Gesù Cristo è il Re dell'universo
a cura di padre Matteo La Grua 

Rinnoviamo il Rinnovamento
di Tonino Tirrito Coordinatore Diocesano

Promuovere il dialogo tra Musumlani e Cristiani
di Suor Maria Goretti

Cristianesimo e Islam
di Luigi Ricotta

GESU' CRISTO E' IL RE DELL'UNIVERSO

Davanti a Pilato, e davanti al mondo rappresentato da Pilato (l'autorità che era allora sulla terra davanti a Gesù), Gesù dice: - Io sono Re, ma il mio Regno non è di questo mondo; non è come i regni del mondo, ma io sono Re, sono nato Re, e per questo io son venuto qui, per essere il Re.

Pilato raccoglie questa affermazione di Gesù e scrive proprio nella targa che doveva essere appesa sulla croce:

"Questi è il Re dei giudei". E come dice Giovanni, lo scrive in ebraico, in greco e in latino, nelle lingue del tempo, perché tutto il mondo veda, in Cristo Gesù, il Re, il vero Re.

Protestano i sommi sacerdoti, ma Pilato dice: "Quello che ho scritto ho scritto".

Compie un gesto, un gesto di autorità, un gesto profetico, un gesto dichiarativo che Cristo veramente é Re. Ma Gesù afferma: - il mio Regno non è di questo mondo, ed io non sono come i re della terra; io non sono venuto a dominare i territori, a presiedere, a giudicare; non sono venuto a guerreggiare, non sono venuto ad ammassare oro e ricchezze come i re di questo mondo; non son venuto per risiedere nel mezzo a ricevere omaggi da tutti, riverenza da tutti onori da tutti. Il mio Regno è diverso: il mio Regno è nel cuore degli uomini; è lì che io voglio regnare, è nelle menti degli uomini.

"Io sono la Verità", dice davanti a Pilato, "la Verità; e voglio essere accolto come la Verità. lo sono il Re. Davanti a me si piega ogni ginocchio, in cielo in terra e in ogni luogo; si piega ogni cuore. Io voglio regnare sugli uomini, perché lo sono il centro di tutta l'Umanità, il centro dell'Universo.

Noi celebriamo, fratelli e sorelle, la festa di questo Regno, la festa di Cristo Re, la festa nostra, perché noi siamo il popolo regale attorno al nostro Re, il popolo che lo serve giorno e notte e proclama la sua gloria.

Ma vediamo come questo Re oggi si intronizza sul trono della gloria.

lì Vangelo, sotto la penna del grande evangelista e pit­tore San Luca, si presenta come un dramma e una composizione drammatica: l'Intronizzazione del Re.

Gesù aveva detto: - Quando lo salirò sul mio trono attirerò tutti a me; e parlava del trono della Croce. E' là che Egli regna, perché è là che sconfigge il grande nemico dell'umanità, il peccato. Sconfigge colui che ha istigato l'uomo al peccato, sconfigge Satana, riporta la luce sulle tenebre del mondo.

  E' là che Egli fonda il suo Regno: nel suo sangue, nella sua vita data per gli uomini, per la gloria del Padre. La Croce è il suo Trono.

  Ma guardiamo un po' come si comportano gli uomini di fronte a Lui che è sulla croce, che viene intronizzato dal Padre: "Questo è il mio Figlio diletto, ascoltatelo ". In Lui Io mi compiaccio. Si prostrino davanti a Lui. Questo è il mio decreto, lo l'ho costituito Sovrano fino ai confini del mondo, Sovrano dei popoli. Prostratevi a Lui e baciate il Figlio".

Come si comportano gli uomini?

Nella composizione cosi pittorica e drammatica dell'evangelista, il primo personaggio è la folla, la folla che sta a guardare, la folla che è impassibile. Guarda lo spettacolo; vede lo spettacolo di quell'uomo, del figlio dell'uomo crocifisso. E' quasi indifferente al dramma dell'umana salvezza.

Poi c'è un altro personaggio, rappresentato dai capi (i capi del popolo), dal mondo religioso, dal mondo ufficiale religioso; quei capi che erano i depositari della Rivelazione, delle Scritture.

Ecco, sono là a guardare. Essi non accettano Cristo e lo sfidano. E' il mondo religioso che rifiuta Cristo, il Salvatore, e lo sfida, lo deride: - Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo Eletto, e noi gli crederemo. Scendi dalla Croce, salva te stesso.

Ma il mondo non si può salvare scendendo dalla Croce, ma restando in Croce.

Si avvicinano i soldati, il mondo civile, il mondo laico. Anche questo mondo schernisce il Salvatore. Gli si accostano, gli danno dell'aceto, gli dicono: - Se tu sei il Re dei Giudei, salva te stesso, scendi dalla croce.

Ma non si salva il mondo scendendo dalla Croce: morendo sulla croce, perché il prezzo è proprio il sangue del Re, il prezzo del nuovo Regno.

Ecco due altri personaggi: due malfattori, due assassini. Anch'essi rappresentano il mondo dei peccatori, dei delinquenti. Però l'atteggiamento è diverso.

Ecco il primo che dice, insultandolo: "Non sei tu il Cristo, il Re dei giudei? Salva te stesso e salva anche noi". Lo insulta, non crede in lui.

Ma Cristo non può scendere dalla Croce, non può scendere dal suo trono. Salva il mondo morendo sulla croce, sul suo trono, perché il suo trono è là, e la sua vittoria è là. Egli con la Croce trafigge il Maligno, con la croce distrugge il peccato e porta la luce.

E c'è l'altro personaggio, il ladrone che è colpito dalla grazia. Tutti e due stanno accanto a Cristo: uno è lasciato e l'altro è preso. Ecco l'efficacia che si manifesta in questo ladrone: era assassino come l'altro, era un malfattore come l'altro, ma egli riconosce il Cristo; riconosce che Lui è il Re, il verace, il Salvatore del mondo; riconosce che il suo vero Regno è là, sulla croce, e che egli andrà nel Paradiso di Dio, dove il suo Regno rifulgerà e dove tutti saranno accolti nel grembo del Padre.

Quest'uomo crede; è colto dalla fede, è l'uomo graziato, è l'uomo che è peccatore come gli altri uomini, però la grazia lo trasforma, la fede lo trasforma. E' il primo redento; è il primo redento dal sangue di Cristo. E' il primo peccatore fatto giusto, è il primo che entra in Paradiso insieme con il suo Salvatore. I peccati non contano più; tutte le atrocità che ha commesso non contano più. La sua fede lo ha salvato.

Egli è battezzato in quel momento nel sangue di Cristo, che è accanto. Egli dice, rimproverando il suo compagno, il malfattore, e rimproverando tutti, rimproverando i capi del popolo, i sacerdoti, rimproverando i soldati e tutto il mondo laico e civile, dice: - Non avete timor di Dio. Noi giustamente siamo condannati perché abbiamo peccato; riceviamo il giusto per le nostre azioni. Lui invece è innocente, Lui è il santo.

E rivolto a Gesù, in un atto di fede, dice: "Gesù, Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo Regno". Riconosce, lui, lui solo che quell'uomo è veramente Re; riconosce che il suo Regno non è regno di questo mondo, è il Regno di Dio: "Ricordati di me quando entrerai, dopo la morte, nel tuo regno, perché la tua morte è la porta del regno, la tua morte è l'incoronazione tua di Re dell'Universo.

E Gesù risponde: "In verità" (ecco il giuramento di Cristo, prima dì morire)  "in verità ti dico, oggi stesso, oggi stesso, salirai con me nel Paradiso. Il Paradiso è il mio Regno". E' Il regno che si manifesterà alla fine dei tempi per noi, ma già viene aperto al Cristo e al primo salvato, al primo redento, il buon ladrone.

Fratelli e sorelle, ecco il quadro che si presenta davanti. a noi, dipinto dall'evangelista Luca. Noi possiamo essere la folla indifferente... Quanta folla indifferente davanti a Cristo che muore sulla Croce!...

        Noi possiamo essere dalla parte dei capi del popolo, del mondo religioso deluso. Tante volte si affaccia in noi la delusione. Credevamo di avere a che fare con un Cristo che debellasse il male, che ci liberasse dalla schiavitù, e invece non l'abbiamo visto questo Cristo Re e Liberatore. Possiamo schierarci con il mondo laico, e lo insultiamo:

"Perché non vieni a regnare qui in questo mondo, a debellare il male che c'è in questo mondo? perché non ti assidi in mezzo a noi? Tu sei un re bugiardo, un re di burla, non sei il vero re!"

Possiamo anche insultarlo, come il ladrone cattivo. Possiamo insultarlo, ma noi vogliamo essere dalla parte del ladrone buono. Noi riconosciamo che Gesù è il vero Re, che la croce è il suo trono, che egli non può scendere dalla croce perché, se fosse sceso da li, non avrebbe salvato il mondo, ma anzi egli dice a tutti: "Quando io sarò sul mio trono attirerò tutti a me".

Bisognerà salire sulla croce per regnare con lui, per essere salvati da lui. Non si può scendere dalla croce, per­ché sulla croce è la nostra salvezza, ma nella croce che tutti portiamo (perché ognuno che segue Cristo deve portare la sua croce), in quella croce è la nostra salvezza. Ma in quella croce c'è Cristo Signore.

Saliamo con Gesù sulla croce e regneremo. Regneremo sul peccato, regneremo sul maligno, regneremo sulla morte, la grande nemica, e noi vivremo morendo con lui; risusciteremo con lui e anche noi saremo con il buon ladrone nel Paradiso, nel Paradiso di Dio,in quel Regno preparato dal Padre per il suo Figlio e per gli eletti fin dalla costituzione del mondo.

Noi sentiremo, un giorno, noi che siamo saliti sopra la croce e siamo stati con Lui, siamo stati lavati nel suo san­gue, sentiremo la voce, nell'ultimo giorno, quand' Egli verrà a giudicare: "Venite, benedetti del Padre mio, a possedere il Regno che vi è stato preparato; venite con me". E allora i giusti entreranno con Cristo nel Regno eterno e saranno nella gloria.

Sogniamo questo giorno, il giorno del nostro ingresso nel Regno del Padre. E intanto saliamo sulla croce, dove è Cristo; dormiamo con Lui, sul suo letto, che è il letto duro della croce, e poi apriremo gli occhi nel giorno della Resurrezione; saremo nella luce, saremo nella gloria, e anche noi canteremo: "Entri il Re della gloria!"

Noi saremo il popolo regale che accompagnerà il pro­prio Re, quando Egli siederà sul Trono accanto al Padre per tutta l'eternità. AMEN

                                                                                  P Matteo La Grua

Fratello ebreo, fratello musulmano, fratello di altre fedi o di nessuna, fratello che sei cristiano battezzato ma vivi come se Cristo non fosse mai vissuto sulla terra, ricordati: 

Cristo è venuto nel mondo ed è morto sulla croce anche per te.

È risuscitato anche per te.

 

RINNOVIAMO IL RINNOVAMENTO 

 

Sono già passati più di trent’anni da quel fine settimana di Duquesne che segnò l’inizio del Rinnovamento nella Chiesa Cattolica. Ma oggi, noi del Rinnovamento nello Spirito, viviamo realmente questa esperienza? E i nostri gruppi sono veramente rinnovati?

Vi confesso che, a volte, ho l’impressione che ci siamo fermati troppo presto, non abbiamo cioè continuato quel normale processo di crescita e di maturazione che avrebbe dovuto portarci ad una coscienza più profonda e ad un uso più corretto dei carismi alimentando una sana tensione verso la santità.

Siamo forse rimasti bambini ? Perché ?

Nel tentativo di dare una risposta ad un interrogativo tanto pressante,  vorrei proporvi una riflessione che scaturisce dalla Parola che il Signore ha rivolto ai gruppi di Rinnovamento della nostra Diocesi in occasione del raduno del sette ottobre scorso.

In quella sede Egli ci disse: “Ecco, Io faccio una cosa nuova : proprio ora germoglia, non ve ne accorgete ? (  cfr. Is. 43, 18-20 )

Non è difficile identificare in questo versetto da un lato il soggetto agente cioè Dio e, dall’altro i

destinatari dell’azione, noi che, purtroppo, non ci accorgiamo di ciò che Dio sta facendo.

 Al centro, una immagine che dovrebbe aiutarci a meglio comprendere il modo con cui Dio sta agendo, un germoglio.

Questo versetto, così come tanti altri nella Bibbia, utilizza una immagine tratta dal mondo agricolo proprio perché Dio parlava ad un popolo di agricoltori e pastori. Ma, per noi, così lontani da quella cultura e figli di un progresso che ci strappa sempre più dal nostro ambiente naturale e ci costringe ad abitare in mezzo alle macchine; per noi che,pur in questo tempo così confuso e confusionario, facciamo esperienza di Dio; per noi del Rinnovamento nello Spirito in modo particolare della Diocesi di Palermo, cosa è questo germoglio, questa cosa nuova di cui ci parla il Signore?

Un germoglio ci dice più di quello che è, cioè una nuova pianta, solo se noi consideriamo ciò che sta alla sua origine.

Osea, al capitolo dieci del suo libro, rivolgendosi ad un popolo che aveva dimenticato Dio dice:             “ dissodatevi un campo nuovo perché è tempo di cercare il Signore”. ( Osea 10,12b )

Ora, per la Scrittura, il campo è il cuore dell’uomo e il seme è la Parola di Dio il germoglio è la vita nuova. La nascita del germoglio poi non è un miracolo ma il risultato di un buon uso di quei mezzi  stabiliti da Dio  affinché ciò avvenga, la terra, il seme e l’acqua a cui si somma il lavoro dell’uomo.

Ed  alla tendenza naturale dei mezzi si aggiunge la benedizione di Dio senza la quale nulla nascerebbe.

Dissodare un campo nuovo, per la Bibbia, vuol dire dunque rompere i cuori e prepararli a ricevere il seme.

E’ questo che accadde alla folla riunita a Gerusalemme il giorno di Pentecoste alle parole di Pietro : “All’ udir tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri Apostoli: “ Che cosa dobbiamo fare fratelli?”. E Pietro disse : “ Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei peccati; dopo, riceverete il dono dello Spirito Santo”.

( Atti 2,37-38 ).

Perché in noi e nei gruppi della Diocesi possa nascere e crescere il germoglio profeticamente annunciato, dobbiamo dissodare i nostri cuori.

            Mi direte adesso che il nostro campo non è nuovo perché è già stato coltivato ma oggi, da ancora frutti e frutti buoni?

Non c’è forse bisogno che il nostro cuore sia ancora una volta dissodato, reso fertile e poi nuovamente seminato?

            Il Rinnovamento deve produrre in noi una azione costante di conversione altrimenti non è tale.

            Spesso incontriamo qualcuno che dice: “ Io sono rinnovato”, e fa menzione, a garanzia di ciò, di un episodio che quasi certamente lo ha segnato ( mi riferisco alla preghiera per una rinnovata effusione dello Spirito Santo ). Ma vive ancora oggi il Rinnovamento?

E i nostri gruppi, che hanno fatto questa esperienza ormai da anni, continuano a rinnovarsi ad ogni incontro di preghiera?

Forse dobbiamo ricordarci cosa è il Rinnovamento.

Siamo tutti concordi nel definirlo corrente di grazia, e diciamo bene, ma siamo coscienti di come essa agisce? Ed ancora, sappiamo cosa si richiede perché essa produca un effetto?

Se accostiamo al Rinnovamento l’immagine del germoglio possiamo affermare che esso non è un miracolo, non è cioè un intervento divino che mette da parte, supera o sospende le leggi della natura e la nostra stessa libertà. Il Rinnovamento è accompagnato da miracoli ma non è un miracolo.

Il Rinnovamento è piuttosto il risultato di un uso convenevole di quei mezzi stabiliti da Dio per il raggiungimento di uno specifico scopo proprio come per un germoglio.

E i mezzi che Dio usa per questo scopo sono la Divina Provvidenza e lo Spirito Santo.

Attraverso la Sua Provvidenza, Dio dispone affinché ogni cosa contribuisca a risvegliare il nostro cuore e, per mezzo dello Spirito Santo, Egli, ci convince del nostro peccato e ci guida alla Verità tutta intera.

In tutto questo, però, noi non siamo spettatori passivi poiché nulla o poco accade se noi non lo vogliamo e non lavoriamo perché ciò avvenga. S. Agostino comprese molto bene questo e disse che Colui che ci ha creati senza di noi non ci salva senza di noi.

Così, quando facciamo l’esperienza di Cristo, siamo come il cieco nato che, pur ricevendo sugli occhi qualcosa che lo può guarire, deve fare ancora un piccolo sforzo prima di vedere: andare a lavarsi.

Vogliamo dunque, in occasione di questo Natale, guardarci dentro con onestà, pronti dissodare il terreno del nostro cuore in profondità, qualora lo trovassimo incolto o pieno di erbacce  affinché, ben rivoltato  e reso soffice, possa ricevere il seme e portare frutto per la Gloria di Dio, per il bene nostro e dei nostri fratelli.

Auguro a ciascuno un Santo Natale ed un nuovo anno colmo di Benedizioni.

 

                                                                                              Fraternamente   

                                                                              Tonino Tirrito Coord. Diocesano




Promuovere il dialogo tra Musulmani e Cristiani

Ho trascorso sei mesi a Barnako, capitale del Mali, città musulmana.

Conoscere da vicino un popolo di un'altra religione è un'esperienza importante per far cadere certi preconcetti che spesso portiamo in noi.

I musulmani praticanti (non estremisti) sono uomini e donne che, come noi, cercano Dio, quel Dio che essi chiamano Allah. I musulmani cercano di salvare la loro anima pregando cinque volte al giorno (cosa che fanno dovun­que si trovano, senza rispetto umano), praticando l'elemosina e i digiuni prescritti (il più importante è il digiuno del Ramadan) e ubbidendo ai precetti del Corano. Essi considerano Gesù un profeta e rispettano la Madre di Gesù, considerandola pura, eletta su tutte le donne del creato.

Delle ragazze madri musulmane accolte e assistite dalla nostra comunità si fermano spesso davanti alla nostra statua di Maria e la pregano.

Ho vissuto delle esperienze molto belle e positive con i musulmani.

lì medico con cui lavoravo presso i neonati e le ragazze madri povere era musulmano. E' un uomo buono, caritatevole, attento ai malati. Parlavamo spesso di Dio e sia lui che io sapevamo che parlavamo dello stesso unico Dio che chiamavamo in modo diverso.

Un giorno ero passata con il semaforo rosso per errore. Dei vigili musulmani avevano fischiato e mi avevano fermata per farmi la multa. Li supplicai di non farmi pagare, tanto più perché stavo accompagnando una donna all'ospedale e non volevo che ritardassero il mio cammino. Quei vigili musulmani allora mi dissero; - Sorella, per questa volta non le facciamo la multa, però lei ci benedica. Così scesi dalla Gip e pregai su ciascuno di loro con l'imposizione delle mani. Altri musulmani che erano per strada si avvicinarono e chiesero anche loro di essere benedetti, Certo una cosa simile mi ha molto stupita. I musulmani amano essere benedetti dai cristiani e rispettano i consacrati.

Un altro caso simile mi è successo quando, insieme a due mie consorelle, ero andata all'aeroporto per ritirare una spedizione di pacchi pieni di vestiario, medicine e v iveri per la missione. Di solito alla dogana si paga in modo salato prima di ritirare la merce; inoltre i pacchi vengono aperti, controllati, e spesso ci sono delle noie. Quel giorno avevo parlato con la direttrice dell'ufficio doganale sperando di risparmiare un po'. La donna (musulmana) si commosse quando le dissi che quei pacchi erano destinati ai poveri e che noi vivevamo di provvidenza. Così lei diede ordine di non farci pagare niente e anche di aiutarci a caricarli nel furgone. I pacchi non furono neanche aperti. La donna ci chiese solo di benedirla e di pregare per lei; così pregammo su di lei e su tuffo il personale del suo ufficio.

I musulmani credono alle preghiere dei cristiani. Spesso le chiedono e anche si confidano con preti e religiosi. Non facciamo di tutte le erbe un fascio considerando tutti i musulmani dei terroristi pericolosi. Tanti uomini e donne sono ricchi di bontà e santità... E poi che colpa ne hanno di essere nati in un paese musulmano? Per fortu­na Dio guarda i cuori.

 

Un giorno nella nostra chiesetta di Bamako ho regalato a diverse persone delle immagini di Maria (la Madonna delle Lacrime di Siracusa). Questa immaginetta portava, incollato sul retro, un piccolo pezzetto di cotone che aveva toccato il volto di Maria che aveva lacrimato misteriosamente. Tra queste persone alle quali avevo regalato l'immagine c'era una donna che aveva un tumore al seno e doveva essere operata. Nel pomeriggio spasimava dal dolore e pensò di poggiare sul seno l'immagine della Madonna chiedendole di alleviare quel dolore straziante. A contatto con l'immagine di Maria il dolore si era placato e la donna si era addormentata. Quando era poi andata a fare il controllo in vista dell'intervento i medici constatarono che il tumore era scomparso.

Maria non si era limitata a calmare il dolore ma aveva operato il miracolo.

 

                                                          Suor Maria Goretti

 

 

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