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CANTO IN LINGUE E "INTERFERENZE ANGELICHE" Nei nostri incontri di preghiera ci sono momenti in cui dall'assemblea si leva come un mormorio di voci, che somiglia al mormorio delle acque di un ruscello, al fruscio delle foglie degli alberi del bosco solcati da una brezza, e la preghiera vocale si trasforma in un canto, in cui ognuno dei partecipanti interviene con una sua melodia, e tutti insieme concorrono a produrre un'armonia strana ma bella. Il canto pu? assumere la forma del giubilo, noto alle prime generazioni cristiane di cui parla anche S. Agostino, commentando il salmo 32 (33), versetto 3: " Cantate al Signore un canto nuovo", o " in iubilatione ", come legge nella sua traduzione spiega quella " iubilatio " (o giubilo) come l'immagine dei lavoratori dei campi, i quali, quando mietono o quando vendemmiano o quando sono occupati in qualsiasi altro lavoro, cominciano ad esultare usando le parole dei canti, ma poi, inondati di letizia incontenibile, e non potendo esprimersi in parole, lasciano cadere le sillabe delle parole e si abbandonano al suono del giubilo, intendendo così spiegare senza parole quello che sentono nel cuore. Allora la gioia si dilata al di là dei limiti delle sillabe. Questo canto improvvisato senza parole lo troviamo nelle antiche liturgie, soprattutto pasquali, fino al nono secolo, quando la melodia spontanea e libera che seguiva l'ultima nota del canto venne sostituita dalla sequenza, con parole fisse e melodia prestabilita. Nella preghiera privata la pratica del giubilo, ossia del canto improvvisato senza parole, o con fonemi propri la ritroviamo nel Medio Evo e nell' Età Moderna, come ci testimoniano le vite dei santi: S. Francesco d'Assisi, S. Teresa d'Avila, S. Giovanni della Croce. Il giubilo, oggi, nel risveglio dei carismi, è comune nei Gruppi di Rinnovamento e nella preghiera privata di molti carismatici. E forse quel " prego nello Spirito " di S. Paolo pu? essere inteso in questo senso. Oltre che la forma del giubilo, il canto in lingue può assumere forme di un canto polifonico con parole articolate come se fossero vere lingue, e non è escluso che a tratti, lo siano. Le persone, quasi ascoltandosi tra di loro, convergono nell'esprimere un unico sentimento di lode o di ringraziamento o anche di implorazione di perdono. Succede talvolta, durante questi canti, di udire altre voci, come voci di un coro lontano che si avvicina e si unisce al canto dell'assemblea; succede anche di sentire il suono di altri strumenti, diversi da quelli usati dall'assemblea, che potenziano la musica e danno la sensazione di una deliziosa armonia celeste che integra quella terrena. La percezione di questi suoni (arpe, flauti, campane) talvolta è avvertita da alcuni dei partecipanti; a volte invece sembra captata da tutti o quasi tutti i presenti. Che si tratti, in questo caso, non di un fatto soggettivo personale, di una forma di suggestione collettiva, ma di un fenomeno reale oggettivo, trova conferma nella registrazione delle cassette. Riascoltando i nastri sonori, rileviamo con meraviglia queste " interferenze ", che convenzionalmente chiamiamo " interferenze angeliche " o " canti degli angeli ". Pensiamo che ci siano presenze celesti che si uniscono a noi nel lodare l'unico Signore del cielo e della terra. Ma gli angeli effettivamente cantano e suonano strumenti, se sono puri spiriti? Nell'Apocalisse assistiamo a solenni liturgie, in cui gli angeli, nei diversi ordini, intervengono con canti e suoni di arpe e di altri strumenti musicali. Si parla anche di trombe, di voci possenti, di tuoni come il fragore di molte acque, di cori angelici, di canti particolari. Si tratta evidentemente di visioni o di audizioni dell'autore dell'Apocalisse. Però attraverso questi segni, Dio narra la storia della Chiesa, il passato, il presente, il futuro, e fa intendere i misteri del Regno; osteggiato dal malvagio, che alla fine sarà distrutto con la vittoria definitiva dell'Agnello. Il canto degli angeli è la traduzione, in termini comprensibili a noi, di quella lode che gli spiriti celesti e tutte le creature rivolgono a Dio; una partecipazione del cielo alla lode che sale dalla terra, una condiscendenza di Dio alla nostra preghiera, facendo usare agli angeli il nostro linguaggio... Possiamo anche formulare un'altra ipotesi, almeno in alcuni casi. Nessuna voce, nessun canto isolato o corale si perde nell'universo.. Dio, con un particolare suo intervento, pu? farci riudire tratti di cori liturgici di altre epoche, o suoni di strumenti di altri tempi, effettivamente eseguiti, lembi di lode corale del passato, per dire che tutto, passato e presente, si fonde in un'unica lode. Qualsiasi spiegazione è buona se l'accettiamo col cuore di bambini, grati a Dio di quello che fa per attirare l'attenzione sulla sua presenza in mezzo a noi.
P. Matteo La Grua
IN DIFESA DELLA MORALE CRISTIANA
E' nostro dovere, ognuno per la sua parte, combattere la giusta battaglia in difesa dei santi principi che ci vengono da quella fonte inesauribile che è il Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo. Il giorno 14/05/2000 mi sono sentito profondamente indignato ascoltando e vedendo una trasmissione di RAI UNO che viene seguita. da tanta gente, tra cui anche dei giovani. In breve: una giovanetta di 15 anni chiede consiglio alla zia su come si deve comportare avendo avuto la richiesta, da parte del suo fidanzatino, di avere rapporti sessuali completi. La zia risponde che, a suo tempo, anche lei a 16 anni ha fatto la stessa esperienza, che l'ha lasciata indifferente; però la zia comunica tutto al padre della ragazza. A questo punto ci si aspetta che il padre intervenga consigliando la ragazza a capire l'errore in cui sta cadendo. E invece con molta stupidità consiglia la ragazza a regolarsi secondo quello che riterrà opportuno fare, per soddisfare ed appagare le sue esigenze del momento. A questo punto. ho preso penna e carta ed ho scritto al servizio opinioni della RAI-TV la lettera che segue:
Palermo 16/05/2000 Al Servizio Opinioni della RAI-TV. Sento il dovere di dissentire sulla immoralità trasmessa la sera del 14/05/2000 con la puntata del " Medico in famiglia". Io faccio il medico da quarantasei anni e non ho mai sentito di un padre che autorizza la figlia quindicenne ad avere rapporti sessuali a sua discrezione, secondo il piacere del momento. - Non penso che la propagazione di questi concetti immorali possa giovare alla formazione dei nostri giovani che, crescendo, sono chiamati a creare famiglie sane. - Se si contribuisce a sgretolare la famiglia, si pongono le basi per la disgregazione della nazione. Nell'antichità, Roma era fiera della vita sana e morale delle sue donne, che venivano prese ad esempio contro la vita immorale e corrotta delle donne etrusche. Con l'avvento del Cristianesimo la donna ha assunto un ruolo di alta moralità. Con l'avvento del Cristianesimo la donna ha assunto un ruolo di alta moralità e di sani principi, diventando punto di riferimento per tutta la società umana. Spetta a tutti noi il compito di difenderla: dall'infanzia alla maturità; è compito di una società sana proteggere la donna specialmente nel periodo della sua crescita, per avere poi delle mogli e delle madri degne di tali compiti. Devo invece complimentarmi per la trasmissione della rubrica " A sua immagine " condotta da Padre Raniero Cantalamessa: è fonte di arricchimento culturale e religioso; trasmette luce ed alta spiritualità. Mi piacerebbe che durasse più a lungo. Ringrazio per la cortese attenzione che mi sarà prestata (spero) e invio cordiali saluti. Dott. Calogero Verso
* Vengono in mente le parole scritte da S. Paolo nella Lettera ai Romani cap. I, versetto 21: " Essi sono inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa ". E nella conclusione dello stesso capitolo dice S. Paolo che " pur conoscendo il giudizio di Dio ", certi uomini " insensati " tali cose " non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa ". Ma il giudizio più severo lo dà Gesù: " Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino e fosse gettata negli abissi del mare " (Matteo 18,. 6-7). Io penso che non possiamo restare indifferenti di fronte a questi attacchi alla sana morale e pertanto, con ogni mezzo, dobbiamo respingere qualunque tentativo, anche subliminale, che possa scalfire l'armatura della nostra fede e della legge morale che Dio ha posta a difesa di chi crede in Lui. Sia lodato Gesù Cristo.
Dott. Calogero Verso
I CARCERATI, FRATELLI DA RECUPERARE
In ogni famiglia c'è sempre qualcuno più bisognoso di altri di aiuto, o perché più debole o perché malato o perché ha più problemi degli altri. In una famiglia sana quel figlio o quella figlia o quell'anziano sono circondati da cure e da premure: scatta la molla della solidarietà e dell'affetto per ridare alla persona cara la salute, la serenità, la gioia di vivere. Qualcosa di simile dovrebbe accadere, in una società " moralmente sana ", nei confronti dei bisognosi di ogni genere: poveri, malati, anziani, disabili, disoccupati, carcerati, tossicodipendenti, immigrati. La grande Famiglia umana deve provvedere, con cura ed attenzione ,a chi è più nel bisogno. Lo richiede la carità cristiana (Gesù ci ha insegnato che siamo tutti fratelli). Lo richiede anche la necessità e il dovere della solidarietà umana. Un paese che vuol progredire ha tutto da guadagnare da una vita serena ed equilibrata dei suoi componenti, tutto da perdere se in ogni angolo di strada si incontrano drammi, miserie, sofferenze. Il carcerato è sicuramente un fratello bisognoso di aiuto (morale o materiale). Non mi riferisco tanto al carcerato innocente: quello ha bisogno anzitutto di giustizia e di essere reintegrato nella sua dignità, nei suoi affetti, in tutto ci? che ha perduto in ogni campo. La società è in debito verso di lui, e in particolare la giustizia umana, che lo ha condannato ingiustamente. Moralmente parlando può stare a fianco di Gesù Cristo (anche Lui carcerato e condannato da innocente). Questo detenuto soffre per l'ingiustizia che ha subito, ma il suo animo può essere sereno: davanti a Dio e alla sua coscienza non ha colpe. Può camminare a testa alta. Ma la società ha il dovere di rendergli quello che gli ha tolto. Lo potrà fare solo in parte... Ma Dio, nell'altra vita, lo ricompenserà in abbondanza. Il carcerato colpevole, invece, sa di avere commesso degli errori, primo motivo di sofferenza per lui. Sente su di sé il peso di un castigo forse meritato, forse troppo severo, il disprezzo della gente, le conseguenze arrecate alla sua famiglia, alle persone che ha danneggiate. Moralmente soffre molto di più, se ha un animo sensibile. Più grave è la sua colpa più grave è la sua sofferenza, più gravoso il conto che sa di dovere rendere a Dio e al prossimo. Se potessimo stargli vicino e leggere nel fondo del suo cuore capiremmo tutta la sua angoscia; forse molti che lo odiano e lo maledicono sentirebbero per lui pietà. Il carcerato è un ammalato morale. Spesso anche un ammalato nel corpo e nella mente. La società ha il dovere di aiutarlo a guarire. Non solo perché, se guarisce veramente, potrà tornare ad essere un uomo come gli altri, forse migliore degli altri, utile a se stesso, alla sua famiglia, alla società, ma anche perché, se le colpe di quanto ha commesso in parte sono sue, in parte potrebbero essere anche della società dove è vissuto, che non ha saputo o voluto fare il possibile per prevenirle. Mi è capitato spesso di discutere con carcerati o coi loro familiari. Dietro ognuno di loro ce un dramma personale o familiare, una carenza di formazione morale, un'influenza negativa dell'ambiente. Il carcerato ha quasi sempre le sue colpe, più o meno gravi, ma spesso egli è anche vittima di una società che non l'ha saputo formare ai veri valori della vita, che non l'ha saputo aiutare nei suoi bisogni spirituali, prima ancora che materiali. E parlando di società comincerei dalla famiglia. Oggi la famiglia è tremendamente in crisi. Governanti e mass-media immorali e di corte vedute stanno facendo di tutto per distruggerla. La famiglia è il fondamento della società. Una volta distrutta la famiglia, la società può andare solo di male in peggio: aumenteranno i giovani sbandati, drogati, spacciatori, rapinatori - manovalanza a basso costo per la malavita organizzata, inquilini sempre più numerosi di carceri che scoppiano, altre vite distrutte per l'avvenire... Le istituzioni educative non possono stare a guardare. La Chiesa da tempo si batte per la famiglia, per l'umanizzazione delle carceri, ma dovrebbe fare di più per sostenere i giovani, per evangelizzare le famiglie; organizzare comitati parrocchiali per aiutare moralmente e materialmente le famiglie in difficoltà. La Scuola deve fare di più per impedire l'evasione dall'obbligo scolastico. Deve non solo istruire, ma soprattutto educare ai valori morali, formare le coscienze e le capacità lavorative dei giovani. I politici, t governanti, gli amministratori devono, anzitutto loro, dare esempio di onestà di correttezza, di sana gestione del potere loro conferito. Non basta reprimere il male: bisogna prevenirlo, consentendo ai giovani, ai padri di famiglia, ed anche a coloro che escono dal carcere, dopo aver già pagato il loro conto con la giustizia, di trovare un onesto lavoro. I carcerati, infine, non devono solo sentirsi vittime. Devono anche sapere riconoscere le proprie colpe (quando ne hanno) e impegnarsi, una volta usciti dal carcere, a fare di tutto per non tornare sulla strada sbagliata. A voi, fratelli carcerati, un lieto annuncio: Dio vi ama e vuole darvi il suo abbraccio e il suo perdono. Vuole darvi la vera libertà....
Luigi Ricotta
Vita dei cenacoli IL CENACOLO " NAZARETH"
Il cenacolo, tempo di crescita per il piccolo gregge, che si riunisce in casa di Rosa Parrinello, è formato da 15 persone. Tutti uniti nell'amore di Cristo Signore, preghiamo, lodiamo e ringraziamo. Segue una breve lettura dal Vangelo, che in precedenza viene indicata a tutti per la riflessione settimanale, e su quel brano scelto si fa la risonanza. Il tema è sempre lo stesso: l'Eucaristia, il pane disceso dal cielo. In questa condivisione della Parola vediamo come nella primavera dello Spirito ogni boccìolo fiorisce e fruttifica: man mano che si va avanti, si cominciano a vedere i piccoli frutti, perché i fiori vengono impollinati dallo Spirito trasformatore. Non tutti cresciamo allo stesso modo, ma ognuno secondo la propria disponibilità e fecondità spirituale. Ed ora dirò brevemente ciò che abbiamo fatto. All'inizio abbiamo approfondito il significato dell'Eucaristia, per accrescere in noi la riconoscenza e la gratitudine per questo dono del Signore. Abbiamo letto e commentato vari passi della Bibbia e del Catechismo della Chiesa Cattolica, ma il vero approfondimento lo abbiamo fatto con il cap. 6° del Vangelo di San Giovanni. Il miracolo della moltiplicazione dei pani è in Giovanni un'anticipazione dell'istituzione dell'Eucaristia, ma per gli uomini del tempo era sfamarsi della fame temporale. Dopo la moltiplicazione dei pani la folla rincorre Gesù al di là del lago. Ma Gesù rimprovera la folla: " Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna ". (Giovanni 6, 26-27). Sant'Agostino commenta: " Quanti cercano Gesù solo per i vantaggi temporali!... E' difficile che si cerchi Gesù per Gesù". La ricerca disinteressata del Signore presuppone la fede, ed è proprio questo il punto su cui Gesù insiste: " Questa è l'opera di Dio: credere in colui che Egli ha mandato" (Giov. 6, 29). Abbiamo pertanto insistito sulla fede in Cristo Gesù e sulla necessità di accostarci all'Eucaristia con rispetto, con amore, per nutrirci continuamente del pane di vita. Abbiamo messo in rilievo come l'Eucaristia, oltre ad essere il cibo che ci nutre e ci disseta, è anche comunione tra i fratelli. " Essendo uno solo il pane, noi siamo un corpo solo, sebbene in molti, partecipando tutti dello stesso pane " (I Cor. 10, 16-17). Come il pane eucaristico è uno solo (il Corpo di Cristo), così coloro che ne partecipano formano a loro volta un solo corpo, la Chiesa, corpo mistico di Cristo. Altrove San Paolo ha ricordato tutti i motivi che impegnano i credenti all'unità (Efesini 4, 6), e l'alimento corroborante di questa unità è l'unico pane eucaristico: " Appunto perché partecipiamo a un solo pane, diventiamo tutti un solo corpo di Cristo, un solo sangue e membra gli uni degli altri, essendo fatti concorporei con Cristo " (San Giovanni Damasceno). Il cristiano deve, quindi, trarre dalla Comunione eucaristica il frutto di una più intensa comunione con i fratelli. La teologia giovannea dell'Eucaristia, con la tipica allusione comunitaria, la riscontriamo nel simbolo della vite e dei tralci; quindi se il cristiano fa comunione con Cristo-vite, fa anche comunione con i tralci che fruttificano, cioè con i fratelli. Nel periodo di Quaresima abbiamo analizzato i testi di conversione e di penitenza nei profeti; durante il periodo pasquale abbiamo commentato le varie apparizioni di Gesù e le diverse mense eucaristiche con i discepoli, per farsi riconoscere e con gli Apostoli per far vedere loro che era realmente vivo.
Giuseppina Campria
L'ANGOLO DELLE TESTIMONIANZE (Questa volta ve le diciamo in poesia)
"CHI TURMENTU, STU RINNOVAMENTU"
Vai a' Nuci 'u lunedì c'e a catechesi e t'arricrìi.
'U martedì c'è 'u cenàculu, poi perdiri stu miraculu?
'U mercoledì c'è 'a priera ri sira e lu tò spiritu s'abbivìra.
'U giovedì matina c'è a guarigioni voi rinunciari a st' occasioni?
'A sira di venerdì c'è Margifaraci, ti v'a curchi cu l'anima 'mpaci.
C'a celebrazioni, 'u sabatu matina, ti nni vai a' casa cu l'anima china.
A duminica è d'u Signuri: c'e a missa a tutti l'uri.
'Na vota c'è 'u ritiru, n'autra vota u cunvegnu, tu chi dici? Chi fa... 'un ci vegnu?
Poi c'è u radunu regionali e chi fa... pozzu mancari?
C' è u cunvegnu a Rimini, na vota l'annu: ci vaiu puru.. Chi fazzu dannu?
Tri ghiorna di ccà, tri ghiorna di ddà... comu si fa... un si cci va?
Ora veni 'a 'stati - tu pensi - m'arriposu n'anticchia li sensi...
No! C'è Pergusa, all'oasi francescana, e ti squagghia n'autra simana!..
PRIANNU, PRIANNU...
Ogni lunedì, puntualmenti, nn'avermu truvatu ccà, tutta 'sta genti, pi fari condivisioni di paroli santi e esortazioni.
Talia lu Signuri zoccu fa: cu vi canusceva tempu fa? Ora semu tutti amici chi prigheri e vennu puru li mariti è li muggheri!
Sti gruppi hannu crisciutu di nummaru e di fecondità ma nuddu si sintissi granni, pi carità!... Arristamu semplici e nichi comu i picciriddi si 'un nni vulemu affirrari p'i capiddi!
Un grazi particulari va a patri La Grua ca di sta granni navi è la prua e a patri Giuseppi ca cu pacienza nn'ha fattu 'a catechesi e novi e menza.
Ma 'u cchiù simpaticu è Pasquali, mancu a circallu cci nn'è n 'autru uguali: mancu finemu di priari ca 'a luci nni veni a' astutari; ora nni pins?ò una cchiù bella: all'unnici nni sona 'a campanella!
Laura Chifari
RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTO Comitato Regionale di Servizio
XXIII CONVOCAZIONE REGIONALE
" Tu sei il Cristo, Il Figlio del Dio vivente " (cfr Mt 16, 16)
Caltanissetta Sabato I Luglio 2000 Stadio " Pian del Lago "
FONDAZIONE GESU' LIBERATORE PALERMO R. n. S.
SETTIMANA DI SPIRITUALITA' 22/27 Agosto 2000 presso OASI FRANCESCANA Pergusa (Enna)
Il corso è aperto a quanti dopo la Preghiera di Effusione, intendono fare un approfondito cammino di fede.
" Làvati sette volte nel Giordano e sarai guarito ". (Riflessioni su II Re, cap. 5)
Si effettuerà un servizio pullman di andata e ritorno - previa prenotazione - con partenza alle ore 08.00 dalla Piazza Stazione Natarbartolo e Motel Agip.
Per informazioni rivolgersi a: Pino Campodonico - Tel. 091.6822335
LE ATTIVITA' DEL GRUPPO SARANNO INTERROTTE L'8 LUGLIO E SARANNO RIPRESE IL 13 SETTEMBRE.
Anche se vai in vacanza Gesù ti segue..
Recapito: Parrocchia S. Cuore - Piazza Noce - PALERMO Pro manuscripto ad uso Interno dei gruppi R.n.S.
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