La Famiglia come Dio la vuole
a cura di padre Matteo La Grua

Onora tuo padre e tua madre
di Suor Maria Goretti

I Santi nascosti della vita di ogni giorno
di Luigi Ricotta
 
Dio perdonami   

LA FAMIGLIA COME DIO LA VUOLE


La famiglia voluta da Dio qui sulla terra è stampata ad immagine della Trinità. Se l'uomo è fatto ad immagine di Dio, anche la famiglia è fatta ad immagine della Famiglia eterna: Padre, Figlio e Spirito Santo in Cielo; Giuseppe, Maria,Gesù famiglia in terra, secondo. il modello della famiglia divina.
Ma la famiglia di Nazareth diventa modello per gli uomini: coloro che vogliono conservare l'ordine di Dio debbono specchiarsi in questa famiglia tipo: la famiglia di Nazareth. Oggi la famiglia è in crisi, ed è colpa nostra se in crisi si trova la famiglia cristiana, perché non abbiamo osservato il comando di Dio; abbiamo trasgredito il comandamento del Signore circa la famiglia e ci siamo lasciati trascinare dalla famiglia secondo il modello umano, secondo il modello del tempo; non abbiamo avuto la forza di reagire, non abbiamo lottato come dovevamo per conservare la culla della vita, per conservare l'ordine voluto da Dio nella famiglia; ed ecco, la famiglia cristiana è stata trascinata nel vortice della crisi familiare che attraversa il mondo d'oggi. Dobbiamo riflettete sulla colpevolezza nostra nel non saper reagire alle dottrine del mondo e al modo di agire del mondo; ci siamo lasciati ingoiare dal mondo, che pur dovevamo odiare, secondo il precetto del Signore; non abbiamo difeso il più grande tesoro che Dio ci ha dato,
su cui poggia tutta la vita dell'uomo: la famiglia.
Se la società degenera è perché degenera là famiglia. Se la famiglia si conserva intatta, siccome è la forza della vita, tutta l'umanità, tutta la società si conserva intatta; ma, toccata la famiglia, tutto crolla.
Oggi è in crisi l'autorità paterna; i figli non vogliono riconoscere l'autorità del padre e della madre; vogliono rendersi liberi e indipendenti, perché siamo tutti uguali
E' una dottrina perversa. E'.. vero che siamo uguali nella dignità umana, ma è anche: vero che c'è un ordine stabilito: c'è chi comanda, c'è chi obbedisce,c'è chi dirige e c'è chi deve essere diretto, perché questo è l'ordine voluto da Dio. Il Signore vuole che il padre sia onorato dai figli e ha stabilito il diritto della madre sulla prole. Dio esige l'onore dei figli nei riguardi del padre, che tiene il posto di Dio, ma lo esige anche nei riguardi della madre.Quando noi non sottomettiamo noi stessi al padre e alla madre; allora manchiamo al comandamento di Dio; Il Signore annette all'obbedienza al padre e alla madre ogni più larga benedizione. Quando i figli non si sentono benedetti, non si vedono benedetti, debbono esaminare il loro rapporto con i genitori: dove i figli si ribellano ai genitori, dove non onorano il padre o la madre, ivi sicuramente la maledizione scende, perché si apre la porta al male.
Dove c'è l'obbedienza, l'amore, la sottomissione, ivi c è lunghezza di vita, come dice la Scrittura, esenzione da malattie; ivi c'è la benedizione del Signore.
Questo è il primo rapporto dei figli con i propri genitori. Questo rapporto è convalidato dal modo di comportarsi di Gesù nei riguardi dei genitori:
"Era sottomesso a Giuseppe e a Maria . .
Giuseppe era colui che rappresentava Dio. Dopo Giuseppe veniva Maria che, pur essendo la più grande: in dignità tra le creature umane, perché era Regina del Cielo e della Terra, cioè al di sopra di tutte le creature anche angeliche, per il posto che aveva, era sottomessa a Giuseppe. E Gesù, pur essendo il figlio di Dio, per il posto che occupava; era sottomesso a Giuseppe ed a Maria
E' Dio che vuole quest'ordine, rispetta questo ordine. Dio si rivolge sempre a Giuseppe quando ha da prendere una soluzione. Quando è necessario fuggite in Egitto, Gesù, come dice il Vangelo, non è avvertito, non è avvertita Maria (dopo tutto il figlio era di Maria), ma Dio avverte Giuseppe.Quando la famiglia deve ritornare dall'Egitto Dio avverte Giuseppe, non Maria. Tutte le soluzioni vengono prese da Giuseppe, tutte le iniziative vengono da Giuseppe. Maria e Gesù sono sottomessi a Giuseppe perché lui è il capo di casa, è il padre costituito da Dio, sebbene Maria è sposa dello Spirito Santo, sebbene il Figlio è opera dello Spirito.Oggi la figura del padre è in crisi, ed è per questo che è in crisi tutta l'autorità. Quando l'autorità del padre non viene riconosciuta, viene scossa dalle fondamenta tutta la società umana, perché, se non si riconosce l'autorità del padre, non si riconoscerà qualsiasi autorità qui sulla terra, perché è dalla paternità che discende l'autorità. Ecco perché dobbiamo rivalutare la figura del padre. Siamo nell'anno del Padre e dobbiamo rivalutare la figura del padre se vogliamo salvare la famiglia. La madre deve rivalutare la figura del padre, davanti a se stessa e davanti a Dio. La Sacra Scrittura dice chiaramente che la moglie deve essere sottomessa al marito. E' la legge di Dio.
Possono venire tutte le leggi umane per modificare questo modo di essere in famiglia, ma saranno tutte leggi inique, che il cristiano non deve seguire. Il fatto che noi cristiani ci siamo adeguati alla mentalità moderna e abbiamo rivendicato la parità dei diritti ad oltranza tra marito e moglie, ha portato allo sfascio delle famiglie. La moglie deve essere sottomessa al marito. Il capo di casa è il marito; la moglie non deve ribellarsi; anche se ha gli stessi diritti del marito, la stessa dignità del marito, per il posto che occupa, deve essere sottomessa al marito, come Maria, Madre di Dio, è sottomessa a Giuseppe; come il figlio di Dio è sottomesso a Giuseppe. Ma anche i genitori hanno le loro responsabilità. Il padre deve occuparsi di tutta la famiglia, il marito della moglie; deve amarla, deve aiutarla, deve farla crescere nella vita, deve tutelarla. Il padre deve amare i figli, deve custodire i figli, deve sostenere i figli: è l'obbligo del padre. La madre deve sostenere i figli, deve allevarli, deve innanzitutto accettarli, quelli che il Signore le dà, non è arbitra. Con responsabilità deve accettare i figli di Dio e allevarli in piena sottomissione alle leggi del Signore, per cui ci sono i diritti, sì dei padri e delle madri verso i figli, ma ci sono anche dei diritti dei figli verso i genitori, innanzitutto il diritto ad essere rispettati come figli di Dio, il diritto ad essere sostenuti, fl diritto ad essere amati e di essere educati.
Quando si osservano i doveri e i diritti da entrambe le parti, allora la famiglia fiorisce; quando si infrange il rapporto, o tra marito e moglie o tra genitori e figli, la famiglia si sfascia.
E' inconcepibile, ed è scandaloso che, dopo un anno, due anni, la moglie dica: "Non sento più mente per il marito e me ne vado con un altro"; com'è scandaloso che il marito, dopo pochi mesi, un anno, sette anni dica: "Non sento più niente per mia moglie e me ne vado", lasciando così i figli.
Che cos'è questo non sentir niente? E' una tentazione diabolica; per stare uniti in famiglia non bisogna sentire:
c'e' il dovere! Il sentire può variare secondo i tempi e le circostanze per tanti motivi. Se noi fondiamo l'unità della famiglia sul "sentire la famiglia crolla.
L'unità coniugale è un dovere,
è un legame contratto davanti a Dio, eterno!.
Che cos'è questo "sento" e "non sento"? Poi sento di nuovo e mi unisco, poi non sento niente e me ne vado!... Non è il sentire che fonda la famiglia, ma è la volontà, è la volontà di entrambe le parti, giurata davanti a Dio, consacrata da un Sacramento. Quello che conta è questo.
Se non crediamo a questo e fondiamo la nostra casa sul sentimento è, come dice il Vangelo, una casa fondata sulla sabbia, non sulla roccia. Al primo uragano, al primo vento di tempesta (perché uragani e tempeste ce ne saranno sempre nella vita, come per noi ci saranno sempre il bel tempo e il cattivo tempo) quella casa crolla. Perché tante unioni crollano? Perché sono fondate sulla superficialità del "sentire" e sul preteso diritto di separarsi e di andarsene per conto proprio; sull'egoismo di star bene, di star meglio, non sopportando le difficoltà della vita, non sopportando tutte quelle prove che il vivere insieme comporta. Certamente vivere insieme è sacrificio, certamente stare insieme per tanti anni comporta dei momenti bruschi, ma tutti questi momenti bruschi vanno superati con la buona volontà, vanno superati soprattutto con la Grazia di Dio, e il buon Dio aiuterà. Ma è
sacrilego rompere il coniugio perché non si sente più niente..
Che cosa devi sentire, tu uomo, tu donna? Devi sentire il tuo dovere, non la voce dei sensi, non la voce dei sentimenti; perché la voce dei sensi, la voce dei sentimenti dura poco, varia da un minuto all'altro, e tu non hai fondato la famiglia su ciò che muta ogni momento, ma su ciò che è stabile: l'amore!
E la volontà di Dio è il giuramento che hai fatto davanti al Signore!
E' questa instabilità dell'unione matrimoniale che rende precaria la famiglia e rovina la società.
Noi famiglie cristiane siamo chiamate a salvare la società, e l'unica salvezza che possiamo dare alla società è
ristabilire l'unità della famiglia, ad ogni costo.
Non si deve udire in mezzo a noi il divorzio: è una legge iniqua, una legge malsana, una legge che ha rovinato tante coscienze, ha rovinato tanti figli, ha rovinato la società; non è una legge di Dio.
Già nell'Antico Testamento il Signore diceva: Io odio il divorzio...
Nell'Antico Testamento. E nel Nuovo Testamento c'è la voce di Gesù: - L'uomo non osi separare ciò che Dio ha unito, e se la donna si separa dal marito e ne prende un altro è adultera, e così anche all'inverso: se è la moglie a separarsi e sposa un altro uomo è adultera,
maledetta da Dio...
Qui c'è la maledizione di Dio.. . Il divorzio è maledetto da Dio.. . Anche la semplice separazione senza un motivo valido, non un secondo matrimonio, non un secondo divorzio, una seconda convivenza, è cosa non gradita a Dio. E allora noi pecchiamo contro Dio, contro i figli, contro la società, e non dobbiamo poi lamentarci che le cose vadano male, che le malattie imperversino sulla terra, che tutto crolla, che nella società non c e più modo di vivere: siamo stati noi a minare col nostro comportamento la vita della società e ad attirarci il castigo di Dio!
E allora, fratelli e sorelle, chiediamo al Signore di farci comprendere il valore della famiglia, cerchiamo di comprendere qual è il nostro dovere; pratichiamo e predichiamo queste cose. Facciamoci paladini di una famiglia sana, fondata sulle leggi di Dio, fondata sull'amore e non lasciamoci trascinare dagli esempi distruttivi di chi divorzia. Sentiamo spesso dire: "Questo ha divorziato da questa e ha sposato questa, ha divorziato dalla terza e ha sposato la quarta . . .' . E sono tutti personaggi riveriti da noi, applauditi da noi...
Peccato!...
Dovremmo disonorarli davanti a Dio, gridare! . . . E invece riveriamo i peccatori, riveriamo i modelli funesti, quelli che rovinano la società e si presentano davanti ai teleschermi come uomini di onore: sono questi gli assassini che noi riveriamo, rovina della nostra società, e che si presentano come modelli quando hanno scandalizzato e scandalizzano i nostri figli e li inducono a fare lo stesso.
Dobbiamo reagire. E' la coscienza cristiana che déve reagire e deve dire
pane al pane e vino al vino; dobbiamo guardare a Cristo, guardare al modello vero, unico che è quello della famiglia di Nazareth, mirare a salvaguardare il valore che Dio ha dato nelle nostre mani perché non sia sperperato.
Salviamo la famiglia! Se salviamo la famiglia. avremo salvato la società, ma se non salviamo la famiglia noi cooperiamo allo sfascio della società, e saremo coinvolti con tutti gli altri nel danno che già si profila davanti ai nostri occhi

                                                                     P. Matteo. La Grua



ONORA TUO PADRE E TUA MADRE


Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia, non contristarlo durante la sua vita. Anche se perdesse il senno, compatiscilo e non disprezzarlo, mentre sei nel pieno vigore.
Poiché la pietà verso il padre non sarà dimenticata, ti sarà computata a sconto dei peccati. Nel giorno della tua tribolazione Dio si ricorderà di te; come fa il calore sulla brina, si scioglieranno i tuoi peccati. Chi abbandona il padre è come un bestemmiatore, chi insulta la madre è maledetto dal Signore.

                        (Siracide, 3, 12-16)


Avere cura dei propri genitori, specialmente quando diventano anziani ed incapaci di provvedere ai propri bisogni, dovrebbe essere, da parte dei figli, un atteggiamento naturale. Papà e mamma ci hanno cresciuti con amore, si sono sacrificati per noi; adesso è venuto il tempo di ricambiare il loro amore.
Eppure non sempre è così. L'uomo, purtroppo, tende all'egoismo e al proprio comodo; non vuole impegnarsi a sostenere qualcuno che, umanamente, è inutile e improduttivo o può dare fastidi. Di solito si trovano delle scuse: la casa è troppo piccola e non è sufficiente per tutti, il lavoro non permette di accudire ai genitori, ed altri simili pretesti; e così spèsso i genitori finiscono la loro vita nello squallore di un ospizio. Noi cristiani abbiamo l'obbligo di testimoniare un comportamento che vada contro corrente, per dimostrare che siamo fedeli ai comandamenti del nostro Dio.
Per molti è più facile fare di tanto in tanto la carità ai poveri, ai missionari, insomma a quelli che rimangono fuori dalla nostra vita quotidiana; del resto non è difficile dare qualcosa ai lontani, visto che spesso le tasche sono piene e le case non mancano di nulla.
Ma che cosa vale ciò davanti a Dio, se poi dimentichiamo il prossimo più prossimo, coloro che ci hanno messi al mondo?!
Certo è molto più difficile prendersi a carico una mamma anziana, soprattutto se non è più autosufficiente o se ha un carattere difficile; ma è certo che se questo si fa con pazienza, con amore più che per sola obbedienza al quarto comandamento che dice:
Onora il padre e la madre, tale gesto sarà fonte di benedizioni per chi lo compie, per la sua casa, per i suoi figli; quest'uomo, o questa donna, nella loro vecchiaia, riceveranno rispetto e riverenza, perché il Signore userà misericordia secondo che ciascuno l' ha usata verso i propri genitori. Come vorreste finire i giorni della vostra vita?
Rispondete sinceramente a questa domanda e « fate agli altri ciò che vorreste che fosse fatto a voi ».
Suor Maria Goretti (da Venite, benedetti del Padre mio, Ed. Shalom)

I SANTI NASCOSTI DELLA VITA DI OGNI GIORNO

Spesso noi siamo convinti che i santi siano esseri straordinari, che fanno miracoli e prodigi, che hanno le stimmate, che conoscono per opera di Dio le cose future e così via. Ci sono, è vero, dei santi con doni straordinari, ma sono pochissimi.
La santità comune, la meno appariscente, ma forse la più gradita a Dio, è quella di chi vive ogni giorno la propria vita compiendo con amore, neL l'umiltà e nel silenzio, tutti i propri doveri: verso Dio, verso la famiglia, verso la società.
Ho partecipato, giorni fa, nella chiesa di San Giuseppe Cottolengo di Palermo, ai funerali di un mio ex-preside, il prof. Santo Gagliardi, ormai pensionato 81 enne.
Non c'erano autorità, non c'erano bandiere: solo parenti, amici, un'ex-bidella e qualche ex docente della sua scuola. Una cerimonia semplice e commovente.
Ripensando, dopo tanti anni, alla figura di questo Preside, dico che la santità ordinaria non potrebbe avere caratteristiche diverse.
Uomo profondamente religioso, ottimo padre di famiglia, amò teneramente e con tante cure ed attenzioni la moglie, le quattro figlie, i generi e i nipoti, ricambiato negli affetti.
Quando era mio preside alla scuola media di Borgo Nuovo, la prima scuola media istituita per servire due nuovi quartieri periferici di Palermo (Borgo Nuovo e CEP), usciva ogni giorno di buon mattino per ascoltare la prima messa. Alle
7,30 era già a scuola al lavoro. Primo ad arrivare, ultimo ad andar via. Per quanto io ricordi non fece mai un giorno di assenza. Seguiva con attenzione continua tutta la vita della scuota, sempre attento ad ogni necessità degli alunni, delle famiglie, del personale docente e non docente. Zelante e scrupoloso nei suoi doveri, stimolava tutti più con l'esempio che con le parole. Di ogni alunno ed alunna (ed erano tanti) cercava di conoscere la situazione personale e familiare. Per le famiglie più bisognose, oltre a procurare aiuti di ogni genere (libri, indumenti, viveri, medicine) - era anche un attivo membro della San Vincenzo -metteva spesso mano al portafoglio per aiutare casi urgenti e disperati, frequenti in quei quartieri poveri. Di pomeriggio tornava a scuola - ma spesso non tornava neppure a casa per il pranzo - per completare il suo lavoro, o per aiutare con lezioni private (naturalmente gratuite) gruppi di scolari che erano indietro nelle varie materie, convinto com'era che un ragazzo che, per vari motivi, non avesse potuto conseguire la licenza media era destinato a restare un emarginato. In quella scuola, (la media 358, poi "G. Cocchiera") che a quel tempo, e in quella zona, era un vero centro missionario e una fucina di ricerche sociologiche, a me piaceva intraprendere, con l'aiuto di alunni, di famiglie e di alcuni colleghi, coraggiose iniziative, che fecero spesso parlare i giornali e la televisione. Il Preside ci lasciava fare, a condizione che quegli esperimenti socio-culturali non fossero di pregiudizio alle normali attività didattiche. Era con-vinto (ed aveva ragione) che il vero rinnovamento sociale e culturale, la formazione delle coscienze non hanno tanto bisogno di iniziative clamorose, quanto soprattutto di lavoro umile, onesto, silenzioso, preciso, compiendo ciascuno, ogni giorno, scrupolosamente, il proprio dovere: preside, insegnanti, alunni, famiglie, personale non docente, insomma tutti.
Questo ci insegnava non facendoci lunghi discorsi, ma dando lui per primo l'esempio.
Quando lasciai la scuola media per passare ad insegnare negli istituti tecnici e poi al liceo pedagogico, il mio unico rimpianto era di aver lasciato la figura umile e paterna, ma insieme aperta e coraggiosa di questo Preside, il migliore tra quelli che ho conosciuti nei miei anni di insegnamento.
In chiesa, ai funerali, ho saputo come aveva trascorso i suoi anni da pensionato. Oltre a dedicare più tempo alla famiglia e ai nipoti (assai dolorosa per lui la perdita della moglie diletta e, precedentemente, di un fratello), aveva intensificato la partecipazione alle attività caritative parrocchiali e diocesane. Essendo membro, fin da giovane, di un gruppo di preghiera mariano vi partecipava assiduamente, come pure attivamente s'impegnava nelle opere della San Vincenzo. Dedicò molto tempo al volontariato nella Parrocchia, sia nella segreteria, sia per portare, come ministro straordinario dell'Eucarestia, la comunione agli ammalati. Esemplare l'accettazione delle sue sofferenze morali e fisiche, che non furono poche e aumentarono con l'età.
Se dovessi riassumere in dieci parole la personalità di quest'uomo dovrei definirlo così: ottimo marito, ottimo padre, ottimo lavoratore, ottimo cittadino,
ottimo cristiano.Vorrei aggiungere che, a mio modesto parere, gli uomini come lui sono, senza che molti se ne accorgano, i pilastri della società, l'humus fecondante della Chiesa.
                                                                                                                   
Luigi Ricotta


DIO, PERDONAMI


Ho spento per sempre due occhi che avevano diritto di vedere la luce e che mi avrebbero guardata con amore.
Ho soffocato per sempre una voce
che mi avrebbe chiamato: « Mamma! ».
Ho chiuso per sempre una bocca che mi avrebbe sorriso.
Ho fermato per sempre due piccole mani che avrebbero toccato il mio volto.
Ho arrestato due piccoli piedi
che avrebbero camminato con me nella vita.
Ho fermato per sempre i battiti di un cuore che palpitava nel mio grembo e che mi avrebbe amata di un amore immenso e che, a poca distanza di tempo, avrebbe portato nel mondo la gioia di vivere.
Ho ucciso.
Ho ucciso per sempre una vita nutrita col mio sangue.
Ho ucciso la vita della mia vita!
Da quell'istante il viso del mio Bambino
è entrato nel mio sguardo,
e dovunque poso i miei occhi io lo

« Mamma, perché mi hai ucciso? »
sembra che mi domandi -.
Io rispondo, in silenzio, col pianto.


Questa poesia è stata scritta da una «Ragazza Madre» che ha abortito volontariamente, ma che ora esperimenta i tremendi effetti del suo gesto.



Parrocchia S. Cuore - Piazza Noce - PALERMO
Pro manuscripto ad uso interno dei gruppi R.n.S.

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