che avallano la parola di Dio, confermano o suscitano la fede; la profezia non è la capacità di comprendere la storia, ma è una parola ricevuta da Dio e ritrasmessa per edificare, ammonire, correggere, confortare, convertire; le lingue non coincidono con la capacità di esperienze mistiche straordinarie, ma è un parlare a Dio con espressioni di giubi1o o con fonemi, che esprimono una lode o recano un messaggio che l'interprete svela all'assemblea. Ci viene da pensare che l'illustre biblista non abbia molta conoscenza dei carismi che si manifestano nei gruppi carismatici di tutto il mondo; oppure - come è più ovvio - non crede che i carismi che si manifestano nei nostri gruppi coincidano con i carismi elencati da S. Paolo nella I Lettera ai Corinti cc. 12 e 14, ma siano tutt'altra cosa. E se è così ci duole.
P. Matteo La Grua
OGNI UOMO E' IMMAGINE Dl DIO
"Chi sparge il sangue dell'uomo, dall'uomo il suo sangue sarà sparso, perché ad immagine di Dio Egli ha fatto l'uomo" (Gn 9, 5-6). Questa maledizione ha accompagnato la storia dell'uomo e ha condizionato la sua presenza nel mondo. Se Caino ha però versato il sangue dei proprio fratello spezzando l'alleanza col Creatore, Gesù versa il suo sangue per riconciliare l'umanità col Padre e alla collera e all'odio di Caino, risponde sulla croce con l'amore: "Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno". Sapeva infatti che la legge "occhio per occhio, dente per dente" avrebbe resi tutti gli uomini ciechi. All'origine di ogni uccisione c'è sempre l'odio e la collera che sono frutti del maligno. In parecchi passi del vecchio e nuovo testamento il Padre ci avverte sulla sacralità della vita umana: "Non uccidere", "Ama il prossimo tuo come te stesso", "Non scandalizzare il tuo fratello più piccolo". Dobbiamo chiederci con semplicità di cuore se riusciamo a rispettare la parola del Signore e se amiamo i nostri nemici. L'odio procura ovunque rovina e morte perché ha preso li posto dell'amore. Che ne abbiamo fatto della vita che il Padre ci ha donato con tanta gioia? L'abbiamo seppellita con le nostre menzogne e la nostra viltà. Quante stragi d'innocenti, quanta rovina nel mondo! Ogni generazione si è macchiata di orrendi delitti, il Signore è stanco di vedere morire i propri figli per mano degli stessi fratelli. Da quando Caino ha commesso il primo delitto, l'uomo non ha più smesso di uccidere, ha continuato ad essere "quello della pietra e della fionda", conosce solo oppressione, prevaricazione e odio. La Chiesa ci invita a vigilare contro i mali, a formare una grande barriera contro ogni stortura e crudeltà. Non possiamo tirarci indietro, dobbiamo invece cingere i nostri fianchi e portare la parola di Cristo ovunque perché il mondo possa ricevere là Sua luce e riprendere il cammino della pace e dell'amore. Ogni forma di violenza, di egoismo, di non amore (corruzione, aborto, eutanasia, divorzio, clonazione, ateismo, magia, ...) è una sfida contro i valori evangelici e non sempre tutto ciò che è legale è morale. Dobbiamo reagire con forza contro la cultura della non vita se vogliamo davvero lavorare nella vigna del Signore e aprire nuovi orizzonti di luce e di amore per le generazioni future. In un mondo come il nostro pieno di assassini, di ipocriti, di egoisti, di profittatori, c'è bisogno di un popolo di santi. L'uomo si è imbestialito, la famiglia si va sempre più sgretolando, la politica tradisce ogni attesa, i valori dello spirito vengono calpestati ed incatenati. Se l'uomo continua ad offendere, a calunniare e ad uccidere è perché ha perduto il senso della colpa e non sa vedere in ogni fratello il volto di Cristo. Quante volte siamo stati trafitti da una cattiva azione o da una parola mal detta! Quante volte abbiamo ucciso un nostro fratello con la superbia, l'orgoglio, la gelosia e l'invidia? Eppure pensiamo di essere veri cristiani che lodano, benedicono e glorificano il nome del Signore. Dobbiamo costruire la Chiesa di Dio e un monastero di santità nei nostri cuori, così solo tutti i pensieri perversi spariranno. Ognuno di noi dovrà essere una fiaccola accesa nel mondo, allora soltanto la vita potrà essere quel dono meraviglioso che Dio ha concesso con amore a tutti gli uomini. Non uccidere, fratello, il mondo vive le sue angosce e le sue paure; donne, vecchi e bambini muoiono prima ancora di capire perché stanno morendo, popoli interi rischiano di scomparire, sono tornati gli eccidi nei campi di concentramento. Viviamo uno dei momenti più gravi della nostra storia perché abbiamo dato spazio al maligno e quello subito ne ha approfittato. Molti siamo convinti che per uccidere un uomo sia sufficiente sparargli addosso, invece spesso si uccide con la lingua, l'indifferenza e l'ipocrisia. Centinaia di migliaia di bambini muoiono prima ancora di venire alla luce e, quel che è più grave, molti aborti avvengono anche nelle famiglie cristiane. Dobbiamo vergognarci dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini per i misfatti che non riusciamo o non vogliamo fermare. La vita è un dono prezioso che nessuno può e deve distruggere perché appartiene a Dio. Se tanti fratelli ogni giorno muoiono nel mondo a causa della violenza è perché noi cristiani non sappiamo lottare per il trionfo del regno di Dio e la giustizia fra gli uomini. Non possiamo rimanere passivi dinanzi ad una cultura di morte che avanza in maniera inarrestabile, dobbiamo riprendere la strada della verità di Cristo, così solo potremo vivere in pace e riconoscere nella vita di ogni uomo l'immagine di Dio.
Salvatore Li Bassi
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