GESU'
CRISTO E' IL RE DELL'UNIVERSO
Davanti
a Pilato, e davanti al mondo rappresentato da Pilato (l'autorità che era allora
sulla terra davanti a Gesù), Gesù dice: - Io sono Re, ma il mio Regno non è
di questo mondo; non è come i regni del mondo, ma io sono Re, sono nato Re, e
per questo io son venuto qui, per essere il Re.
Pilato
raccoglie questa affermazione di Gesù e scrive proprio nella targa che doveva
essere appesa sulla croce:
"Questi è il Re dei giudei". E come dice Giovanni, lo scrive
in ebraico, in greco e in latino, nelle lingue del tempo, perché tutto il mondo
veda, in Cristo Gesù, il Re, il vero Re.
Protestano
i sommi sacerdoti, ma Pilato dice: "Quello che ho scritto ho scritto".
Compie
un gesto, un gesto di autorità, un gesto profetico, un gesto dichiarativo che
Cristo veramente é Re. Ma Gesù afferma: - il mio Regno non è di questo mondo,
ed io non sono come i re della terra; io non sono venuto a dominare i territori,
a presiedere, a giudicare; non sono venuto a guerreggiare, non sono venuto ad
ammassare oro e ricchezze come i re di questo mondo; non son venuto per
risiedere nel mezzo a ricevere omaggi da tutti, riverenza da tutti onori da
tutti. Il mio Regno è diverso: il mio Regno è nel cuore degli uomini; è lì
che io voglio regnare, è nelle menti degli uomini.
"Io
sono la Verità", dice davanti a Pilato, "la Verità; e voglio essere
accolto come la Verità. lo sono il Re. Davanti a me si piega ogni ginocchio, in
cielo in terra e in ogni luogo; si piega ogni cuore. Io voglio regnare sugli
uomini, perché lo sono il centro di tutta l'Umanità, il centro dell'Universo.
Noi
celebriamo, fratelli e sorelle, la festa di questo Regno, la festa di Cristo Re,
la festa nostra, perché noi siamo il popolo regale attorno al nostro Re, il
popolo che lo serve giorno e notte e proclama la sua gloria.
Ma
vediamo come questo Re oggi si intronizza sul trono della gloria.
lì
Vangelo, sotto la penna del grande evangelista e pittore San Luca, si presenta
come un dramma e una composizione drammatica: l'Intronizzazione del Re.
Gesù
aveva detto: - Quando lo salirò sul mio trono attirerò tutti a me; e parlava
del trono della Croce. E' là che Egli regna, perché è là che sconfigge il
grande nemico dell'umanità, il peccato. Sconfigge colui che ha istigato l'uomo
al peccato, sconfigge Satana, riporta la luce sulle tenebre del mondo.
E' là che Egli fonda il suo Regno:
nel suo sangue, nella sua vita data per gli uomini, per la gloria del Padre. La
Croce è il suo Trono.
Ma guardiamo un po' come si
comportano gli uomini di fronte a Lui che è sulla croce, che viene intronizzato
dal Padre: "Questo è il mio Figlio diletto, ascoltatelo ". In Lui Io
mi compiaccio. Si prostrino davanti a Lui. Questo è il mio decreto, lo l'ho
costituito Sovrano fino ai confini del mondo, Sovrano dei popoli. Prostratevi a
Lui e baciate il Figlio".
Come
si comportano gli uomini?
Nella
composizione cosi pittorica e drammatica dell'evangelista, il primo personaggio
è la folla, la folla che sta a guardare, la folla che è impassibile. Guarda lo
spettacolo; vede lo spettacolo di quell'uomo, del figlio dell'uomo crocifisso.
E' quasi indifferente al dramma dell'umana salvezza.
Poi
c'è un altro personaggio, rappresentato dai capi (i capi del popolo), dal mondo
religioso, dal mondo ufficiale religioso; quei capi che erano i depositari della
Rivelazione, delle Scritture.
Ecco,
sono là a guardare. Essi non accettano Cristo e lo sfidano. E' il mondo
religioso che rifiuta Cristo, il Salvatore, e lo sfida, lo deride: - Ha salvato
gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo Eletto, e noi gli
crederemo. Scendi dalla Croce, salva te stesso.
Ma
il mondo non si può salvare scendendo dalla Croce, ma restando in Croce.
Si
avvicinano i soldati, il mondo civile, il mondo laico. Anche questo mondo
schernisce il Salvatore. Gli si accostano, gli danno dell'aceto, gli dicono: -
Se tu sei il Re dei
Giudei, salva te stesso, scendi dalla croce.
Ma
non si salva il mondo scendendo dalla Croce:
morendo sulla croce, perché
il prezzo è proprio il sangue del Re, il prezzo
del nuovo Regno.
Ecco
due altri personaggi: due malfattori, due assassini. Anch'essi rappresentano il
mondo dei peccatori, dei delinquenti. Però l'atteggiamento è diverso.
Ecco
il primo che dice, insultandolo: "Non sei tu il Cristo, il Re dei giudei?
Salva te stesso e salva anche noi". Lo insulta, non crede in lui.
Ma
Cristo non può scendere dalla Croce, non può scendere dal suo trono. Salva il
mondo morendo sulla croce, sul suo trono, perché il suo trono è là, e la sua
vittoria è là. Egli con la Croce trafigge il Maligno, con la croce distrugge
il peccato e porta la luce.
E
c'è l'altro personaggio, il ladrone che è colpito dalla grazia. Tutti e due
stanno accanto a Cristo: uno è lasciato e l'altro è preso. Ecco l'efficacia
che si manifesta in questo ladrone: era assassino come l'altro, era un
malfattore come l'altro, ma egli riconosce il Cristo; riconosce che Lui è il
Re, il verace, il Salvatore del mondo; riconosce che il suo vero Regno è là,
sulla croce, e che egli andrà nel Paradiso di Dio, dove il suo Regno rifulgerà
e dove tutti saranno accolti nel grembo del Padre.
Quest'uomo
crede; è colto dalla fede, è l'uomo graziato, è l'uomo che è peccatore come
gli altri uomini, però la grazia lo trasforma, la fede lo trasforma. E' il
primo redento; è il primo redento dal sangue di Cristo. E' il primo peccatore
fatto giusto, è il primo che entra in Paradiso insieme con il suo Salvatore. I
peccati non contano più; tutte le atrocità che ha commesso non contano più.
La sua fede lo ha salvato.
Egli
è battezzato in quel momento nel sangue di Cristo, che è accanto. Egli dice,
rimproverando il suo compagno, il malfattore, e rimproverando tutti,
rimproverando i capi del popolo, i sacerdoti, rimproverando i soldati e tutto il
mondo laico e civile, dice: - Non avete timor di Dio. Noi giustamente siamo
condannati perché abbiamo peccato; riceviamo il giusto per le nostre azioni.
Lui invece è innocente, Lui è il santo.
E
rivolto a Gesù, in un atto di fede, dice: "Gesù, Gesù, ricordati di me
quando entrerai nel tuo Regno". Riconosce, lui, lui solo che quell'uomo è
veramente Re; riconosce che il suo Regno
non è regno di questo mondo, è il
Regno di Dio: "Ricordati di me quando entrerai, dopo la morte, nel tuo
regno, perché la tua morte è la porta del regno, la tua morte è
l'incoronazione tua di Re dell'Universo.
E
Gesù risponde: "In verità" (ecco il giuramento di Cristo, prima dì
morire) "in verità ti dico, oggi stesso, oggi
stesso, salirai con me nel Paradiso.
Il Paradiso è il mio Regno". E' Il regno che si manifesterà alla fine dei
tempi per noi, ma già viene aperto al Cristo e al primo salvato, al primo
redento, il buon ladrone.
Fratelli
e sorelle, ecco il quadro che si presenta davanti. a noi, dipinto
dall'evangelista Luca. Noi possiamo essere la folla indifferente... Quanta folla
indifferente davanti a Cristo che muore sulla Croce!...
Noi possiamo essere dalla parte dei capi
del popolo, del mondo religioso deluso. Tante volte si affaccia in noi la
delusione. Credevamo di avere a che fare con un Cristo che debellasse il male,
che ci liberasse dalla schiavitù, e invece non l'abbiamo visto questo Cristo Re
e Liberatore. Possiamo schierarci con il mondo laico, e lo insultiamo:
"Perché non vieni a regnare qui in questo mondo, a debellare il
male che c'è in questo mondo? perché non ti assidi in mezzo a noi? Tu sei un
re bugiardo, un re di burla, non sei il vero re!"
Possiamo
anche insultarlo, come il ladrone cattivo. Possiamo insultarlo, ma noi vogliamo
essere dalla parte del ladrone buono. Noi riconosciamo che Gesù è il vero Re,
che la croce è il suo trono, che egli non può scendere
dalla croce perché, se fosse sceso da li,
non avrebbe salvato il mondo, ma anzi egli dice a
tutti: "Quando
io sarò sul mio trono attirerò tutti a me".
Bisognerà
salire sulla croce per regnare con lui, per essere salvati da lui. Non si può
scendere dalla croce, perché sulla croce è la nostra salvezza, ma nella
croce che tutti portiamo (perché ognuno che segue Cristo deve portare la sua
croce), in quella croce è la nostra salvezza. Ma in quella croce c'è Cristo
Signore.
Saliamo
con Gesù sulla croce e regneremo. Regneremo sul peccato, regneremo sul maligno,
regneremo sulla morte, la grande nemica, e noi vivremo morendo con lui;
risusciteremo con lui e anche noi saremo con il buon ladrone nel Paradiso, nel
Paradiso di Dio,in quel Regno preparato dal Padre per il suo Figlio e per gli
eletti fin dalla costituzione del mondo.
Noi
sentiremo, un giorno, noi che siamo saliti sopra la croce e siamo stati con Lui,
siamo stati lavati nel suo sangue, sentiremo la voce, nell'ultimo giorno,
quand' Egli verrà a giudicare: "Venite, benedetti del Padre mio, a
possedere il Regno che vi è stato preparato; venite con me". E allora i
giusti entreranno con Cristo nel Regno eterno e saranno nella gloria.
Sogniamo
questo giorno, il giorno del nostro ingresso nel Regno del Padre. E intanto
saliamo sulla croce, dove è Cristo; dormiamo con Lui, sul suo letto, che è il
letto duro della croce, e poi apriremo gli occhi nel giorno della Resurrezione;
saremo nella luce, saremo nella gloria, e anche noi canteremo: "Entri il Re
della gloria!"
Noi
saremo il popolo regale che accompagnerà il proprio Re, quando Egli siederà
sul Trono accanto al Padre per tutta l'eternità. AMEN
P Matteo La Grua
Fratello
ebreo, fratello musulmano, fratello di altre fedi o di nessuna, fratello che sei
cristiano battezzato ma vivi come se Cristo non fosse mai vissuto sulla terra,
ricordati:
Cristo
è venuto nel mondo ed è morto sulla croce anche per te.
È
risuscitato anche per te.
RINNOVIAMO
IL RINNOVAMENTO
Sono già passati più di trent’anni da quel fine settimana di
Duquesne che segnò l’inizio del Rinnovamento nella Chiesa Cattolica. Ma oggi,
noi del Rinnovamento nello Spirito, viviamo realmente questa esperienza? E i
nostri gruppi sono veramente rinnovati?
Vi confesso che, a volte,
ho l’impressione che ci siamo fermati troppo presto, non abbiamo cioè
continuato quel normale processo di crescita e di maturazione che avrebbe dovuto
portarci ad una coscienza più profonda e ad un uso più corretto dei carismi
alimentando una sana tensione verso la santità.
Siamo forse rimasti
bambini ? Perché ?
Nel
tentativo di dare una risposta ad un interrogativo tanto pressante,
vorrei proporvi una riflessione che scaturisce dalla Parola che il
Signore ha rivolto ai gruppi di Rinnovamento della nostra Diocesi in occasione
del raduno del sette ottobre scorso.
In quella
sede Egli ci disse: “Ecco,
Io faccio una cosa nuova : proprio ora germoglia, non ve ne accorgete ? (
cfr. Is. 43, 18-20 )
Non è difficile identificare
in questo versetto da un lato il soggetto agente cioè Dio e, dall’altro i
destinatari dell’azione,
noi che, purtroppo, non ci accorgiamo di ciò che Dio sta facendo.
Al
centro, una immagine che dovrebbe aiutarci a meglio comprendere il modo con cui
Dio sta agendo, un germoglio.
Questo
versetto, così come tanti altri nella Bibbia, utilizza una immagine tratta dal
mondo agricolo proprio perché Dio parlava ad un popolo di agricoltori e
pastori. Ma, per noi, così lontani da quella cultura e figli di un progresso
che ci strappa sempre più dal nostro ambiente naturale e ci costringe ad
abitare in mezzo alle macchine; per noi che,pur in questo tempo così confuso e
confusionario, facciamo esperienza di Dio; per noi del Rinnovamento nello
Spirito in modo particolare della Diocesi di Palermo, cosa è questo germoglio,
questa cosa nuova di cui ci parla il Signore?
Un
germoglio ci dice più di quello che è, cioè una nuova pianta, solo se noi
consideriamo ciò che sta alla sua origine.
Osea, al
capitolo dieci del suo libro, rivolgendosi ad un popolo che aveva dimenticato
Dio dice:
“ dissodatevi un campo nuovo perché è tempo di cercare
il Signore”. ( Osea 10,12b )
Ora, per la Scrittura, il campo è il cuore
dell’uomo e il seme è la Parola di Dio il
germoglio è la vita nuova. La nascita del
germoglio poi non è un miracolo ma il risultato di un buon uso di quei mezzi
stabiliti da Dio affinché
ciò avvenga, la terra, il seme e l’acqua a cui si somma il lavoro
dell’uomo.
Ed alla
tendenza naturale dei mezzi si aggiunge la benedizione di Dio senza la quale
nulla nascerebbe.
Dissodare un campo nuovo, per la Bibbia, vuol
dire dunque rompere i cuori e prepararli a ricevere il seme.
E’
questo che accadde alla folla riunita a Gerusalemme il giorno di Pentecoste alle
parole di Pietro : “All’ udir tutto questo si sentirono trafiggere il cuore
e dissero a Pietro e agli altri Apostoli: “ Che cosa dobbiamo fare
fratelli?”. E Pietro disse : “ Pentitevi e ciascuno di voi si faccia
battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei peccati; dopo,
riceverete il dono dello Spirito Santo”.
( Atti 2,37-38 ).
Perché in
noi e nei gruppi della Diocesi possa nascere e crescere il
germoglio profeticamente annunciato, dobbiamo dissodare i nostri cuori.
Mi direte adesso che il nostro campo non è nuovo perché è già
stato coltivato ma oggi, da ancora frutti e frutti buoni?
Non c’è
forse bisogno che il nostro cuore sia ancora una volta dissodato, reso fertile e
poi nuovamente seminato?
Il Rinnovamento deve produrre in noi una azione costante di
conversione altrimenti non è tale.
Spesso incontriamo qualcuno che dice: “ Io sono rinnovato”, e
fa menzione, a garanzia di ciò, di un episodio che quasi certamente lo ha
segnato ( mi riferisco alla preghiera per una rinnovata effusione dello Spirito
Santo ). Ma vive ancora oggi il Rinnovamento?
E i nostri
gruppi, che hanno fatto questa esperienza ormai da anni, continuano a rinnovarsi
ad ogni incontro di preghiera?
Forse
dobbiamo ricordarci cosa è il Rinnovamento.
Siamo
tutti concordi nel definirlo corrente di grazia, e
diciamo bene, ma siamo coscienti di come essa agisce? Ed ancora, sappiamo cosa
si richiede perché essa produca un effetto?
Se
accostiamo al Rinnovamento l’immagine del germoglio possiamo affermare che
esso non è un miracolo,
non è cioè un intervento divino che mette da parte, supera o sospende le leggi
della natura e la nostra stessa libertà. Il Rinnovamento è accompagnato da
miracoli ma non è un miracolo.
Il
Rinnovamento è piuttosto il risultato di un uso convenevole di quei mezzi
stabiliti da Dio per il raggiungimento di uno
specifico scopo proprio come per un germoglio.
E i mezzi
che Dio usa per questo scopo sono la Divina Provvidenza e
lo Spirito Santo.
Attraverso
la Sua Provvidenza, Dio dispone affinché ogni cosa contribuisca a risvegliare
il nostro cuore e, per mezzo dello Spirito Santo, Egli, ci convince del nostro
peccato e ci guida alla Verità tutta intera.
In tutto
questo, però, noi non siamo spettatori passivi poiché nulla o poco accade se
noi non lo vogliamo e non lavoriamo perché ciò avvenga. S. Agostino comprese
molto bene questo e disse che Colui che ci ha creati senza di noi non ci
salva senza di noi.
Così,
quando facciamo l’esperienza di Cristo, siamo come il cieco nato che, pur
ricevendo sugli occhi qualcosa che lo può guarire, deve fare ancora un piccolo
sforzo prima di vedere: andare a lavarsi.
Vogliamo
dunque, in occasione di questo Natale, guardarci dentro con onestà, pronti
dissodare il terreno del nostro cuore in profondità, qualora lo trovassimo
incolto o pieno di erbacce affinché,
ben rivoltato e reso soffice, possa
ricevere il seme e portare frutto per la Gloria di Dio, per il bene nostro e dei
nostri fratelli.
Auguro a
ciascuno un Santo Natale ed un nuovo anno colmo di Benedizioni.
Fraternamente
Tonino Tirrito Coord. Diocesano
Promuovere
il dialogo tra Musulmani e Cristiani
Ho
trascorso sei mesi a Barnako, capitale del Mali, città musulmana.
Conoscere
da vicino un popolo di un'altra religione è un'esperienza importante per far
cadere certi preconcetti che spesso portiamo in noi.
I
musulmani praticanti (non estremisti) sono uomini e donne che, come noi, cercano
Dio, quel Dio che essi chiamano Allah. I musulmani cercano di salvare la loro
anima pregando cinque volte al giorno (cosa che fanno dovunque si trovano,
senza rispetto umano), praticando l'elemosina e i digiuni prescritti (il più
importante è il digiuno del Ramadan) e ubbidendo ai precetti del Corano. Essi
considerano Gesù un profeta e rispettano la Madre di Gesù, considerandola
pura, eletta su tutte le donne del creato.
Delle
ragazze madri musulmane accolte e assistite dalla nostra comunità si fermano
spesso davanti alla nostra statua di Maria e la pregano.
Ho
vissuto delle esperienze molto belle e positive con i musulmani.
lì
medico con cui lavoravo presso i neonati e le ragazze madri povere era
musulmano. E' un uomo buono, caritatevole, attento ai malati. Parlavamo spesso
di Dio e sia lui che io sapevamo che parlavamo dello stesso unico Dio che
chiamavamo in modo diverso.
Un
giorno ero passata con il semaforo rosso per errore. Dei vigili musulmani
avevano fischiato e mi avevano fermata per farmi la multa. Li supplicai di non
farmi pagare, tanto più perché stavo accompagnando una donna all'ospedale e
non volevo che ritardassero il mio cammino. Quei vigili musulmani allora mi
dissero; - Sorella, per questa volta non le facciamo la multa, però lei ci
benedica. Così scesi dalla Gip e pregai su ciascuno di loro con l'imposizione
delle mani. Altri musulmani che erano per strada si avvicinarono e chiesero
anche loro di essere benedetti, Certo una cosa simile mi ha molto stupita. I
musulmani amano essere benedetti dai cristiani e rispettano i consacrati.
Un
altro caso simile mi è successo quando, insieme a due mie consorelle, ero
andata all'aeroporto per ritirare una spedizione di pacchi pieni di vestiario,
medicine e
v
iveri per la missione. Di solito alla dogana si paga in
modo salato prima di ritirare la merce; inoltre i
pacchi vengono aperti, controllati, e spesso ci sono delle noie. Quel giorno
avevo parlato con la direttrice dell'ufficio doganale sperando di risparmiare un
po'. La donna (musulmana) si commosse quando le dissi che quei pacchi erano
destinati ai poveri e che noi vivevamo di provvidenza. Così lei diede ordine di
non farci pagare niente e anche di aiutarci a caricarli nel furgone. I pacchi
non furono neanche aperti. La donna ci chiese solo di benedirla e di pregare per
lei; così pregammo su di lei e su tuffo il personale del suo ufficio.
I
musulmani credono alle preghiere dei cristiani. Spesso le chiedono e anche si
confidano con preti e religiosi. Non facciamo di tutte le erbe un fascio
considerando tutti i musulmani dei terroristi pericolosi. Tanti uomini e donne
sono ricchi di bontà e santità... E poi che colpa ne hanno di essere nati in
un paese musulmano? Per fortuna Dio guarda i cuori.
Un
giorno nella nostra chiesetta di Bamako ho regalato
a diverse persone delle immagini di Maria (la
Madonna delle Lacrime di Siracusa). Questa immaginetta portava, incollato sul
retro, un piccolo pezzetto di cotone che aveva toccato il volto di Maria che
aveva lacrimato misteriosamente. Tra queste persone alle quali avevo regalato
l'immagine c'era una donna che aveva un tumore al seno e doveva essere operata.
Nel pomeriggio spasimava dal dolore e pensò di poggiare sul seno l'immagine
della Madonna chiedendole di alleviare quel dolore straziante. A contatto con
l'immagine di Maria il dolore si era placato e la donna si era addormentata.
Quando era poi andata a fare il controllo in vista dell'intervento i medici
constatarono che il tumore era scomparso.
Maria
non si era limitata a calmare il dolore ma aveva operato il miracolo.
Suor Maria Goretti
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