“Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo discese sopra tutti coloro che ascoltavano la Parola. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si stupirono che anche sui pagani si fosse effuso il dono dello Spirito Santo” (At 10,44-45)
Il Rinnovamento Carismatico ha come punto chiave e di
riferimento la cosiddetta effusione dello Spirito. Essa non
è un’esperienza fine a se stessa, ma piuttosto l’inizio di
un cammino che ha per scopo un profondo rinnovamento della
vita, nella Chiesa.
Il termine “effusione” deriva dall’espressione degli Atti
degli Apostoli: Giovanni ha battezzato con acqua, voi
invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti
giorni
(At 1,5).
Fu a Pentecoste che si compì questa promessa di Gesù. Agli
Apostoli venne effuso lo Spirito Santo e restarono
profondamente trasformati.
Anche oggi è possibile questa esperienza, che ha un
significato particolare nella vita spirituale della persona
che la riceve. Quando questa è realmente cosciente di quello
che ha voluto ricevere, accade qualcosa nella sua vita. Ogni
volta che lo Spirito Santo prende possesso di un credente,
opera con potenza in lui; ma ciò potrà avvenire solo quando,
volontariamente e coscientemente, un cristiano preparerà e
aprirà tutto il suo essere, il suo spirito, la sua anima ed
il suo corpo, per far sì che lo Spirito Santo lo riempia di
Sé e diriga a Lui tutta la sua vita.
L’effusione consiste nella preghiera di fede che una
comunità cristiana innalza a Gesù perché effonda il suo
Spirito, in un modo nuovo e con abbondanza, sulla persona
che ardentemente lo chiede e lo desidera e per la quale si
prega. E’ evidente che ciò non costituisce un sacramento, ma
è in rapporto ai sacramenti dell’iniziazione cristiana: il
battesimo e la cresima. L’effusione infatti li attualizza,
rinnova e ravviva.
Il rapporto fondamentale è, però, con il sacramento del
battesimo. La designazione “battesimo nello Spirito”,
espressione con cui l’effusione viene pure chiamata, indica
infatti che si tratta di qualcosa che si fonda sul
sacramento del battesimo.
Se il battesimo con acqua è per la remissione dei peccati e
per l’adozione a figli di Dio, il battesimo nello Spirito
Santo è per la purificazione del credente e per la
trasmissione della stessa potenza di Dio in noi. E’ una
nuova forza che mette in attività il ricco potenziale di
grazia che Dio ha dato a ciascuno, secondo la propria
vocazione e secondo il carisma personale del proprio stato
di vita (cfr. 1Cor 7,7).
Questa effusione è una grazia di Dio che spezza la durezza
del nostro cuore, rimuove i rottami e gli ostacoli e ci
dispone affinché lo Spirito operi in noi in piena libertà.
E’ una vera e propria liberazione nell’intimo del credente,
in seguito al quale ha luogo una vera esplosione di vita,
che si manifesta esteriormente con grazie, doni, carismi e
frutti dello Spirito.
Fin dal battesimo con acqua possediamo lo Spirito Santo che
abita in noi come nel proprio tempio (cfr. 1Cor 6,19), e lì
Egli dimora con tutta la pienezza del suo essere infinito e
con tutta la potenzialità della sua attività divina. Ciò
nonostante, a causa di ostacoli, dighe e barriere che
volontariamente o involontariamente poniamo, la sua azione
non arriva a manifestarsi in noi in tutta la sua pienezza.
Il Signore non si impone con prepotenza, ma lascia a noi la
libertà di dargli spazio nella nostra vita oppure no.
Questa effusione dello Spirito di Dio ed il concedere che
esso operi in libertà produce nella persona una conversione
interiore radicale e una trasformazione profonda nella sua
vita; le dà una luce potente per capire meglio il mistero di
Dio, la spinge ad una donazione senza limiti all’azione
dello Spirito; le comunica i doni e i carismi necessari per
compiere la sua missione nel mondo e le conferisce una forza
divina per dare testimonianza di Gesù dappertutto ed in
diverse circostanze, anche nelle più sfavorevoli e
pericolose (pure fino alla morte, se necessario).
Questa esperienza singolare dell’azione di Dio ha anche
degli effetti sensibili e non raramente si sperimentano
profondi stati di pace, guarigioni da malattie fisiche e
psichiche e doni carismatici da esercitare per il bene
comune (cfr. 1Cor 12,7).
La necessità di “slegare” il battesimo
Per capire come un sacramento ricevuto tanti anni fa,
addirittura agli inizi della vita, possa improvvisamente
tornare a rivivere e sprigionare tanta energia e potenza è
necessario sapere che un sacramento può essere valido e
lecito, risultando però al contempo anche “legato”. Un
sacramento si dice “legato” se il suo frutto rimane
vincolato o non usufruito, per mancanza di certe condizioni
che ne impediscono l’efficacia. Un esempio estremo è il
sacramento del matrimonio o dell’ordine sacro, ricevuti in
stato di peccato mortale. In queste condizioni, tali
sacramenti non possono conferire nessuna grazia alle
persone; rimosso però l’ostacolo del peccato, con la
penitenza, si dice che il sacramento rivive grazie alla
fedeltà e alla irrevocabilità del dono di Dio. Dio resta
fedele anche se noi siamo infedeli perché egli non può
rinnegare se stesso (cfr. 2Tm 2,13).
Quello del matrimonio o dell’ordine sacro ricevuto in stato
di peccato è un caso estremo, ma sono possibili altri casi
in cui il sacramento, pur non essendo del tutto legato, non
è però neppure del tutto sciolto, cioè libero di operare i
suoi effetti.
I sacramenti non sono riti magici che agiscono
meccanicamente, all’insaputa dell’uomo, o prescindendo da
ogni sua collaborazione. La loro efficacia è frutto di una
sinergia, o collaborazione, tra l’onnipotenza divina e la
libertà umana.
In realtà il frutto del sacramento dipenderebbe tutto dalla
grazia divina; solo che questa grazia divina non agisce
senza il “sì’, cioè il consenso e l’apporto della creatura.
Il battesimo è davvero un ricchissimo pacco-dono che abbiamo
ricevuto al momento della nostra nascita in Dio. Ma è un
pacco-dono ancora sigillato: noi siamo ricchi perché
possediamo quel pacco (e perciò possiamo compiere tutti gli
atti necessari alla vita cristiana), ma non sappiamo cosa
possediamo. Ecco perché, nella maggioranza dei cristiani, il
battesimo è un sacramento “legato”.
Accanto al battesimo è presente un altro elemento
essenziale: la fede dell’uomo.
L’opera dell’uomo, cioè la fede, non ha la stessa importanza
e autonomia dell’opera di Dio, tuttavia l’atto di fede
comprende come elemento essenziale anche la risposta, il
“credo”, e in questo senso è considerato opera dell’uomo.
Ecco perché nei primi tempi della Chiesa il battesimo era un
evento così potente e ricco di grazia e perché non c’era
bisogno, normalmente, di una nuova effusione dello Spirito,
come quella che esiste oggi (sembra tuttavia accertato che
fino al VIII secolo questo rito fosse praticato come
completamento dei sacramenti dell’iniziazione). Il battesimo
veniva amministrato ad adulti che si convertivano dal
paganesimo e che, convenientemente istruiti, erano in grado
di fare, in occasione del battesimo, un atto di fede e una
scelta esistenziale libera e matura; al battesimo si
arrivava quindi attraverso una vera e propria conversione.
Perché il battesimo operi in tutta la sua forza, bisogna che
chi si accosta ad esso sia un discepolo, o sia intenzionato
a diventarlo seriamente.
La condizione favorevole che permetteva al battesimo, alle
origini della Chiesa, di operare con tanta potenza era
dunque questa: che l’opera di Dio e l’opera dell’uomo si
incontravano contemporaneamente, c’era un sincronismo
perfetto.
Ora questo sincronismo si è rotto; ricevendo il battesimo da
bambini, è venuto a mancare a poco a poco un atto di fede
libero e personale. Esso viene supplito, ed emesso, per così
dire, per interposta persona (genitori, padrini). Di fatto,
una volta, quando tutto l’ambiente che circondava il bambino
era cristiano e impregnato di fede, questa fede poteva
sbocciare, anche se più lentamente. Ora invece, nella
maggioranza dei casi, l’ambiente in cui il bambino cresce,
non è tale da aiutarlo a sbocciare nella fede
Ecco, allora, il senso dell’effusione dello Spirito. Essa è
una risposta di Dio alla disfunzione in cui è venuta a
trovarsi la vita cristiana. Egli infatti ha suscitato
all’interno della Chiesa movimenti tendenti a rinnovare
negli adulti l’iniziazione cristiana.
Il Rinnovamento Carismatico Cattolico ed il Rinnovamento
nello Spirito sono i principali movimenti, e in essi la
grazia principale è senza dubbio legata all’effusione dello
Spirito e a ciò che la precede. La sua efficacia nel
riattivare il battesimo consiste nel fatto che l’uomo reca
la sua parte, cioè fa una scelta di fede, preparata nel
pentimento, che permette all’opera di Dio di “liberarsi” e
di sprigionare tutta la sua forza. Il dono di Dio viene
finalmente “slegato” e lo Spirito si manifesta con tangibile
potenza nella vita cristiana.
Possiamo capire qualche cosa di più dell’effusione vedendola
in rapporto anche con la confermazione (cresima) che infatti
è considerata come un sacramento che sviluppa, conferma e
porta a compimento l’opera del battesimo. L’effusione è una
confermazione soggettiva e spontanea (non sacramentale) in
cui lo Spirito agisce non in forza dell’istituzione, ma in
forza della libera iniziativa dello Spirito e della
disponibilità del soggetto. Ci si sente spinti a collaborare
di più all’edificazione della Chiesa, a mettersi a servizio
di essa nei vari ministeri sia clericali che laicali, a dare
testimonianza a Cristo: tutte cose, queste, che richiamano
l’evento della Pentecoste e sono attualizzate nel sacramento
della cresima.
L’effusione dello Spirito non è l’unica occasione che si
conosca nella Chiesa per questa riviviscenza dei sacramenti
dell’iniziazione, e, in particolare, della venuta dello
Spirito Santo nell’anima in occasione del battesimo. C’è,
per esempio, il rinnovamento delle promesse battesimali
nella veglia pasquale, ci sono gli esercizi spirituali, c’è
la professione religiosa, chiamata un “secondo battesimo” e,
a livello sacramentale, abbiamo detto, la confermazione.
Non è difficile, poi, scoprire spesso nella vita dei Santi
la presenza di una “effusione spontanea”, specialmente in
occasione della loro conversione.
L’effusione dello Spirito non è perciò l’unica occasione di
rinnovamento della grazia battesimale. Essa però occupa un
posto tutto particolare per il fatto di essere aperta a
tutto il popolo di Dio, piccoli e grandi, e non soltanto ad
alcuni privilegiati che fanno gli esercizi spirituali
ignaziani o emettono la professione religiosa.
Viene da chiedersi da dove proviene questa straordinaria
forza che è sperimentabile in occasione della effusione, che
non è assolutamente una teoria bensì qualcosa che è
sperimentabile in prima persona da parte di tutti (laici e
religiosi).
Il testo biblico di riferimento lo si trova in Giovanni
1,32-33: Giovanni rese testimonianza dicendo: Ho visto lo
Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di
lui. lo non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare
con acqua mi aveva detto: L’uomo sul quale vedrai scendere e
rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo
.
L’effusione è perciò uno di questi modi con cui Gesù risorto
continua la sua opera essenziale di “battezzare nello
Spirito”. Non è soltanto il nostro battesimo che rivive
grazie ad essa, ma anche la cresima, la prima comunione,
l’ordinazione sacerdotale, la professione religiosa, il
matrimonio, tutte le grazie e tutti i carismi ricevuti. E’
davvero la grazia di una nuova Pentecoste.
Solo in questo modo si spiega la presenza del battesimo
nello Spirito tra i cristiani Pentecostali, per i quali la
iniziazione è un concetto estraneo e lo stesso battesimo di
acqua non riveste sempre l’importanza che ha per noi
cattolici e per le altre professioni cristiane. Il battesimo
nello Spirito ha una importante valenza di unione
interreligiosa che è necessario preservare, anche per il
ruolo di strumento in vista dell’unità finale di tutti i
cristiani.
Nell’effusione c’è una parte segreta, misteriosa, di Dio
che è diversa per ognuno perché Lui solo ci conosce
nell’intimo e può agire valorizzando la nostra
inconfondibile personalità; e c’è una parte palese, della
comunità, che è uguale per tutti e che costituisce una
specie di segno, con una certa analogia rispetto a quello
che sono i segni nei sacramenti. La parte visibile, o della
comunità, consiste soprattutto in tre cose: amore fraterno,
imposizione delle mani e preghiera. Sono elementi non
sacramentali, ma semplicemente biblici ed ecclesiali.
L’ imposizione delle mani può avere due significati: uno di
invocazione e uno di consacrazione. Vediamo, per esempio,
presenti entrambi questi tipi di imposizione delle mani
nella Messa: c’è una imposizione delle mani di carattere
invocatorio, ed è quella che il Sacerdote fa sulle offerte
al momento dell’epiclesi, quando prega dicendo: “Lo Spirito
Santo santifichi questi doni perché diventino il corpo e il
sangue di Gesù Cristo”; e c’è una imposizione delle mani
consacratoria, ed è quella che fanno i concelebranti sulle
offerte al momento della consacrazione. Nel rito stesso
della cresima, come si svolge attualmente, vi sono due
imposizioni delle mani: una previa di carattere invocatorio
e un’altra consacratoria che accompagna il gesto
dell’unzione crismale sulla fronte, nella quale si realizza
il sacramento vero e proprio.
Nell’effusione dello Spirito, l’imposizione delle mani ha un
carattere soltanto invocatorio, ed anche un valore altamente
simbolico in quanto richiama l’immagine dello Spirito Santo
che copre con la sua ombra. Questo simbolismo del gesto
dell’imposizione delle mani è messo in luce da Tertulliano
quando parla dell’imposizione delle mani sui battezzati: “La
carne è adombrata dall’imposizione delle mani perché l’anima
sia illuminata dallo Spirito” (Sulla risurrezione dei morti,
8, 3). C’è un paradosso, come in tutte le cose di Dio:
l’imposizione delle mani illumina adombrando.
Gli altri due elementi sono la preghiera e l’amore fraterno;
potremmo dire: l’amore fraterno che si esprime in preghiera.
Un amore fraterno è segno e veicolo dello Spirito Santo.
Questi, che è l’Amore, trova nell’amore fraterno il suo
ambiente naturale, il suo segno per eccellenza.
Anche la preghiera è messa in rapporto stretto, nel Nuovo
Testamento, con la effusione dello Spirito Santo. Del
battesimo di Gesù si dice che: mentre stava in preghiera,
il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo
(Lc
3,21-22), Fu la preghiera di Gesù, si direbbe, a far aprire
i cieli e a far scendere su di lui lo Spirito Santo. Anche
l’effusione della Pentecoste avvenne così: mentre tutti
costoro erano perseveranti nella preghiera, venne dal cielo
un rombo come di tuono e apparvero lingue di fuoco
(cfr.
At 2,1-4). Del resto Gesù stesso aveva detto: Io pregherò
il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore
(Gv
14,16): ogni volta l’effusione dello Spirito è messa in
rapporto con la preghiera.
Questi segni: l’imposizione delle mani, la preghiera e
l’amore fraterno, parlano tutti di semplicità; sono
strumenti semplici. Proprio in questo essi recano il marchio
delle azioni di Dio. Il contrario di ciò che fa il mondo:
nel mondo più sono grandi gli obiettivi da conseguire, più
l’apparato dei mezzi è complicato.
Se la semplicità è il marchio dell’agire divino, bisogna
preservare assolutamente questo marchio nel conferire
l’effusione dello Spirito, per questo la semplicità deve
risplendere in tutto: nella preghiera e nei gesti.
E’ bene ricordare che la grazia che si sperimenta
nell’effusione non viene né dalle persone presenti (laici o
religiosi) né dal soggetto che la riceve, ma solamente da
Dio. Non sono quindi coloro che pregano a conferire lo
Spirito Santo al fratello, ma lo invocano solamente. Lo
Spirito non può essere dato, da nessun uomo, neppure dal
Papa o dal Vescovo, perché nessun uomo possiede in proprio
lo Spirito Santo. Solo Gesù può dare lo Spirito Santo; gli
altri non lo posseggono, ma piuttosto sono posseduti da lui.
Perciò anche se l’effusione non è un sacramento, è però un
evento; un evento spirituale: questa potrebbe essere la
definizione che più si avvicina alla realtà. Un evento,
dunque qualcosa che avviene, che lascia il segno, che crea
una grande novità nella propria vita.
Conseguenze dell’Effusione
Per riassumere, la finalità del battesimo nello Spirito è
quello di vivere in pienezza l’iniziazione cristiana, che
appartiene a tutta la Chiesa, per diventare degli autentici
testimoni di Cristo e ricevere al contempo la forza
necessaria che altrimenti non potremmo avere in modo
naturale.
Già abbiamo ricevuto questa potenza dall’alto; ma essa resta
in noi sopita, come se fosse una forza legata dentro di noi.
Ecco perché tramite l’effusione questa forza viene sciolta,
liberata.
Con la preghiera di effusione si avvertono in noi degli
effetti particolari e sensibili dello Spirito poiché è Gesù
stesso che si manifesta e viene a possederci. Questa
Pentecoste personale produce l’effetto di una forza
trascinante, capace di trasformare totalmente la nostra vita
personale e spirituale. Milioni di persone che hanno
ricevuto la preghiera di effusione affermano che da quel
giorno la loro vita è cambiata radicalmente.
Visto che la preghiera di effusione mira a ravvivare in noi
la grazia, si manifestano spesso segni particolari
dell’azione libera dello Spirito nell’anima del credente.
Gli effetti di questa effusione sono reali e sperimentabili
e, sebbene possano variare da persona a persona o compaiano
gradualmente nella misura che si continua in questa “vita
nuova nello Spirito”, possono essere così descritti:
- Un amore grande e nuovo verso il Signore, una profonda
pace nell’anima e nello spirito, e una gioia esuberante che
scaturisce dal cuore.
- Una grande inclinazione alla preghiera.
- Un profondo sentimento di peccato personale e grande
desiderio di purificazione.
- Aumento di amore fraterno.
- Risveglio di una solida devozione a Maria, come madre Dio
e della Chiesa.
- Il dono permanente dello Spirito Santo che agisce
attivamente nella nostra persona e nella nostra vita
indirizzandoci verso le leggi di Dio.
- Un incontro vivo, reale e tangibile con il Cristo vivente
che si manifesta come duemila anni fa.
- Un’immersione profonda nel flusso d’amore di Dio che
talvolta provoca la temporanea perdita dei sensi corporei.
- La sperimentazione personale che realmente Gesù ci ama
così come siamo e che egli è morto in croce per noi
individualmente.
- Una profonda trasformazione interiore.
- Il risveglio di alcuni carismi straordinari per l’aiuto e
l’edificazione dei fratelli e della Chiesa (vedi sezione
specifica).
- Sete per la lettura della Bibbia ed una sua profonda
comprensione.
- Riscoperta dei Sacramenti e del Battesimo.
- Riconoscimento, nella fede, delle autorità ecclesiastiche.
- Un profondo attaccamento e riscoperta della Chiesa
gravitante intorno a Maria.
- Il desiderio e la forza di evangelizzare per far conoscere
Gesù a chiunque ci passi accanto.
Non sempre la manifestazione dello Spirito è immediata o
evidente come sopra esposto. In questo caso è bene ricordare
che i tempi di Dio non sono i nostri e che il Signore ci
conosce singolarmente meglio di noi stessi, conosce le
nostre necessità ed i tempi personali perciò agisce di
conseguenza.
E’ bene inoltre notare che, a differenza della consacrazione
allo Spirito Santo, che rappresenta un’attitudine attiva di
offerta e donazione allo stesso, nell’effusione prevale una
attitudine passiva affinché sia lo stesso Spirito di Dio a
possederci. Tipico esempio è quello di Maria quando
acconsentì di essere riempita dallo Spirito Santo per fare
la volontà di Dio: eccomi sono la serva del Signore,
avvenga di me quello che hai detto
(Lc 1,38).
Come il battesimo nello Spirito fu per gli Apostoli il
principio di una nuova vita, così anche per noi non deve
essere il punto di arrivo ma solo il principio di un vivere
realmente in pienezza la vita cristiana.
Fonte: estratti di un insegnamento di Padre Raniero Cantalamessa