L’Effusione o “Battesimo nello Spirito”

Fonte: estratti di un insegnamento di Padre Raniero Cantalamessa - www.diosalva.net

 

 

“Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo discese sopra tutti coloro che ascoltavano la Parola. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si stupirono che anche sui pagani si fosse effuso il dono dello Spirito Santo” (At 10,44-45)

Il Rinnovamento Carismatico ha come punto chiave e di riferimento la cosiddetta effusione dello Spirito. Essa non è un’esperienza fine a se stessa, ma piuttosto l’inizio di un cammino che ha per scopo un profondo rinnovamento della vita, nella Chiesa.
Il termine “effusione” deriva dall’espressione degli Atti degli Apostoli: Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni (At 1,5).
Fu a Pentecoste che si compì questa promessa di Gesù. Agli Apostoli venne effuso lo Spirito Santo e restarono profondamente trasformati.
Anche oggi è possibile questa esperienza, che ha un significato particolare nella vita spirituale della persona che la riceve. Quando questa è realmente cosciente di quello che ha voluto ricevere, accade qualcosa nella sua vita. Ogni volta che lo Spirito Santo prende possesso di un credente, opera con potenza in lui; ma ciò potrà avvenire solo quando, volontariamente e coscientemente, un cristiano preparerà e aprirà tutto il suo essere, il suo spirito, la sua anima ed il suo corpo, per far sì che lo Spirito Santo lo riempia di Sé e diriga a Lui tutta la sua vita.
L’effusione consiste nella preghiera di fede che una comunità cristiana innalza a Gesù perché effonda il suo Spirito, in un modo nuovo e con abbondanza, sulla persona che ardentemente lo chiede e lo desidera e per la quale si prega. E’ evidente che ciò non costituisce un sacramento, ma è in rapporto ai sacramenti dell’iniziazione cristiana: il battesimo e la cresima. L’effusione infatti li attualizza, rinnova e ravviva.
Il rapporto fondamentale è, però, con il sacramento del battesimo. La designazione “battesimo nello Spirito”, espressione con cui l’effusione viene pure chiamata, indica infatti che si tratta di qualcosa che si fonda sul sacramento del battesimo.
Se il battesimo con acqua è per la remissione dei peccati e per l’adozione a figli di Dio, il battesimo nello Spirito Santo è per la purificazione del credente e per la trasmissione della stessa potenza di Dio in noi. E’ una nuova forza che mette in attività il ricco potenziale di grazia che Dio ha dato a ciascuno, secondo la propria vocazione e secondo il carisma personale del proprio stato di vita (cfr. 1Cor 7,7).
Questa effusione è una grazia di Dio che spezza la durezza del nostro cuore, rimuove i rottami e gli ostacoli e ci dispone affinché lo Spirito operi in noi in piena libertà. E’ una vera e propria liberazione nell’intimo del credente, in seguito al quale ha luogo una vera esplosione di vita, che si manifesta esteriormente con grazie, doni, carismi e frutti dello Spirito.
Fin dal battesimo con acqua possediamo lo Spirito Santo che abita in noi come nel proprio tempio (cfr. 1Cor 6,19), e lì Egli dimora con tutta la pienezza del suo essere infinito e con tutta la potenzialità della sua attività divina. Ciò nonostante, a causa di ostacoli, dighe e barriere che volontariamente o involontariamente poniamo, la sua azione non arriva a manifestarsi in noi in tutta la sua pienezza. Il Signore non si impone con prepotenza, ma lascia a noi la libertà di dargli spazio nella nostra vita oppure no.
Questa effusione dello Spirito di Dio ed il concedere che esso operi in libertà produce nella persona una conversione interiore radicale e una trasformazione profonda nella sua vita; le dà una luce potente per capire meglio il mistero di Dio, la spinge ad una donazione senza limiti all’azione dello Spirito; le comunica i doni e i carismi necessari per compiere la sua missione nel mondo e le conferisce una forza divina per dare testimonianza di Gesù dappertutto ed in diverse circostanze, anche nelle più sfavorevoli e pericolose (pure fino alla morte, se necessario).
Questa esperienza singolare dell’azione di Dio ha anche degli effetti sensibili e non raramente si sperimentano profondi stati di pace, guarigioni da malattie fisiche e psichiche e doni carismatici da esercitare per il bene comune (cfr. 1Cor 12,7).

La necessità di “slegare” il battesimo

Per capire come un sacramento ricevuto tanti anni fa, addirittura agli inizi della vita, possa improvvisamente tornare a rivivere e sprigionare tanta energia e potenza è necessario sapere che un sacramento può essere valido e lecito, risultando però al contempo anche “legato”. Un sacramento si dice “legato” se il suo frutto rimane vincolato o non usufruito, per mancanza di certe condizioni che ne impediscono l’efficacia. Un esempio estremo è il sacramento del matrimonio o dell’ordine sacro, ricevuti in stato di peccato mortale. In queste condizioni, tali sacramenti non possono conferire nessuna grazia alle persone; rimosso però l’ostacolo del peccato, con la penitenza, si dice che il sacramento rivive grazie alla fedeltà e alla irrevocabilità del dono di Dio. Dio resta fedele anche se noi siamo infedeli perché egli non può rinnegare se stesso (cfr. 2Tm 2,13).
Quello del matrimonio o dell’ordine sacro ricevuto in stato di peccato è un caso estremo, ma sono possibili altri casi in cui il sacramento, pur non essendo del tutto legato, non è però neppure del tutto sciolto, cioè libero di operare i suoi effetti.
I sacramenti non sono riti magici che agiscono meccanicamente, all’insaputa dell’uomo, o prescindendo da ogni sua collaborazione. La loro efficacia è frutto di una sinergia, o collaborazione, tra l’onnipotenza divina e la libertà umana.
In realtà il frutto del sacramento dipenderebbe tutto dalla grazia divina; solo che questa grazia divina non agisce senza il “sì’, cioè il consenso e l’apporto della creatura.
Il battesimo è davvero un ricchissimo pacco-dono che abbiamo ricevuto al momento della nostra nascita in Dio. Ma è un pacco-dono ancora sigillato: noi siamo ricchi perché possediamo quel pacco (e perciò possiamo compiere tutti gli atti necessari alla vita cristiana), ma non sappiamo cosa possediamo. Ecco perché, nella maggioranza dei cristiani, il battesimo è un sacramento “legato”.
Accanto al battesimo è presente un altro elemento essenziale: la fede dell’uomo.
L’opera dell’uomo, cioè la fede, non ha la stessa importanza e autonomia dell’opera di Dio, tuttavia l’atto di fede comprende come elemento essenziale anche la risposta, il “credo”, e in questo senso è considerato opera dell’uomo.
Ecco perché nei primi tempi della Chiesa il battesimo era un evento così potente e ricco di grazia e perché non c’era bisogno, normalmente, di una nuova effusione dello Spirito, come quella che esiste oggi (sembra tuttavia accertato che fino al VIII secolo questo rito fosse praticato come completamento dei sacramenti dell’iniziazione). Il battesimo veniva amministrato ad adulti che si convertivano dal paganesimo e che, convenientemente istruiti, erano in grado di fare, in occasione del battesimo, un atto di fede e una scelta esistenziale libera e matura; al battesimo si arrivava quindi attraverso una vera e propria conversione.
Perché il battesimo operi in tutta la sua forza, bisogna che chi si accosta ad esso sia un discepolo, o sia intenzionato a diventarlo seriamente.
La condizione favorevole che permetteva al battesimo, alle origini della Chiesa, di operare con tanta potenza era dunque questa: che l’opera di Dio e l’opera dell’uomo si incontravano contemporaneamente, c’era un sincronismo perfetto.
Ora questo sincronismo si è rotto; ricevendo il battesimo da bambini, è venuto a mancare a poco a poco un atto di fede libero e personale. Esso viene supplito, ed emesso, per così dire, per interposta persona (genitori, padrini). Di fatto, una volta, quando tutto l’ambiente che circondava il bambino era cristiano e impregnato di fede, questa fede poteva sbocciare, anche se più lentamente. Ora invece, nella maggioranza dei casi, l’ambiente in cui il bambino cresce, non è tale da aiutarlo a sbocciare nella fede
Ecco, allora, il senso dell’effusione dello Spirito. Essa è una risposta di Dio alla disfunzione in cui è venuta a trovarsi la vita cristiana. Egli infatti ha suscitato all’interno della Chiesa movimenti tendenti a rinnovare negli adulti l’iniziazione cristiana.
Il Rinnovamento Carismatico Cattolico ed il Rinnovamento nello Spirito sono i principali movimenti, e in essi la grazia principale è senza dubbio legata all’effusione dello Spirito e a ciò che la precede. La sua efficacia nel riattivare il battesimo consiste nel fatto che l’uomo reca la sua parte, cioè fa una scelta di fede, preparata nel pentimento, che permette all’opera di Dio di “liberarsi” e di sprigionare tutta la sua forza. Il dono di Dio viene finalmente “slegato” e lo Spirito si manifesta con tangibile potenza nella vita cristiana.
Possiamo capire qualche cosa di più dell’effusione vedendola in rapporto anche con la confermazione (cresima) che infatti è considerata come un sacramento che sviluppa, conferma e porta a compimento l’opera del battesimo. L’effusione è una confermazione soggettiva e spontanea (non sacramentale) in cui lo Spirito agisce non in forza dell’istituzione, ma in forza della libera iniziativa dello Spirito e della disponibilità del soggetto. Ci si sente spinti a collaborare di più all’edificazione della Chiesa, a mettersi a servizio di essa nei vari ministeri sia clericali che laicali, a dare testimonianza a Cristo: tutte cose, queste, che richiamano l’evento della Pentecoste e sono attualizzate nel sacramento della cresima.
L’effusione dello Spirito non è l’unica occasione che si conosca nella Chiesa per questa riviviscenza dei sacramenti dell’iniziazione, e, in particolare, della venuta dello Spirito Santo nell’anima in occasione del battesimo. C’è, per esempio, il rinnovamento delle promesse battesimali nella veglia pasquale, ci sono gli esercizi spirituali, c’è la professione religiosa, chiamata un “secondo battesimo” e, a livello sacramentale, abbiamo detto, la confermazione.
Non è difficile, poi, scoprire spesso nella vita dei Santi la presenza di una “effusione spontanea”, specialmente in occasione della loro conversione.
L’effusione dello Spirito non è perciò l’unica occasione di rinnovamento della grazia battesimale. Essa però occupa un posto tutto particolare per il fatto di essere aperta a tutto il popolo di Dio, piccoli e grandi, e non soltanto ad alcuni privilegiati che fanno gli esercizi spirituali ignaziani o emettono la professione religiosa.
Viene da chiedersi da dove proviene questa straordinaria forza che è sperimentabile in occasione della effusione, che non è assolutamente una teoria bensì qualcosa che è sperimentabile in prima persona da parte di tutti (laici e religiosi).
Il testo biblico di riferimento lo si trova in Giovanni 1,32-33: Giovanni rese testimonianza dicendo: Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. lo non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L’uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo.
L’effusione è perciò uno di questi modi con cui Gesù risorto continua la sua opera essenziale di “battezzare nello Spirito”. Non è soltanto il nostro battesimo che rivive grazie ad essa, ma anche la cresima, la prima comunione, l’ordinazione sacerdotale, la professione religiosa, il matrimonio, tutte le grazie e tutti i carismi ricevuti. E’ davvero la grazia di una nuova Pentecoste.
Solo in questo modo si spiega la presenza del battesimo nello Spirito tra i cristiani Pentecostali, per i quali la iniziazione è un concetto estraneo e lo stesso battesimo di acqua non riveste sempre l’importanza che ha per noi cattolici e per le altre professioni cristiane. Il battesimo nello Spirito ha una importante valenza di unione interreligiosa che è necessario preservare, anche per il ruolo di strumento in vista dell’unità finale di tutti i cristiani.

Nell’effusione c’è una parte segreta, misteriosa, di Dio che è diversa per ognuno perché Lui solo ci conosce nell’intimo e può agire valorizzando la nostra inconfondibile personalità; e c’è una parte palese, della comunità, che è uguale per tutti e che costituisce una specie di segno, con una certa analogia rispetto a quello che sono i segni nei sacramenti. La parte visibile, o della comunità, consiste soprattutto in tre cose: amore fraterno, imposizione delle mani e preghiera. Sono elementi non sacramentali, ma semplicemente biblici ed ecclesiali.
L’ imposizione delle mani può avere due significati: uno di invocazione e uno di consacrazione. Vediamo, per esempio, presenti entrambi questi tipi di imposizione delle mani nella Messa: c’è una imposizione delle mani di carattere invocatorio, ed è quella che il Sacerdote fa sulle offerte al momento dell’epiclesi, quando prega dicendo: “Lo Spirito Santo santifichi questi doni perché diventino il corpo e il sangue di Gesù Cristo”; e c’è una imposizione delle mani consacratoria, ed è quella che fanno i concelebranti sulle offerte al momento della consacrazione. Nel rito stesso della cresima, come si svolge attualmente, vi sono due imposizioni delle mani: una previa di carattere invocatorio e un’altra consacratoria che accompagna il gesto dell’unzione crismale sulla fronte, nella quale si realizza il sacramento vero e proprio.
Nell’effusione dello Spirito, l’imposizione delle mani ha un carattere soltanto invocatorio, ed anche un valore altamente simbolico in quanto richiama l’immagine dello Spirito Santo che copre con la sua ombra. Questo simbolismo del gesto dell’imposizione delle mani è messo in luce da Tertulliano quando parla dell’imposizione delle mani sui battezzati: “La carne è adombrata dall’imposizione delle mani perché l’anima sia illuminata dallo Spirito” (Sulla risurrezione dei morti, 8, 3). C’è un paradosso, come in tutte le cose di Dio: l’imposizione delle mani illumina adombrando.
Gli altri due elementi sono la preghiera e l’amore fraterno; potremmo dire: l’amore fraterno che si esprime in preghiera. Un amore fraterno è segno e veicolo dello Spirito Santo. Questi, che è l’Amore, trova nell’amore fraterno il suo ambiente naturale, il suo segno per eccellenza.
Anche la preghiera è messa in rapporto stretto, nel Nuovo Testamento, con la effusione dello Spirito Santo. Del battesimo di Gesù si dice che: mentre stava in preghiera, il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo (Lc 3,21-22), Fu la preghiera di Gesù, si direbbe, a far aprire i cieli e a far scendere su di lui lo Spirito Santo. Anche l’effusione della Pentecoste avvenne così: mentre tutti costoro erano perseveranti nella preghiera, venne dal cielo un rombo come di tuono e apparvero lingue di fuoco (cfr. At 2,1-4). Del resto Gesù stesso aveva detto: Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore (Gv 14,16): ogni volta l’effusione dello Spirito è messa in rapporto con la preghiera.
Questi segni: l’imposizione delle mani, la preghiera e l’amore fraterno, parlano tutti di semplicità; sono strumenti semplici. Proprio in questo essi recano il marchio delle azioni di Dio. Il contrario di ciò che fa il mondo: nel mondo più sono grandi gli obiettivi da conseguire, più l’apparato dei mezzi è complicato.
Se la semplicità è il marchio dell’agire divino, bisogna preservare assolutamente questo marchio nel conferire l’effusione dello Spirito, per questo la semplicità deve risplendere in tutto: nella preghiera e nei gesti.
E’ bene ricordare che la grazia che si sperimenta nell’effusione non viene né dalle persone presenti (laici o religiosi) né dal soggetto che la riceve, ma solamente da Dio. Non sono quindi coloro che pregano a conferire lo Spirito Santo al fratello, ma lo invocano solamente. Lo Spirito non può essere dato, da nessun uomo, neppure dal Papa o dal Vescovo, perché nessun uomo possiede in proprio lo Spirito Santo. Solo Gesù può dare lo Spirito Santo; gli altri non lo posseggono, ma piuttosto sono posseduti da lui.
Perciò anche se l’effusione non è un sacramento, è però un evento; un evento spirituale: questa potrebbe essere la definizione che più si avvicina alla realtà. Un evento, dunque qualcosa che avviene, che lascia il segno, che crea una grande novità nella propria vita.

Conseguenze dell’Effusione

Per riassumere, la finalità del battesimo nello Spirito è quello di vivere in pienezza l’iniziazione cristiana, che appartiene a tutta la Chiesa, per diventare degli autentici testimoni di Cristo e ricevere al contempo la forza necessaria che altrimenti non potremmo avere in modo naturale.
Già abbiamo ricevuto questa potenza dall’alto; ma essa resta in noi sopita, come se fosse una forza legata dentro di noi. Ecco perché tramite l’effusione questa forza viene sciolta, liberata.
Con la preghiera di effusione si avvertono in noi degli effetti particolari e sensibili dello Spirito poiché è Gesù stesso che si manifesta e viene a possederci. Questa Pentecoste personale produce l’effetto di una forza trascinante, capace di trasformare totalmente la nostra vita personale e spirituale. Milioni di persone che hanno ricevuto la preghiera di effusione affermano che da quel giorno la loro vita è cambiata radicalmente.
Visto che la preghiera di effusione mira a ravvivare in noi la grazia, si manifestano spesso segni particolari dell’azione libera dello Spirito nell’anima del credente. Gli effetti di questa effusione sono reali e sperimentabili e, sebbene possano variare da persona a persona o compaiano gradualmente nella misura che si continua in questa “vita nuova nello Spirito”, possono essere così descritti:

- Un amore grande e nuovo verso il Signore, una profonda pace nell’anima e nello spirito, e una gioia esuberante che scaturisce dal cuore.
- Una grande inclinazione alla preghiera.
- Un profondo sentimento di peccato personale e grande desiderio di purificazione.
- Aumento di amore fraterno.
- Risveglio di una solida devozione a Maria, come madre Dio e della Chiesa.
- Il dono permanente dello Spirito Santo che agisce attivamente nella nostra persona e nella nostra vita indirizzandoci verso le leggi di Dio.
- Un incontro vivo, reale e tangibile con il Cristo vivente che si manifesta come duemila anni fa.
- Un’immersione profonda nel flusso d’amore di Dio che talvolta provoca la temporanea perdita dei sensi corporei.
- La sperimentazione personale che realmente Gesù ci ama così come siamo e che egli è morto in croce per noi individualmente.
- Una profonda trasformazione interiore.
- Il risveglio di alcuni carismi straordinari per l’aiuto e l’edificazione dei fratelli e della Chiesa (vedi sezione specifica).
- Sete per la lettura della Bibbia ed una sua profonda comprensione.
- Riscoperta dei Sacramenti e del Battesimo.
- Riconoscimento, nella fede, delle autorità ecclesiastiche.
- Un profondo attaccamento e riscoperta della Chiesa gravitante intorno a Maria.
- Il desiderio e la forza di evangelizzare per far conoscere Gesù a chiunque ci passi accanto.

Non sempre la manifestazione dello Spirito è immediata o evidente come sopra esposto. In questo caso è bene ricordare che i tempi di Dio non sono i nostri e che il Signore ci conosce singolarmente meglio di noi stessi, conosce le nostre necessità ed i tempi personali perciò agisce di conseguenza.
E’ bene inoltre notare che, a differenza della consacrazione allo Spirito Santo, che rappresenta un’attitudine attiva di offerta e donazione allo stesso, nell’effusione prevale una attitudine passiva affinché sia lo stesso Spirito di Dio a possederci. Tipico esempio è quello di Maria quando acconsentì di essere riempita dallo Spirito Santo per fare la volontà di Dio: eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto (Lc 1,38).
Come il battesimo nello Spirito fu per gli Apostoli il principio di una nuova vita, così anche per noi non deve essere il punto di arrivo ma solo il principio di un vivere realmente in pienezza la vita cristiana.

Fonte: estratti di un insegnamento di Padre Raniero Cantalamessa

 

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