FARE PENITENZA DEI NOSTRI PECCATI

Catechesi durante la predica della S. Messa del mercoledì 

pomeriggio del 16.05.01 (S. Margherita di Cortone)


Padre Matteo La Grua

Io colgo l’occasione per ricordare a tutti il dovere di fare penitenza dei nostri peccati; non perché il Signore ci ha perdonato noi possiamo così impunemente cantare e lodare Dio e scordarci di fare penitenza. 

La penitenza rientra nel cammino della vita spirituale. Cantiamo, cantando calpestiamo ancora i nostri peccati, ma una vita penitente,  una vita morigerata, una vita tutta dedita a Dio, una vita che si vede che è diversa da quella degli altri anche nell’abito, questo si. 

Il Signore lo chiede a noi. Soltanto allora possiamo essere incisivi sugli altri, possiamo impressionare gli altri. Quando noi “rinnovati” non siamo più incisivi, non impressioniamo più gli altri, non facciamo scalpore, per la nostra vita buona e santa e allora il “Rinnovamento” ha perduto il suo mordente. Dio lo ha dato come lievito nella società, come fermento di vita nuova nella società, e il fermento si mette nella massa non cantando e lodando, anche questo, ma ascoltando e lodando con la vita, una vita nuova, una vita tutta di Dio. Questo è il fermento che il Signore vuole, questo è il lievito immesso nella massa, questa è la novità dello Spirito, e questo è l’impegno che noi dobbiamo prendere. 

Peccatrice e non peccatrice, peccatori e non peccatori, ma un pò di peccatori e peccatrici così un po’ questo appellativo ci conviene anche a noi. E non vado oltre, perché vorrei fermarmi un momento, cinque minuti, un po’ sullo schema della nostra preghiera. Cioè noi preghiamo; lo schema della preghiera che non deve avere uno schema ma che in un certo qual modo deve avere un ritmo esige che sia un po’ come quella della Messa, dove c’è prima l’accoglienza: “il Signore sia con voi”, il Signore è con voi è l’accoglienza gioiosa che il sacerdote fa a tutti e che Cristo fa a tutti noi. E’ un momento bello di fraternità, Cristo ci riconosce come fratelli, Dio ci riconosce come figli, e tutti ci riconosciamo fratelli, figli dell’unico padre e siamo in gioia, ecco allora questo è il primo momento. Ma subito dopo questo momento c’è la purificazione. “Chi salirà il monte del Signore? Chi salirà il monte del Signore?”. “Chi ha cuore puro e mani innocenti.” 

Anche breve la purificazione ci vuole, per lasciare un po’ per terra il gravame che portiamo dalle nostre case, per lasciare un poco giù sulle nostre sedie tutto ciò che ci opprime, purificarci mentalmente, cordialmente per salire il monte del Signore, per avere le mani pure e il cuore mondo e lodare il Signore, per vedere il volto del Signore, per ascoltare la voce del Signore e metterci in ascolto di quello che il Signore ci dirà. Dopo questo primo momento che sia pur breve di purificazione che necessariamente non deve essere così con la faccia per terra ma può essere anche gioiosa, ma una vera purificazione che noi chiediamo allo Spirito. “Spirito di Dio vieni su di noi, purificaci, plasmaci, lavaci” ossia quel canto che  allo Spirito noi facciamo, allora noi esplodiamo nella lode. Il Gloria; “Gloria a Dio nell’alto dei cieli” dice il sacerdote dopo avere detto: “Signore pietà Cristo pietà Signore pietà”. Dopo questo primo momento brevissimo esplode la Gloria che nasce dall’esserci purificati davanti al Signore mediante lo Spirito. Poi segue nello schema liturgico segue la Parola di Dio,  dopo una breve preghiera così l’ascolto della Parola; poi ecco la parola di Dio e poi ci offriamo al Signore e incomincia la vera preghiera dopo l’ascolto della Parola, la preghiera a Dio; l’oblazione, che esplode alla fine in un canto del prefazio, il grande canto di gloria cioè:”Santo Santo Santo il Signore”. Questo Santo Santo il Signore, questo prefazio scaturisce dall’ascolto della Parola che è maturata in noi, mentre il primo Gloria scaturisce la purificazione mediante lo Spirito, l’altro momento di Gloria, di contemplazione della santità di Dio proferisce dalla Parola di Dio ascoltata e digerita che produce in noi l’oblazione a Dio.  Poi segue l’intimità con Dio fino alla comunione con il Signore, (consacrazione comunione). 

    Questo schema della liturgia della Parola diciamo bisogna in un certo qual modo seguirlo poiché la nostra preghiera sia ben condotta. Non è che siamo obbligati a questo schema però questo momento ci vuole ricordarci del momento più breve della purificazione per salire al monte del Signore con cuore puro e mani pulite e poi metterci in sintonia tra di noi per lodare Dio, ascoltare la Parola di Dio.

Durante la preghiera è importante non soltanto quello che noi diciamo sotto ispirazione ma quello che il Signore ci va dicendo attraverso i profeti attraverso la profezia attraverso i testi, perché quelle sono le indicazioni di Dio. La nostra preghiera è la reazione, è la risposta alla Parola di Dio ma parte più importante è la Parola di Dio che ci viene consegnata attraverso i testi attraverso i profeti. Ora abbiamo davanti un po’ questi tesori, queste indicazioni per dare un certo ordine alla nostra preghiera e riprendere la nostra preghiera quando c’è un poco di divagazione. Poi noi accusiamo tante volte delle stanchezze e che non seguiamo quello che dice lo Spirito:  “Figlio tu devi andare a pregare?” “Preparati alla preghiera”. Veniamo tante volte non preparati alla preghiera. Quando tu ti metti a tavola ti lavi le mani, ti siedi, prendi il tovagliolo, lo stendi, metti lo distendi poi ecco ti disponi a mangiare. 

Quando tu vai a pregare devi disporti alla preghiera. Te lo dice lo Spirito Santo. “Figlio mio vai a pregare?” “Preparati alla preghiera”. Noi veniamo non preparati, oberati da pensieri, trafelati, con tanti problemi in testa, arruffati da tante e tante cose, ci mettiamo qui Gloria Gloria a Dio…. Non c’è la preparazione psicologica, spirituale, un poco di preparazione ci vuole. E’ bene che questa preparazione viene un po’ nel canto, ma tante volte i cantori cantano per conto proprio e la gente chiacchera come se niente fosse. Non è l’accoglienza che noi facciamo ma la chiacchera che facciamo. Comunque prepararci alla preghiera. C’è un preparazione remota e una preparazione prossima. Il mercoledì è giorno di preghiera, voglio prepararmi, voglio pensare al momento dell’incontro con Dio. Oggi ci ho un incontro con il Presidente della Repubblica, oggi ci ho un incontro con un grande personaggio, bè mi voglio preparare. E così l’incontro con Dio bisogna prepararsi psicologicamente, moralmente. Preparazione remota almeno durante così la mattinata e prossima poi nel pomeriggio. Sto andando alla preghiera, voglio disporre,  voglio mettermi il cuore in pace, non arrivare fino all’ultimo minuto indaffarati in tante altre cose, che preghiera c’è, non si è preparati. Allora è per questo è necessario un po’ di sosta un po’ di purificazione. Questo lo dicevo appunto per dire qualcosa sul ritmo della nostra preghiera, poi affidiamoci allo Spirito, non è uno schema, ma quando dovesse mancare la forza dello Spirito cerchiamo di ricorrere allo schema. Chiediamo allora al Signore di pregare e pregare bene, ogni preghiera è sempre buona, perché in ogni preghiera c’è sempre lo Spirito del Signore che aleggia, c’è sempre il pascolo nella parola di Dio e la preghiera sempre dice qualche qualcosa se uno sta attento, se non sta attento allora la preghiera può anche dire nulla. La preghiera più bella può dire nulla, ma anche la preghiera più sgangherata quando il tuo cuore è disposto a Dio può essere bella davanti a te perché tu puoi carpire anche una sola parola che illumina il tuo cuore che illumina così una verità e che ti mette in contatto intimo e profondo con il Signore.

 

La raccolta dell’elemosina

Nella Santa Messa c’è l’offertorio e poi c’è la raccolta dell’elemosina. Questa raccolta dell’elemosina è un gesto sacro, rientra nella liturgia. San Paolo lo chiama “Tusia”. “Tusia” che è una parola che significa “sacrificio” in onore a Dio, per cui è un gesto sacrificale. Noi prendiamo qualche cosa di nostro e lo diamo a Dio per i poveri, per i bisogni della Chiesa. Vorrei che si conservasse questa sacralità all’elemosina, sia da parte di chi raccoglie sia da parte di chi dà l’elemosina, è una cosa sacra. Quelli che raccolgono l’elemosina la raccolgono con spirito, con vero spirito di amore e vadano così da ognuno per raccogliere lobolo di ognuno e quelli che lo danno lo diano con sincerità di cuore per amore di Dio. Poco o molto non importa, quello che importa invece è il cuore con cui si da, l’attenzione con cui si da a Dio. L’elemosina può essere così ben poca cosa ma vale tanto davanti a Dio se è fatto con grande amore. Questo volevo ricordare perchè ogni nostro gesto nella liturgia ha il suo significato. Alleluia.

 


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