Sovente, al termine di una preparazione intensa dei giovani al sacramento, noi avvertiamo che occorre avere chiarimenti anche su difficoltà che spesso per lui non sono semplici. Ecco alcune domande che ritornano con frequenza:
Qual è la preoccupazione maggiore che
dovrei avere venendo a ricevere il sacramento?
La cosa più importante è che tu capisca che il sacramento è un atto
di fede nella potenza guaritrice di Cristo.
Tu non devi vedere il prete, tu devi scorgere Cristo in lui. Poi
devi sapere bene che il gesto che stai per compiere è una
riparazione di amore. Quando si ama veramente, le cose non costano
più.
Io ho ancora un po’ paura del sacramento,
– cosa devo fare?
Reagisci! Devi fare un po’ di autoumorismo, devi smontarti. Prendi
in mano la catechesi di Cristo sul sacramento del perdono, il cap.
15 di Luca. Davanti a un padre che corre verso il figlio peccatore,
lo abbraccia, lo copre di baci, piange di gioia… puoi ancora avere
paura di inginocchiarti a chiedere perdono?
Io sento dentro di me come la voce della
mia debolezza che mi dice: è inutile, tanto sarà tutto come prima.
Come devo reagire?
Devi reagire con fermezza. Non è assolutamente vero che “sarà tutto
come prima”. Se ricevi il sacramento bene, in te ci sarà la forza
vitale di Cristo che opera, che sostiene, che incoraggia, che
conforta. Il sacramento ben ricevuto lascia un segno. Non è un colpo
di bacchetta magica, tuttavia è una forza misteriosa di Dio, che
scatterà in te al momento giusto, se tu collabori, se tu fai la tua
parte.
Posso attendermi qualcosa di sensibile nel
mio incontro con Cristo nel sacramento?
Non cercare questo. Lascia fare a Dio. Certe volte Dio tocca la tua
sensibilità fino a farti piangere, fino a farti sanguinare. Spesso
invece non senti nulla. Il sacramento è un atto di fede, proprio per
questo non opera (normalmente) nel sensibile. Accettalo con
naturalezza. Sono le tue decisioni che contano, la tua volontà di
combattere unita alla forza di Cristo. E’ la volontà di pregare
molto che conta, di vigilare su te stesso, di usare quei mezzi di
difesa che hai sperimentato essere più efficaci.
Meglio essere breve o lungo nell’accusa?
Meglio andare al nocciolo. Se ti perdi nei particolari rischi di
sfocare l’essenziale. Va’ a quello che ritieni veramente grave e
sorvola sul resto. Tutto è importante, ma se hai il cancro, è il
cancro che preme, non preoccuparti se tra i tuoi mali c’è anche un
dente cariato. Pensa al tuo cancro. Chiedi la guarigione. Sii
schietto sino a sanguinare.
Se sento l’attrazione del male posso dire
che sono pentito?
Dio non ti chiede di essere immune dall’attrazione del male. Dio ti
chiede delle decisioni ferme, concrete, proporzionate. E’ questo che
fa l’ossatura vera del pentimento. Punta lì. Un grande uomo ha
scritto: “Ciò che nell’uomo non è decisione è segatura” (Varillon).
La tua confessione conta in proporzione delle tue decisioni.
Di quali colpe c’è l’obbligo stretto di
confessarsi?
Il vecchio catechismo rispondeva così (e la sua risposta è sempre
valida): “Siamo obbligati a confessarci di tutte le colpe gravi,
non ancora confessate, o confessate male. Giova però confessare
anche i peccati veniali”.Colpe
gravi: in una confessione straordinaria forse è bene che
tralasci ciò che è secondario.
Colpe non ancora confessate:
devi indagare su ciò che non hai mai confessato o per vergogna o per
negligenza. Colpe gravi
confessate male: la regola più semplice è farti aiutare dal
confessore dicendo: “Ho un groviglio per il mio passato, mi aiuti
con qualche domanda”.
Se non sono deciso ad essere schietto
sarebbe meglio non ricevere il sacramento?
Sì, sarebbe meglio non confessarsi. Se non sei deciso alla sincerità
sta’ lontano dal sacramento. Un sacrilegio è veleno, non converte e
non dà forza, toglie le forze!
Il pensiero dei miei sbagli passati mi
toglie la pace; cosa debbo fare?
Apri il Vangelo alla Passione di Cristo e leggi col cuore.
Sprofondati nel dolore di Cristo. Poi apri il Vangelo di Luca al
cap.15, leggi e rileggi. La tenerezza di Dio ti darà pace.
Vivo in un’occasione volontaria di colpa
grave, posso ricevere il sacramento?
No, non puoi. Se vivi volontariamente in un’occasione di colpa grave
è segno che ami quella colpa, è segno che in te non è ancora entrata
l’idea della conversione. Non puoi confessarti, sarebbe una
profanazione al sacramento.
Il mio passato è un caos, cosa dovrei fare
per mettermi a posto?
Fatti aiutare dal sacerdote. Di’ con semplicità che non riesci a
mettere ordine nella tua coscienza, e rispondi con schiettezza alle
sue domande.
In un momento particolare della vita avevo
ricevuto il sacramento in modo eccezionale; poi, credo, sono stato
fedele al Signore fin qui. Cosa dovrei fare questa volta per
ricevere bene il sacramento?
È bene che non ritorni a rivangare il passato. Però poni a te stesso
con chiarezza questa domanda: “Cos’è che da molto tempo il Signore
mi sta chiedendo e che io rifiuto? Sto negando qualcosa a Dio?”.
Basta la confessione delle proprie colpe?
Non è troppo poco?
No, la confessione suppone una conversione. Una conversione suppone
un programma chiaro, concreto, di ripresa. Le tue decisioni devono
essere precise, concrete, proporzionate. Devi anche pensare ad una
riparazione. Un male non riparato è segno di un pentimento
inefficiente, fatto di parole soltanto.
Come impiegare bene il tempo dell’attesa?
Il tempo dell’attesa è prezioso per te e per gli altri, non
sciuparlo! La cosa migliore è sprofondarti nella Parola di Dio.
Leggi e rileggi i racconti della Passione e le pagine più belle del
Vangelo sulla misericordia di Dio:
- prega per chi si sta confessando;
- annota sul tuo quaderno i tuoi impegni;
- scrivi i più bei doni che Dio ti ha fatto.
Sono tutti mezzi che aprono all’amore e ti preservano dalla
dissipazione.
Dopo il sacramento qual è la cosa più
importante da fare?
È custodire la tua gioia. Se hai ricevuto bene il sacramento, avrai
probabilmente una gioia immensa, ti verrà anche il desiderio di
comunicarla agli altri. E’ importante che tu non guasti con la
dissipazione le ore preziose che seguono il sacramento. Prega molto
e fa’ qualche penitenza che ti costi un po’. Programma anche qualche
bella carità. Consacrati alla Madonna.
E’ ora di dirlo e di ripeterlo chiaramente, ripetutamente: non
andate a confessarvi se non siete preparati fino al punto da tremare
e da temere. Il sacramento è un giudizio. Dobbiamo metterci nelle
stesse condizioni di chi sta per attendere il giudizio finale in
punto di morte. Quando le disposizioni sono di vero pentimento e di
sincero dolore, allora viene Gesù e invece di condannarci, ci
assolve. La gioia entra nel cuore. Ma una gioia che viene da un
forte dolore e non dalla incoscienza di coloro che ripetono: Non ho
peccati, non faccio peccati; e pretendono ricevere il sacramento
come se fosse una “benedizione” qualsiasi.
Quei tali sarebbero profanatori del sacramento e non fruitori di
grazie.
Le ragioni per cui si
ragiona così male sono le seguenti:
1. L’oscuramento della coscienza: il peccato non è conosciuto perché
si è molto rozzi spiritualmente. I santi tremavano e volevano
confessarsi ogni giorno con lacrime amare.
2. Il travisamento del pentimento. Non si ha fede né coscienza del
grave male del peccato, anche di quello che erroneamente si chiama
piccolo. Niente è piccolo davanti all’infinita maestà di Dio!
3. La stortura mentale riguardo il perdono. Non ci si rende conto
che ognuno di noi è responsabile di molti mali; che può e deve porre
rimedio.
4. L’abitudine a una pratica sacramentale senza vita dovuta a una
mentalità deviante sugli effetti del sacramento. Il sacramento non è
un atto di magia, ma un gesto divino di infinita misericordia.
Raggiunge il suo effetto solo se trova una volontà umana preparata e
ben disposta al perdono. Molta gente non scende mai nelle profondità
del proprio cuore, ma rimane solo in superficie. Per questo non
riesce a vedere il disastro dei peccato.
L’uomo contemporaneo vive sotto la minaccia dell’eclissi totale
della coscienza! La cultura del nostro tempo aggredisce spesso la
coscienza, la mette a prova, la sconvolge. Si oscura la coscienza e
il senso di Dio. Si vive da grandi incoscienti! Chi non riconosce di
essere peccatore è un grande incosciente.
Nelle nostre chiese c’è un pullulare di incoscienti e di analfabeti
di Dio, anche tra le persone che si credono colte o praticanti.
Sono segni del calo
del senso di Dio e dell’analfabetismo religioso:
- La mancanza di libri seri su Dio nelle comuni librerie.
- La corsa alle superstizioni (indovini, oroscopi, magie … ). Che
vergogna! Non si segue la rivelazione di Dio e si cerca
l’irrazionale! Ateismo idiota, direbbe Frossard. Egli prosegue
dicendo: “L’ateo idiota è un caso che conosco bene, è il mio caso,
l’ho vissuto nella mia giovinezza, ne ho conservato un ricordo
abbastanza preciso per descriverlo. L’ateo idiota si riconosce a
prima vista. Egli non pone domande, per cui è ben difficile
rispondergli. E’ un ateo tranquillo che ha rinunziato a risolvere il
lancinante enigma del mondo. E di atei idioti è tutta piena la
terra.”
Se scade il senso di Dio, scade paurosamente la voce della
coscienza.
In questi decenni abbiamo assistito al crollo di tanti valori.
L’anestesia della coscienza si è diffusa paurosamente. Abbiamo
assistito, per esempio, al crollo dell’onestà pubblica e della
sincerità politica. Casi clamorosi hanno toccato tanti uomini
politici che erano circondati da stima universale. Si è rotta la
compagine familiare. Una mentalità da sfacelo ha aggredito la
famiglia da ogni parte. L’ anestesia della coscienza ha fatto
crollare tante famiglie. Droga e alcoolismo; la droga è sommersa
dall’alcoolismo. In dieci anni, centomila morti per alcool. Il
trenta per cento dei ricoveri in ospedale è connesso con l’abuso di
alcool. Negli Stati Uniti d’America, gli alcolizzati sono dodici
milioni; metà sono donne.
Abbiamo assistito al crollo operato dalla violenza: terrorismo,
sequestri, piaga sociale che pare non si arresti più. Abbiamo
assistito al crollo del rispetto della vita: aborto, eutanasia. E
ora anche l’eugenetica minaccia la nostra civiltà.
Se non credessimo all’onnipotenza dello Spirito Santo, il pessimismo
ci paralizzerebbe. Chi ha fede non può essere pessimista. C’è una
confusione paurosa sul problema del bene e del male. La coscienza
non parla più a tanta gente. L’uomo che ha imparato a far tacere la
coscienza è capace di ogni delitto. Il grosso problema di oggi è
ostinarsi a chiudere gli occhi di fronte al male.
Primo frutto della coscienza è chiamare il bene e il male con il
loro vero nome.
“Bada che la luce che è in te non si spenga. Quanto sarebbe
grande la tua tenebra!” (Lc 11, 35).
C’E’ UN GRANDE MEZZO DI SALVEZZA: IL SACRAMENTO DEL PERDONO!
Don Andrea Gasparino