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AI MARGINI DEL CONVEGNO INTERNAZIONALE DI PALERMO SUI DIRITTI DELL'UOMO
Nei giorni 7 e 8 gennaio u s. ha avuto luogo a Palermo, presso il Teatro Politeama, il Convegno internazionale promosso dall'Intergruppo parlamentare per il Giubileo sul tema: I diritti dell'uomo nell'Anno del Giubileo. Sono intervenuti illustri personaggi della Chiesa (tra cui tre Cardinali), della politica (tra cui quattro Ministri del Governo, Ambasciatori e Parlamentari dei Paesi del Mediterraneo) e della cultura (tra cui alcuni professori di università italiane e straniere). E' stato riservato anche a me un intervento, non tanto per l'apporto giuridico che io avrei potuto dare, quanto per l'apporto di una nota di calore religioso e di preghiera in un consesso di prevalente interesse socio-politico, sia pure all'insegna del Giubileo. Ho parlato del contributo dato dalla Chiesa alla evoluzione dei diritti dell'uomo, sul piano legislativo e sul piano pratico, e dell'apporto che la Chiesa continua a dare con la sua dottrina e con la sua attività, di cui oggi è segno emblematico l'attuale Pontefice Giovanni Paolo Il, con le sue encicliche, con i suoi interventi, con le sue iniziative e i suoi viaggi senza sosta in tutte le parti del mondo. Allargando il discorso che necessariamente in succinto facevo in quella sede, qui vorrei sottolineare il volume di questo contributo che la Chiesa ha dato alla affermazione dei diritti dell'uomo, trasportati sul piano della legge divina, perché ogni uomo è creatura di Dio; contributo che la Chiesa, per sua specifica missione, deve continuare a dare nel processo evolutivo della società, perché essa non degradi sotto la spinta di interessi puramente materiali o non illuminati dalla luce della sana ragione e della fede. Il cammino della società per l'acquisizione dei diritti dell'uomo e per la codificazione di questi diritti è stato molto lungo, e per arrivare alla Dichiarazione Universale del 1948, dopo gli orrori delle due guerre mondiali si è dovuto dibattere e faticare per giungere alla enunciazione (ancora teorica e astratta) dei suddetti diritti. Questa Dichiarazione, firmata a Parigi il 10 Dicembre 1948 dai rappresentanti delle Nazioni Unite - un documento di indubbio valore storico in campo internazionale - dichiara tra l'altro che ogni uomo ha diritto alla vita, alla libertà di pensiero e dl espressione, di religione, alla proprietà dei beni, e riconosce che tutti siamo uguali di fronte alla legge e tutti abbiamo il diritto di associarci, di muoverci e anche di chiedere asilo. La Dichiarazione non ha però carattere obbligatorio, ma dichiarativo, pur restando un accordo internazionale per mettere sotto tutela i diritti dell'uomo. Un passo avanti ha fatto due anni dopo il Consiglio di Europa con la Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo, firmata il 4 novembre 1950 e andata in vigore nel 1953. La Convenzione impone agli Stati di garantire una serie di diritti fondamentali dell'uomo, quali il diritto alla vita, alla libertà, il divieto di tortura e di maltrattamenti inumani, la proscrizione della schiavitù e del lavoro forzato, il diritto di sposarsi e di formare una famiglia; nessuna discriminazione tra i cittadini per ragione di lingue, di religioni, di opinione politica, di origine nazionale. Nell'uno e nell'altro Documento manca la luce della Fede cristiana, ossia della legge divina che fonda e sostiene e motiva la legge umana; si nota in-vece l'influsso della mentalità nuova scaturita dal secondo neopaganesimo degli ultimi tre secoli. Peraltro nei due Documenti c'è una grande maturazione della coscienza umana, ma, ripetiamo, il fondamento e il supporto della stessa coscienza è la religione di Dio. Ove questo senso religioso di Dio, o la fede in un Essere Supremo, vindice del bene e del male, Padre di tutta la famiglia umana, viene ad oscurarsi o a mancare, le leggi restano sulla carta e la giustizia umana non riesce a contenere le deviazioni. Compito della Chiesa, istituita da Dio fatto Uomo, è quello di illuminare tutte le nazioni, secondo il mandato ricevuto dal Fondatore, di far penetrare la luce della Rivelazione in tutti gli uomini e in tutte le istituzioni umane, perché l'uomo si elevi sempre più, conosca se stesso e il suo destino e lavori con gli altri uomini, suoi fratelli, per il progresso comune e il benessere di ciascuno. La Chiesa ha sempre svolto questo compito fin dall'inizio. Dell'influsso del cristianesimo e della legislazione ecclesiastica risentì la stessa legislazione civile dell'ultimo periodo imperiale in tutti i suoi rami, a partire da Costantino. Il Cristianesimo portò alla civiltà il più importante contributo introducendo l'elemento etico al puro elemento giuridico, là dove esso si ispirava agli interessi di particolari persone o di caste, e dove l'autorità dello Stato era rigida e inesorabile. La Chiesa ribadì il valore della persona, della coscienza, l'unità organica degli uomini, la legge della fratellanza e dell'amore come legge divina, superiore a qualunque legge umana. Nella luce dell'uguaglianza e fratellanza, lo schiavo non era più una cosa, incapace di diritti civili, ma una creatura umana pari agli altri uomini liberi nella dignità e nei diritti fondamentali, e perciò capace civilmente di contrarre matrimonio e di possedere. La donna deve alla legislazione della Chiesa la sua emancipazione, perché il Cristianesimo ne eleva la dignità, purificando la sua missione in seno alla famiglia e riconducendo il matrimonio ad una origine divina e perciò proclamando la indissolubilità del vincolo. Con la restaurazione della donna si restaura la famiglia e si tutelano i diritti dei figli sottraendoli al freddo dispotismo della patria potestà. La Chiesa ha recepito tutte le acquisizioni delle scienze umane nel progresso culturale dei popoli, illuminandole con la luce. che le viene da Dio. Con la sua espansione nel mondo, attraverso l'evangelizzazione, è penetrata nella cultura dei diversi popoli della terra, ha recepito tutto quello che ha trovato di buono, ma ha anche potentemente elevato la mentalità degli stessi popoli, e all'occasione si è fatta vindice dei diritti dell'uomo ove erano compromessi, lavorando per l'abolizione della schiavitù, per la tutela della dignità e dei diritti della donna, per l'elevazione morale dei costumi. Oggi assistiamo ad un processo di scristianizzane dell'Occidente, che dal cedimento dei valori morali nei costumi di vita passa al cedimento dei valori ideali. La Chiesa si sente in diritto e in dovere di opporsi alla legislazione e codificazione di leggi e costumi che offendono la dignità umana, snaturano l'istituto della famiglia, aprono la via all'ingresso del male in forza di una pretesa libertà. La Chiesa, cosciente della sua missione, non cessa di farsi compagna della comunità degli uomini nel suo cammino, proiettando la luce di Cristo, vero Capo dell'umanità. La sua dottrina sociale, codificata nella sua legislazione sempre al passo coi tempi, espressa nei suoi insegnamenti conciliari e magisteriali, calata nella sua realtà con le attività in favore della famiglia umana, redenta da Cristo e chiamata ad un destino eterno è sempre un faro di luce e un punto di riferimento nel campo dei diritti umani. Ed oggi, se si dovesse riscrivere una Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo o altro simile Documento, non si potrebbe fare a meno di consultare, e anche di recepire, quanto la Chiesa ha detto nel Concilio Vaticano II, soprattutto nella "Pacem in terris" nella costituzione »Gaudium et Spes» (la Chiesa nel mondo contemporaneo), e in tutti gli altri documenti di Paolo VI e dell'attuale Papa Giovanni Paolo Il. La Chiesa, sull'esempio di Cristo che "fece e insegnò", ha confermato con i fatti quello che ha insegnato, anzi spesso ha fatto precedere i fatti all'insegnamento, tracciando la via alla pratica del Vangelo. Oggi, in un mondo sconvolto, dilaniato da guerre, da dissidi per l'accaparramento del potere, da spietate concorrenze economiche per il possesso delle risorse della terra, il luminoso rappresentante della Chiesa, il Papa, nel segno non della giustizia ma della carità (la nuova via della giustizia insegnata da Cristo agli uomini), corre per il mondo, incontra tutti, i poveri e i potenti, porge la mano a tutti, anche agli assassini, instaura un dialogo con tutti, anche con i più lontani, si inginocchia davanti a coloro che hanno subito dei torti, chiedendo perdono. Insegna così a tutti qual è la vera Via per risanare le contese, per instaurare una pacifica convivenza dei popoli, nel rispetto della dignità di ciascuno e nell'impegno di aiutare i più poveri per una più equa distribuzione dei beni della terra, che è di Dio e di cui noi siamo semplici inquilini, come scrive Giovanni Paolo Il nell'Enciclica con cui apre il Giubileo.
P. Matteo La Grua
IL CENTRO "GESU' LIBERATORE" (DALLA COOPERATIVA ALLA FONDAZIONE)
Il 24 novembre 1999 è stato firmato il Decreto di riconoscimento della personalità giuridica alla Fondazione Gesù Liberatore, costituita il 26 febbraio 1999, con atto pubblico ai rogiti del notaio Enrico Rocca, in Palermo. La Fondazione subentra alla Cooperativa omonima nella gestione del Centro »Gesù Liberatore» nel Fondo Margifaraci, venendo essa ad estinguersi, a norma dello Statuto, alla fine del millennio. La Cooperativa Gesù Liberatore fu costituita nel 1982, a servizio del Rinnovamento nello Spirito, per tutte quelle operazioni di ordine economico-finanziario che si fossero rese necessarie alla sua attività, non avendo esso la veste giuridica per compierle, come non l'ha tuttora. Dopo circa un anno, nel 1983, la Cooperativa venne in possesso, per donazione, del Fondo Margifaraci. La donazione fu come la risposta generosa, non senza divina ispirazione, all'appello lanciato dal P. Matteo per avere un luogo più ampio e adatto ad accogliere ed aiutare spiritualmente i numerosissimi sofferenti che venivano alla Noce e non trovavano più spazio nel salone parrocchiale. La Cooperativa, formata da venti soci, tutti del Gruppo di Rinnovamento nello Spirito Santo della Noce, guidata dal suo Presidente Dott. Enrico Zagarella, Magistrato della Corte di Appello di Palermo, si mise subito al lavoro, non senza aver pregato per mesi il Signore perché facesse conoscere la sua volontà. Fu recintato il fondo con solide mura, fu tracciato e asfaltato un grande viale, fu costruita una grande platea e, nel centro, venne eretta la croce in legno, fabbricata con arte dal cantiere navale di Palermo per l'interessamento del socio Ing. Corrado Damiano e inaugurata nel 1987 con la Benedizione di S. E. Mons. Rosario Mazzola, attualmente Vescovo di Cefalù e allora Vescovo ausiliare di Palermo. Per accogliere tanta gente maturò subito l'idea di fabbricare un grande Tempio dedicato a Gesù Liberatore di tutte le sofferenze umane, con locali annessi per il servizio, e nel 1985 furono presentati al Comune il progetto e la richiesta di costruzione. In attesa dell'accoglimento della richiesta, che tardava ad avere una risposta, si progettò la costruzione di un capannone provvisorio. Si raccolsero i fondi facendo appello ai benefattori, agli stessi sofferenti, ed anche ai gruppi di R.n.S.; fu ultimato nelle sue strutture esterne l'attuale capannone, capace di ospitare oltre due mila persone. Il capannone fu messo in attività nel dicembre del 1989, ancora grezzo, con il tetto di lamiera, privo di soffitto e di impianto acustico. Intanto veniva a mancare il Dott. Enrico Zagarella, morto nel luglio del 1989. L'On. Paolo locolano, subentrato come Presidente della Cooperativa nel marzo 1990, continuò l'opera del suo predecessore, provvedendo alla costruzione del soffitto, dei servizi interni, all'arredamento, agli impianti di luce e di fono e alla fornitura di quanto era necessario per il culto e per il servizio ai sofferenti. Dal 1990 il capannone del Centro "Gesù Liberatore" fu aperto anche agli altri. gruppi di Rinnovamento della Diocesi di Palermo per le loro riunioni. Il servizio è stato espletato quasi esclusivamente dal gruppo "Sacro Cuore alla Noce". Il Centro ha ospitato parecchi convegni diocesani e regionali del RnS. E' stato messo a disposizione di altri Enti ecclesiastici che ne hanno fatto richiesta per ritiri e convegni. Le spese di manutenzione e di gestione sono state sostenute dalle offerte spontanee dei fedeli e benefattori che ogni sabato frequentano la grande riunione di preghiera, dai fedeli che ogni lunedì ed ogni giovedì frequentano il salone alla Noce. Adesso, allo scadere del termine della propria esistenza, la Cooperativa cede il posto alla Fondazione. L'idea della Fondazione ci venne fin dagli inizi; ma poiché l'iter per avere l'approvazione si prevedeva molto lungo, secondo le norme allora vigenti, si ripiegò sulla costituzione della Cooperativa. L'idea della Fondazione fu ripresa tre anni fa, e ne furono concordate le linee in un incontro con Salvatore Martinez e il Dott. Dino Leonardi. Il cammino e stato molto faticoso ma il Signore ci ha fatto arrivare all'attuale traguardo. Ancora non tutto è ultimato, perché si attende la chiusura definitiva della Cooperativa, con la liquidazione effettiva di tutti i beni. La Fondazione è amministrata da un Consiglio, di cui fanno parte rappresentanti religiosi dei Frati Minori Conventuali e rappresentanti laici del RnS, scelti per la prima composizione tra i soci della passata Cooperativa per assicurare la continuità della gestione, mentre in seguito saranno scelti dal Comitato diocesano RnS, secondo lo Statuto. I gruppi diocesani si potranno considerare sostenitori benemeriti della Fondazione, e debbono guardare al Centro Gesù Liberatore come al punto di incontro tra di loro per la loro crescita e per il servizio al Signore. La Fondazione metterà a disposizione i locali per le riunioni periodiche dei gruppi, come faceva già la Cooperativa. L'intento che ha motivato la costituzione di una fondazione, così come è stata composta, è stato quello di assicurare la continuità dell'opera intrapresa, soprattutto per il servizio ai sofferenti, che fu lo scopo iniziale per cui fu fabbricato il capannone, in attesa della costruzione del Tempio a Gesù Liberatore di tutte le sofferenze umane. Preghiamo il Buon Dio che il Centro Gesù Liberatore sia un luogo di preghiera, di accoglienza dei sofferenti, di irradiazione della Parola di Dio; anche un luogo - come è stato scritto in un vecchio cartellone affisso fin dall'inizio in un angolo del recinto - di espiazione dei peccati della città che gridano vendetta al cospetto di Dio. Ma auspichiamo anche che il luogo, benedetto da Dio, sia il punto di unione e di crescita dei gruppi diocesani del RnS, e che si possa costituire sul luogo la comunità carismatica di Gesù Liberatore composta da tutti i fratelli del RnS che prestano servizio stabile a Margifaraci.
DIRITTI DELL'UOMO E DIRITTI DI DIO UNA SCUOLA INADEGUATA
Voglio dare anch'io un modestissimo contributo, attraverso questo numero di AMEN, al dibattito che ha avuto luogo a Palermo sui diritti dell'uomo. Lo faccio da uomo di scuola (anche se ormai in pensione) e da aderente al Movimento di Rinnovamento nello Spirito, che mi ha aiutato molto ad approfondire la riflessione su quello che dovrebbe essere il rapporto tra Dio e gli uomini, tra il Creatore e le sue creature. Ho capito, tra l'altro, che i diritti degli uomini (tutti i diritti degli uomini) derivano ad essi dal fatto di essere figli di Dio, tutti uguali davanti al Padre; Ma se ci sono i diritti degli uomini, sui quali da secoli discutono pensatori e politici, ci sono anche i diritti di Dio, dei quali politici e pensatori discutono assai meno, anzi, dai tempi dell'Illuminismo in poi, fanno di tutto per parlarne il meno possibile. Senonché i diritti degli uomini non possono avere piena attuazione senza mettere in atto i diritti di Dio, da cui quelli umani derivano. Quali sono i diritti di Dio? Sono quelli di un Padre che, dopo aver dato ai figli la vita, dopo aver fornito ad essi un luogo meraviglioso per farli abitare, dotato di tutti i mezzi necessari per la loro sussistenza, dopo aver impartito le direttive essenziali per farli vivere felici, d'amore e d'accordo con Lui e tra di loro, si accorge invece che alcuni di questi figli (la maggior parte di essi) non lo riconoscono neppure come Padre, non si curano di conoscerlo e tanto meno di amarlo, non rispettano le sue leggi, intenti come sono ad azzuffarsi per accaparrarsi il meglio di ciò che hanno in uso temporaneo, come se lo avessero fatto loro. I diritti di Dio sono già contenuti nei dieci Comandamenti che sono anche il fondamento dei diritti degli uomini. Cominciamo dal primo: Io sono il Signore Dio tuo,non avrai altro Dio al di fuori di me. L'umanità (non tutta, per fortuna,) nega a Dio questo diritto contrapponendo innumerevoli idoli. Al Dio Uno e Trino contrappone il Dio Quattrino (e cioè al Dio vero, autore di ogni bene, il dio Mammona, autore di ogni male), ma anche altre divinità come il sesso, la droga e tutti i vizi capitali che rendono schiavo l'uomo. Dio esige il rispetto del suo Nome (Non nominare il nome di Dio invano), ma l'uomo risponde con la bestemmia e la derisione, in molteplici forme; parla spesso di Dio, ma ne svuota il significato. Dio chIede che sia santificata la festa, ma per molti oggi la domenica inizia di notte in discoteca (il tempio della droga e di altre ubriachezze), continua al supermercato, il luogo degli affari (aperto anche la domenica!) e si conclude al campo sportivo (il tempio del dio Pallone), o davanti al televisore (la Fiera delle vanità). Per il culto divino spesso non c'è tempo, né voglia! Tanta parte dell'Umanità non trae ispirazionee forza da Dio, Padre e Creatore, ma dalle brutture del mondo, offerte a piene mani da una società corrotta e corruttrice. Quale meraviglia se poi i diritti umani non vengono rispettati? Se l'uomo non onora Dio, può onorare il padre e la madre? Se fa del sesso un idolo, può rispettare il sesto e il nono comandamento (non commettere atti impuri, non desiderare la donna - o l'uomo - d'altri)? Ed ecco distrutta la famiglia: i diritti dei figli, o del marito, o della moglie non esistono più! Ma la famiglia l'ha voluta Dio! Distruggerla è un offesa a Dio! Né l'uomo né la donna né legislatore né giudice hanno diritto di dividere ciò che Dio ha unito! Ancora: rubare agli altri i beni, o togliere la vita (con la violenza, con la guerra, con l'aborto) prima di essere un'offesa ai diritti dell'uomo sono una violazione dei diritti di Dio, datore di ogni bene e soprattutto della vita. Se per un padre è un grande dolore non sentirsi amato dai figli da lui beneficati, dolore assai più grande è per lui vedere un figlio che sottrae i beni ad un altro suo figlio o che lo uccide!... Preferisce essere ucciso lui!... Millenni di guerre e di atti di sopraffazione, in ogni parte del mondo, dimostrano che i diritti di Dio, Padre di tutte le creature, sono stati violati perché sono stati calpestati, con la violenza e la frode, i diritti degli uomini, specialmente dei più deboli. La violenza è nata con l'uomo. Trilussa, poeta romanesco, ce lo dice così: Un giorno, in una brutta circostanza, Caino, ner passà da la foresta, vide er fratello, jé spaccò la testa, e così cominciò la fratellanza... Nel volgere dei secoli le cose non sono cambiate molto. Eppure questo Dio, dopo aver parlato agli uomini per bocca dei profeti, o per mezzo di uomini saggi da lui ispirati (potevano chiamarsi Isaia o Geremia o Giona, Budda o Confucio), ha deciso di farsi uomo e di venire in mezzo agli uomini.
Dopo la grande opera della Creazione, la venuta di Dio (nella persona diGesù Cristo) in mezzo agli uomini è decisamente il più grande avvenimento della storia. A buona ragione la storia dell'umanità.. è stata divisa in due tempi: prima di Cristo e dopo Cristo. Che cosa è venuto a fare Gesù, Uomo-Dio, in mezzo agli uomini? Aveva un programma ben preciso: Non sono venuto per abolire la Legge, ma per completarla... Vi do un comandamento nuovo: amatevi gli unì gli altri come Io ho amato voi. Come ci ha amati? Fino al sacrificio di se stesso: Nessun amore è più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Mostrò a tutti gli esseri umani quale poteva essere la via della salvezza: Ama Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente... ama il prossimo tuo come te stesso... Con questo programma, sostenuto con l'esempio della sua vita, Cristo Dio iniziò una rivoluzione pacifica che, a poco a poco, ha mutato il corso della storia. Ma, per la durezza dei cuori, ancora non siamo che agli inizi. Perché si giunga dall'attuale caotica convivenza alla civiltà dell'amore additata da Gesù Cristo ci vorranno ancora secoli e generazioni; ma il cammino è tracciato.
* * *
E veniamo all'argomento particolare che desideravo affrontare in questo articolo: la scuola. La civiltà europea, e in senso lato la civiltà occidentale, è essenzialmente cristiana. Ma la scuola italiana ed europea, la scuola dei paesi occidentali, quale attenzione dedica alla figura storica di Gesù Cristo e ai suoi insegnamenti? I programmi di studio, particolarmente quelli delle materie umanistiche, sono zeppi di personaggi più o meno interessanti della storia, della filosofia, della letteratura, dell'arte; ma del personaggio Gesù, dei suoi insegnamenti i libri di scuola non trattano che di sfuggita. Un candidato che si presenta agli esami di maturità, per esempio in Italia, ma anche in Francia, in Germania o negli Stati Uniti, deve conoscere vita ed opere di un gran numero di poeti, scrittori, filosofi più o meno illustri, deve affannarsi a ricordare una serie interminabile di guerre, di rivoluzioni, di intrighi diplomatici, di accordi internazionali, di trattati di pace ecc. ecc., diversamente non può sperare di essere dichiarato maturo. Invece può anche non sapere assolutamente nulla di Gesù Cristo e di ciò che ha fatto per l'umanità; può sconoscere totalmente i dieci Comandamenti, può anche non aver mai letto una sola pagina dei Vangeli: la sua maturità di studente è tranquillamente assicurata. Del resto la religione è una materia facoltativa, senza obbligo di studio, e non è materia di esami. Devo aggiungere con amarezza che, spesso, molti insegnanti di religione, almeno in Italia, anziché leggere e commentare gli insegnamenti di Gesù, tratti dai Vangeli, preferiscono parlare di argomenti sociali e di problemi di attualità. Ma non sono i governi che impongono una scuola laica? o che vogliono diminuire quanto più è possibile l'incidenza dell'educazione religiosa? La mentalità comune di chi governa sostiene che la religione è un fatto privato, mentre in realtà è un valore sociale, anzi il fondamento dei valori sociali. Se la cultura e la pratica religiosa penetrassero a tutti i livelli; se il duplice comandamento dell'amore (ama Dio ed ama il prossimo) diventasse norma di comportamento morale per tutti gli uomini, la società cambierebbe radicalmente in pochissimo tempo. Ebbene, la scuola, mentre da un lato cerca faticosamente di aggiornarsi per essere al passo coi tempi nella formazione scientifica e tecnologica (computer a scuola ecc.), per preparare nuove forze di lavoro, nuovi tecnici e dirigenti d'azienda, dall'altro lato, di fronte al pauroso regresso morale (aborto, divorzio, droga, violenza giovanile, delinquenza organizzata, corruzione, la stessa scuola rimane come narcotizzata: sembra incapace di reagire, di trasmettere valori, incapace di educare. Le materie umanistiche, sempre in ritirata rispetto alla crescente domanda di studi scientifici e tecnologici, sono ancora programmate secondo i criteri laico-positivistici (per non dire anticlericali) del secondo Ottocento. A scuola si proibisce di tenere in aula il Crocifisso, per non offendere i seguaci di altre religioni, come se Cristo non si fosse lasciato mettere in croce per salvare tutti gli uomini (nessuno escluso). L'insofferenza o l'indifferenza religiosa nascono proprio a scuola e si trasmettono alla società. Ma può essere vero anche il contrario: una società corrotta, che ha messo volontariamente da parte la luce di Dio, non è capace di darsi una scuola che la faccia uscire dalle tenebre. Lo studente è obbligato a studiare centinaia, migliaia di pagine di poeti, scrittori, filosofi atei, o di idee confuse, che spesso danno una visione di-storta e desolante della vita; è tenuto a sapere chi era e cosa ha fatto Giulio Cesare, Napoleone, Garibaldi, Hitler e Mussolini; non è tenuto a sapere, anzi in qualche luogo è tenuto a non sapere chi era Gesù Cristo, chi erano o che cosa hanno fatto o scritto i suoi apostoli, quale contributo hanno dato al progresso morale e civile i Santi, i missionari e gli eroi della carità. Cristo fa paura, perché accettarlo significa cambiare condotta, rinunciare all'egoismo, rispettare tutti i diritti degli uomini (anche negli stati dove le dittature non intendono rispettarli - vedi Cina, ma anche gli stati così detti democratici!...) Accettare Cristo comporta rinunciare a qualche ideologia, o pregiudizio, o pretesa egemonica;riconoscere i propri torti e i propri errori.
A buona ragione la storia dell'umanità.. è stata divisa in due tempi: prima di Cristo e dopo Cristo. Che cosa è venuto a fare Gesù, Uomo-Dio, in mezzo agli uomini? Aveva un programma ben preciso: Non sono venuto per abolire la Legge, ma per completarla... Vi do un comandamento nuovo: amatevi gli unì gli altri come Io ho amato voi. Come ci ha amati? Fino al sacrificio di se stesso: Nessun amore è più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Mostrò a tutti gli esseri umani quale poteva essere la via della salvezza: Ama Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente... ama il prossimo tuo come te stesso... Con questo programma, sostenuto con l'esempio della sua vita, Cristo Dio iniziò una rivoluzione pacifica che, a poco a poco, ha mutato il corso della storia. Ma, per la durezza dei cuori, ancora non siamo che agli inizi. Perché si giunga dall'attuale caotica convivenza alla civiltà dell'amore additata da Gesù Cristo ci vorranno ancora secoli e generazioni; ma il cammino è tracciato.
* * * E veniamo all'argomento particolare che desideravo affrontare in questo articolo: la scuola.
La civiltà europea, e in senso lato la civiltà occidentale, è essenzialmente cristiana. Ma la scuola italiana ed europea, la scuola dei paesi occidentali, quale attenzione dedica alla figura storica di Gesù Cristo e ai suoi insegnamenti? I programmi di studio, particolarmente quelli delle materie umanistiche, sono zeppi di personaggi più o meno interessanti della storia, della filosofia, della letteratura, dell'arte; ma del personaggio Gesù, dei suoi insegnamenti i libri di scuola non trattano che di sfuggita. Un candidato che si presenta agli esami di maturità, per esempio in Italia, ma anche in Francia, in Germania o negli Stati Uniti, deve conoscere vita ed opere di un gran numero di poeti, scrittori, filosofi più o meno illustri, deve affannarsi a ricordare una serie interminabile di guerre, di rivoluzioni, di intrighi diplomatici, di accordi internazionali, di trattati di pace ecc. ect., diversamente non può sperare di essere dichiarato maturo. Invece può anche non sapere assolutamente nulla di Gesù Cristo e di ciò che ha fatto per l'umanità; può sconoscere totalmente i dieci Comandamenti, può anche non aver mai letto una sola pagina dei Vangeli: la sua maturità di studente è tranquillamente assicurata. Del resto la religione è una materia facoltativa, senza obbligo di studio, e non è materia di esami. Devo aggiungere con amarezza che, spesso, molti insegnanti di religione, almeno in Italia, anziché leggere e commentare gli insegnamenti di Gesù, tratti dai Vangeli, preferiscono parlare di argomenti sociali e di problemi di attualità. Ma non sono i governi che impongono una scuola laica? o che vogliono diminuire quanto più è possibile l'incidenza dell'educazione religiosa? La mentalità comune di chi governa sostiene che la religione è un fatto privato, mentre in realtà è un valore sociale, anzi il fondamento dei valori sociali. Se la cultura e la pratica religiosa penetrassero a tutti i livelli; se il duplice comandamento dell'amore (ama Dio ed ama il prossimo) diventasse norma di comportamento morale per tutti gli uomini, la società cambierebbe radicalmente in pochissimo tempo. Ebbene, la scuola, mentre da un lato cerca faticosamente di aggiornarsi per essere al passo coi tempi nella formazione scientifica e tecnologica (computer a scuola ecc.), per preparare nuove forze di lavoro, nuovi tecnici e dirigenti d'azienda, dall'altro lato, di fronte al pauroso regresso morale (aborto, divorzio, droga, violenza giovanile, delinquenza organizzata, corruzione, la stessa scuola rimane come narcotizzata: sembra incapace di reagire, di trasmettere valori, incapace di educare. Le materie umanistiche, sempre in ritirata rispetto alla crescente domanda di studi scientifici e tecnologici, sono ancora programmate secondo i criteri laico-positivistici (per non dire anticlericali) del secondo Ottocento. A scuola si proibisce di tenere in aula il Crocifisso, per non offendere i seguaci di altre religioni, come se Cristo non si fosse lasciato mettere in croce per salvare tutti gli uomini (nessuno escluso). L'insofferenza o l'indifferenza religiosa nascono proprio a scuola e si trasmettono alla società. Ma può essere vero anche il contrario: una società corrotta, che ha messo volontariamente da parte la luce di Dio, non è capace di darsi una scuola che la faccia uscire dalle tenebre. Lo studente è obbligato a studiare centinaia, migliaia di pagine di poeti, scrittori, filosofi atei, o di idee confuse, che spesso danno una visione di-storta e desolante della vita; è tenuto a sapere chi era e cosa ha fatto Giulio Cesare, Napoleone, Garibaldi, Hitler e Mussolini; non è tenuto a sapere, anzi in qualche luogo è tenuto a non sapere chi era Gesù Cristo, chi erano o che cosa hanno fatto o scritto i suoi apostoli, quale contributo hanno dato al progresso morale e civile i Santi, i missionari e gli eroi della carità. Cristo fa paura, perché accettarlo significa cambiare condotta, rinunciare all'egoismo, rispettare tutti i diritti degli uomini (anche negli stati dove le dittature non intendono rispettarli - vedi Cina, ma anche gli stati così detti democratici!...) Accettare Cristo comporta rinunciare a qualche ideologia, o pregiudizio, o pretesa egemonica;riconoscere i propri torti e i propri errori. Mi è stato detto che nelle scuole israeliane non si parla mai di Gesù; i giovani non lo conoscono. Eppure era un figlio di Israele, sicuramente il più grande uomo nato dal popolo ebraico. E Maria, sua madre, la più grande figlia di quel popolo; ma i giovani ebrei non sanno chi sia. Per Gesù e Maria hanno più rispetto ed attenzione i Musulmani che gli Ebrei. Perché nelle scuole ebraiche non si studia Gesù? Perché se i giovani israeliani conoscessero bene Cristo finirebbero di essere di religione ebraica e diventerebbero cristiani. Ma pare che ormai il 97 per cento degli Israeliani sono agnostici: non credono a nulla! Penso che anche i seguaci di altre religioni, se conoscessero bene Cristo e la sua dottrina, non potrebbero non comprendere che tutte le religioni, antiche e moderne, non sono che contributi a quella che un giorno (speriamo non lontano) non potrà che essere un 'unica religione che legherà insieme tutti i figli di un unico Dio. Ben venga nelle scuole lo studio delle diverse religioni, non per alimentare un fondamentalismo litigioso e presuntuoso che offende Dio, non per evidenziare differenze etniche o per continuare guerre di religione che, già da troppo tempo, hanno insanguinato il mondo, ma per comprendere che la religione (legame con Dio - Padre e con gli uomini -fratelli) non può dividere, ma solo unire gli esseri umani nell'unica civiltà possibile, l'unica che rispetti i diritti di Dio e i diritti degli uomini: la Civiltà dell'Amore!
Luigi Ricotta
L'ANGOLO DI PADRE MATTEO GRUPPI CHE SI RINNOVANO
I gruppi di Rinnovamento spesso si rinnovano anche nella composizione dei loro membri. Succede anche al nostro. Volti conosciuti che non si vedono più. Al loro posto si vedono volti nuovi. Il numero è quasi sempre lo stesso. Dove sono andati tanti fratelli che adesso non sono più con noi? La maggior parte lavorano nelle parrocchie, negli organismi diocesani, in altri gruppi. Altri, pochi in verità, si sono perduti per strada. Questo non deve meravigliarci, né dolerci. I gruppi, particolarmente il nostro, servono per formare i fratelli alla vita nuova, non sono per trattenere i fratelli in perpetuo. Restano quelli che Dio chiama ad animare il gruppo o a formare e servire altri. Restano anche quelli, e sono una ricchezza, che assicurano una certa stabilità, che decidono di continuare la loro esperienza di vita nella comunità, perché ci si trovano bene. La cosa più importante è che si viva dovunque la vita nello Spirito, e si dia testimonianza di quanto Dio ha fatto per noi. Non possiamo negare che nella nostra Chiesa di Palermo il Rinnovamento nello Spirito è entrato come un fermento di vita, e che i rinnovati nello Spirito hanno dato un impulso alla vita ecclèsiale, con la loro spiritualità e il loro servizio. Tutto questo è motivo di soddisfazione e di gioia nel Signore.
COMUNITA' CARISMATICHE
La meta che bisogna perseguire nel nostro cammino è di avere una comunità tutta carismatica, non di avere una comunità dove ci sono persone Carismatiche. I carismi in comunità sono dati a tutti quelli che vivono nello Spirito "per l'utilità comune", come dice San Paolo (I Cor. 12,7). E "ciascuno viva", dice San Pietro, "secondo il carisma ricevuto, mettendolo a servizio degli altri, come buoni amministratori della multiforme grazia di Dio (I Pt. 4,10). L'ideale sarebbe che uno avesse il dono della sapienza, un altro il linguaggio della scienza, un altro il potere di far guarigioni, un altro il potere di far miracoli, un altro il dono della profezia, un altro il dono del discernimento, un altro le varietà delle lingue, un altro l'interpretazione delle lingue (cfr. I Cor. 12,8-10). L'ideale sarebbe, quando ci riuniamo, che qualcuno abbia un salmo da proclamare, un insegnamento da impartire, una rivelazione da comunicare,un discorso in lingue da fare, seguito sempre da una interpretazione(cfr. I Cor. 14,26), tutto fatto con ordine per l'edificazione vicendevole.
Tutti poi dovrebbero avere il dono della preghiera e il bel canto in lingue, che allieta gli angeli e risolleva l'assemblea. Allora le nostre comunità sarebbero belle come le tende di Giacobbe, le nostre dimore sarebbero come torrenti che si diramano, come giardini lungo un fiume (Num. 24,5).
P. Matteo La Grua
APRIMI FRATELLO
Ho bussato alla tua porta, ho bussato al tuo cuore per avere un letto, per avere un fuoco.
Perché mi respingi? Perché mi domandi se vengo dall'Africa se vengo dall'America?
Perché mi domandi il colore della mia pelle ed il nome delle mie divinità?
Non sono un negro, non sono un bianco, sono solo un uomo.
Aprimi la tua porta aprimi il tuo cuore perché sono un uomo, un uomo come te.
René Philompe
L'ANGOLO DELLE TESTIMONIANZE
A proposito di diritti umani
LA GUERRA è la più grave violazione di tutti i diritti umani.
Un popolo che subisce l'aggressione di una guerra non e più sicuro di nulla: né delta vita, né dei beni (casa, la-miglia, lavoro, salute, istruzione, integrità fisica). Tutto può venir meno da un momento all'altro. Ci sono guerre conosciute tramite i mass media, altre di cui si parla poco, altre di cui non si sa quasi nulla. Tali sono tante situazioni di guerra e guerriglia in Africa, in Asia e nell'America latina. In formazioni e disperati appelli arrivano spesso tramite i missionari che fanno quel che possono per alleviare le sofferenze di popolazioni gettate nel caos. Una di queste guerre dimenticate è la guerra civile nel Congo, causata da ingerenze di compagnie petrolifere straniere, desiderose di sfruttare in esclusiva i ricchi giacimenti di petrolio di quel territorio. Di questa ricchezza del sottosuolo a quella popolazione non rimane nulla, tranne le stragi, le malattie, i disagi di una guerra. L'eco di questa guerra è giunta alla nostra comunità attraverso le lettere di una nostra sorella missionaria, Suor Maria Goretti, ed anche attraverso un sacerdote congolese, P. Aime Mobwete, venuto per qualche giorno a Palermo per raccogliere aiuti per gli oltre tremila profughi arrivati nella sua Parrocchia.
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Da una lettera di suor Maria Goretti dell' 11 settembre 1997:
"Oggi è stato un giorno un po' duro. Un camion di guerriglieri sono arrivati nella nostra missione con armi e bombe a mano.Ci hanno puntati i fucili, ci hanno messo spalle al muro e ci hanno saccheggiati (denaro, medicinali, oggetti vari), ma non ci hanno maltrattati. Hanno saccheggiato anche le suore francescane. Sentiamo gli spari, la città vive nel panico. Siamo rimasti privi di tutto... »
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Per mesi e mesi, a causa della guerra, che ha distrutto l'aeroporto di Brazzaville e reso difficili le comunicazioni non è stato possibile fare giungere aiuti alla Missione (né viveri, né medicinali né denaro né altro). Nell'Ospedale della Missione, a Makoua, arrivavano feriti, ammalati, uomini, donne, bambini affamati e denutriti; Anche le lenzuola sono state stracciate per fasciare i feriti. Il dolore più grande per suor Maria Goretti, infermiera, e per tutta la comunità missionaria era di veder morire là gente per mancanza di medicine. Anche malattie curabili, come la tubercolosi, non potevano essere curate per mancanza di medicine. Qualche aiuto giunse di tanto in tanto ad opera di altri missionari, tra cui in primo luogo i Francescani.
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Da una lettera di P. Alme del 27 dicembre '99:
"La guerra ha provocato un degrado delle condizioni sociali della popolazione. La Chiesa del Congo in generale, e in particolare la parrocchia Santo Spirito di Mpaka, a Pointe Noire, affidata alla Comunità delle Beatitudini dal 15 ottobre 1997, cerca di soccorrere i numerosi profughi che hanno lasciato la zona di guerra per rifugiarsi a Pointe Noire. Oggi la nostra Parrocchia registra 3092 rifugiati, per un totale di 812 famiglie. Nel novembre 1997 è stato aperto nella Parrocchia un dispensano. Noi constatiamo che, tra i numerosi rifugiati, un numero grandissimo è costituito di orfani che vivono mendicando e rischiano di diventare delinquenti. E' per questo che è necessario costruire un orfanotrofio. Molti bambini passano la notte nei mercati e dormono sotto le bancarelle. Le cattive condizioni di vita provocano l'insorgere di numerose malattie, prima tra tutte la malaria."
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Nei dintorni di Brazzaville, per le pessime condizioni igieniche, si sono sviluppate epidemie di colera. Questa è la guerra... Infine una notizia ci è giunta l'altro ieri da un missionario di Kabinda (Congo Kinshasa - ex Zaire). A causa della guerra, lì ancora in atto, la mortalità per fame e denutrizione tra la popolazione raggiunge cifre impressionanti. I bambini che muoiono per fame o malattie sono il 70 - 80 per cento!
E la Commissione dell'ONU per i diritti dell'uomo che cosa fa? Perché non interviene?
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